“Un’accusa pesantissima che colpisce al cuore la magistratura”. Dopo gli attacchi fatti filtrare dalle fonti di Palazzo Chigi e da quelle del ministero della Giustizia per difendere la ministra Daniela Santanché e il sottosegretario Andrea Delmastro dai loro guai giudiziari, a intervenire è stato il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia. “Non è più l’Anm a essere accusata di interferenza, ma la magistratura nell’esercizio delle sue funzioni“, ha detto nel suo intervento davanti al comitato direttivo. Uno scontro, quello aperto dal governo e da via Arenula, con toni e modalità dal sapore berlusconiano e che è esploso proprio mentre le vicende giudiziarie dei due esponenti dell’esecutivo erano al centro delle discussioni politiche. Le fonti del governo hanno infatti sostenuto che “una parte della magistratura” “svolge un ruolo attivo di opposizione” e, addirittura, “vuole fare campagna elettorale per le Europee”. Un’offensiva che ha già provocato le reazioni dei leader di M5s e Pd, mentre oggi a parlare è stato il presidente dell’Associazione delle toghe che lancia un allarme di fronte all’atteggiamento “muscolare” del governo: “Un attacco pesantissimo ancora più insidioso perché riferito a fonti anonime”, ha detto. Si tratta di “critiche pesantissime” il tema è “la legittimazione della magistratura”. Santalucia ha poi ribadito che non sono loro a volere lo strappo, ma “tacere vorrebbe dire arretrare”. Quello con la politica “è uno scontro che stiamo subendo e che si è innalzato senza che noi si sia fatto nulla”. Quindi ha risposto direttamente al sottosegretario alla presidente del Consiglio Alfredo Mantovano che ieri ha attaccato la magistratura da un convegno a Bari: “Stimatissimo e stimabilissimo ex collega, parla di interferenze del giudiziario nella politica. Non ho ben compreso a cosa faccia riferimento, se il riferimento è ad un’indagine nei confronti di un ministro e ad un ordine di formulazione dell’imputazione, in quelle parole non rinvengo traccia di razionalità istituzionale”. Silenzio dalla maggioranza, intanto Italia viva corre a difendere il governo e attacca la magistratura: “Come sempre devono dire la loro”, ha dichiarato Paita.

L’Associazione magistrati: “Tacere vorrebbe dire arretrare di fronte a una politica muscolare” – Santalucia, davanti al comitato direttivo, ha ricostruito la cronologia degli attacchi degli ultimi giorni. “Dopo l’indagine sulla ministra Santanché e dopo la notizia che un gip ha esercitato una prerogativa del codice” per ordinare l’imputazione di Delmastro “è stata una nota di Palazzo Chigi di non meglio precisate fonti governative che ha accusato una parte della magistratura di schierarsi faziosamente nello scontro politico“. Questo, ha detto Santalucia, è “un’accusa pesantissima che colpisce al cuore la magistratura, una critica che nega in sé l’esistenza della magistratura”. E su questo, ha continuato, “avremmo gradito una smentita. E invece l’indomani due note di fonti ministeriali, con paternità dell’ufficio stampa del ministero della Giustizia sono intervenuti sugli stessi fatti”. Un attacco frontale che mette in dubbio indipendenza e autonomia degli stessi magistrati. E per questo, ha detto ancora Santalucia, l’Anm sente l’urgenza di prendere posizione: “La magistratura non ha alcuna voglia di alimentare lo scontro, ma quando il livello dello scontro si alza, il nostro silenzio sarebbe l’impacciato mutismo di chi non sa reagire con fermezza a una politica muscolare rivolta a un’istituzione di garanzia. Sarebbe un arretramento e noi non arretriamo quando si tratta di difendere i valori della Costituzione”. Un clima di tensione e scontro aperto che apre dubbi anche sulle reali intenzioni dell’esecutivo per quanto riguarda le riforme: “Il sospetto è che la separazione delle carriere e le riforme costituzionali vengano sbandierate non perché si crede che servano a un miglioramento dell’attuale sistema” ma come “una misura di punizione nei confronti della magistratura“, ha chiuso Santalucia che chiede con “umiltà” al governo e alla maggioranza “di cambiare passo: non si può andare a una riforma costituzionale con questo passo, come risposta reattiva a un provvedimento fisiologico di un giudice che non piace perché colpisce qualcuno che è al governo”.

Alle accuse di Chigi, si sono unite quelle di via Arenula. E proprio su quelle si è soffermato Santalucia. “Il ministero della Giustizia dovrebbe far il contrario” di quanto avvenuto sul caso della ministra Santanché: “non manifestare sconcerto”, e unirsi “alle voci di delegittimazione, diffondendo nell’opinione pubblica l’idea che la magistratura stia andando oltre le funzioni che non sono proprie”. Ma “avendo poteri ispettivi, doveva attivarsi immediatamente, chiedendo all’ufficio giudiziario cosa è successo“. “Dal ministro mi sarei aspettato un’indagine immediata, e se non è successo niente, intervenire per eliminare ogni sospetto”, altrimenti esercitare le sue prerogative. Ma non solo, il ministro della Giustizia ha fatto uscire la sua posizione tramite fonti del dicastero e sollecitato di procedere rapidamente con la riforma della Giustizia. “E’ la seconda volta in un mese che ci troviamo a difendere un giudice e non le toghe rosse delle procure”, ha detto ancora Santalucia. “E questo è un elemento di preoccupazione”. Per il presidente Anm la nota di ieri del ministero della Giustizia in cui “si stigmatizza come abnormità il potere di controllo del giudice sul pm”. “Questo ci allarma: non si può consegnare all’opinione pubblica l’idea che il magistrato abbia esercitato in maniera anomala un potere-dovere, che è garanzia di legalità” ed espressione “del principio costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale”.

Le reazioni della politica: Italia viva subito schierata contro i magistrati – Dopo le proteste dei giorni scorsi di Pd e M5s in difesa della magistratura, oggi a correre a schierarsi con il governo è stata Italia viva. E lo ha fatto tramite la coordinatrice nazionale e capogruppo al Senato Raffaella Paita: “Come sempre, Giuseppe Santalucia, presidente dell’Anm, sente il bisogno di dire la sua” , ha dichiarato. “Una riforma della giustizia in senso garantista non dovrebbe preoccupare la magistratura e infatti non preoccupa i magistrati seri, che sono la maggioranza e svolgono il proprio lavoro, vale a dire applicare la legge. Noi sosteniamo l’azione del ministro Nordio: ci auguriamo piuttosto che il governo appoggi il suo ministro e lo lasci davvero lavorare e senza annacquare la riforma. Perché il timore in questo senso c’è. D’altronde Fdi è un partito che ha fatto del giustizialismo una sua connotazione. Se Meloni e i suoi hanno cambiato idea, ben venga“. In difesa delle toghe, è tornato a parlare il Pd. “Come ai vecchi tempi di Silvio Berlusconi”, ha scritto l’esponente della segreteria Sandro Ruotolo in una nota. “La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni segue le orme del fondatore di Forza Italia. Lei, erede di quel Msi schierato contro la mafia e dalla parte dei magistrati. Oggi li delegittima come fece Berlusconi. Lei, con la Santanché, con il presidente La Russa, il ministro Nordio, il sottosegretario Delmastro insieme contro i poteri dello Stato”. Poco dopo è intervenuto anche il leader M5s Giuseppe Conte, che è tornato a parlare di “preoccupazione” rispetto agli “attacchi di una presidente del Consiglio che si nasconde dietro le ‘fonti di Palazzo Chigi'”. Proteste anche dai capigruppo dem Chiara Braga e Francesco Boccia che hanno diffuso una nota congiunta per rispondere alle accuse di “magistratura politicizzata” di Maurizio Gasparri: “”Dopo le fonti di Palazzo Chigi, le dichiarazioni di autorevoli esponenti della destra, oggi tocca al vice presidente del Senato, forse memore del suo passato, riaprire la guerra contro la magistratura, con parole davvero gravi. Ma Gasparri sa bene che la magistratura agisce secondo le regole della nostra Costituzione. Quello che colpisce casomai, è che questa destra continua a dimostrare una evidente allergia alle regole della vita democratica e all’equilibrio dei poteri”.

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