Palazzo Chigi apre uno scontro con la magistratura dal sapore di berlusconismo per difendere la ministra del Turismo Daniela Santanchè e il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro dai loro guai giudiziari. Facendo filtrare l’attacco con frasi attribuite a non meglio precisate “fonti”, la premier Giorgia Meloni e il suo entourage definiscono parte della magistratura come un fronte dell’opposizione, accusando le toghe addirittura di voler interferire nella campagna elettorale per le Europee 2024. L’offensiva destinata a surriscaldare il clima politico, fa insorgere la segretaria del Pd Elly Schlein che parla di “toni intimidatori” usati tra l’altro per difendere “due pagine davvero inquietanti” della cronaca politica, finendo per alimentare “un pericoloso scontro tra poteri”. Quindi la sfida alla presidente del Consiglio: “Esca dal suo silenzio e si assuma le sue responsabilità”.

Gli attacchi del governo – Nella velina diffusa da Chigi si citano le notizie che nelle ultime 48 ore hanno riguardato membri del governo: l’indagine nei confronti di Santanché, confermata dalla Procura di Milano, e la decisione del gip di Roma che ha disposto l’imputazione coatta per Delmastro, indagato per rivelazione di segreto d’ufficio in relazione al caso Cospito, nonostante la richiesta di archiviazione dell’accusa. In un processo “non è consueto che la parte pubblica chieda l’archiviazione” e il gip invece “imponga che si avvii il giudizio”, sostiene il governo a proposito del sottosegretario, dimostrando poca dimestichezza con le aule di giustizia (i casi di imputazione coatta sono frequentissimi). Mentre per quanto riguarda Santanchè, indagata per falso in bilancio e bancarotta, “in un procedimento in cui gli atti sono segretati è fuori legge che si apprenda di essere indagati dai giornali, curiosamente” nel giorno dell’informativa in Parlamento, “dopo aver chiesto informazioni all’autorità giudiziaria”. “Quando questo interessa due esponenti del governo”, è la conclusione, “lecito domandarsi se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione” e “abbia deciso così di inaugurare anzitempo la campagna elettorale per le elezioni europee”, attaccano ancora dalla sede del governo.

Le falsità sulla ministra – Anche su Santanché, però, le falsità sono molteplici. Innanzitutto gli atti dell’indagine, per legge, non sono più segretati da febbraio, cioè da quando è scaduto il termine massimo di tre mesi in cui è possibile mantenere riservata l’iscrizione, anche di fronte a una richiesta formale dell’interessato. Per “scoprire” dell’esistenza del fascicolo, quindi, sarebbe bastato fare un accesso in Procura negli ultimi cinque mesi (mentre gli avvocati della ministra, evidentemente, l’hanno fatto prima). La notizia che Santanché fosse indagata, in ogni caso, era stata data già il 3 novembre in contemporanea da quattro quotidiani: il Fatto, il Corriere, il Giornale e Verità e affari. Come l’hanno scoperto? Non grazie a una fuga di notizie, ma leggendo gli atti della procedura pubblica di liquidazione giudiziale aperta dai pm nei confronti della società Visibilia. Tra le carte, infatti, c’era un’annotazione della Guardia di finanza che ipotizzava i reati di falso in bilancio e false comunicazioni sociali a carico degli amministratori, tra cui Santanché. Il 5 luglio, giorno dell’informativa in Parlamento, la notizia è stata semplicemente “ripresa” in prima pagina da Domani, circostanza sfruttata dalla ministra per accusare la stampa di averle teso un'”imboscata”.

Schlein: “Toni intimidatori”. Conte: “Vergognoso attacco” – Contro la nota si scagliano all’unisono le opposizioni. “Quella del sottosegretario Delmastro e della ministra Santanchè stanno ormai diventando due pagine davvero inquietanti della cronaca politica italiana. Ed è assolutamente inaccettabile in un sistema democratico che, anziché rispondere alle gravi accuse nel merito, Palazzo Chigi alimenti un pericoloso scontro tra poteri dello Stato diffondendo una nota con toni intimidatori nei confronti della magistratura”, la reazione di Schlein, che ritiene “a questo punto inevitabile che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni esca dal suo silenzio e si assuma le sue responsabilità”. Duro anche il presidente del M5s Giuseppe Conte: “Da palazzo Chigi, senza metterci la faccia, Meloni fa trapelare una nota con un vergognoso attacco alla magistratura. Un attacco gravissimo e sconclusionato per gridare a complotti, nascondere gli insuccessi di questi nove mesi ed evitare di prendere posizioni politiche a tutela dell’etica pubblica e delle istituzioni. Il presidente Meloni porti rispetto alle istituzioni e agli italiani, se non ne ha per la sua coerenza”, scrive sui social.

Anche Costa contro Meloni: “Fesseria senza fondamento” – Ma l’iniziativa del governo non piace nemmeno a uno che in tema di giustizia di solito se la intende col centrodestra: il deputato di Azione Enrico Costa, noto per le sue posizioni iper-garantiste. “Se palazzo Chigi ha elementi per sostenere che determinate iniziative giudiziarie o la fuoriuscita di notizie riservate siano poste in essere da una parte della magistratura con finalità “politiche”, deve essere conseguente e formalizzare una denuncia. Perché fatti così gravi non possono restare confinati in una dichiarazione “anonima” di non meglio precisate “fonti”. Diversamente la loro è un’infondata fesseria senza fondamento”. Mentre a difendere la posizione di Chigi interviene in tv il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, leader di Forza Italia: “A qualcuno dà fastidio che si possa fare una riforma della giustizia“, dice a Controcorrente su Rete 4, attaccando la “magistratura politicizzata”.

Albamonte: “Insofferenza al controllo della magistratura, come B. e Renzi” – Dal mondo delle toghe la prima reazione ad arrivare è quella del pm romano Eugenio Albamonte, segretario di Area, la maggiore corrente progressista: “Ogni volta che cambiano i governi e le maggioranze, anche nuove formazioni politiche che mai sono state al governo e che anzi dall’opposizione hanno mantenuto una posizione fermamente legalitaria, quando poi vengono convolti in accertamenti peraltro del tutto preliminari rispetto a fatti che se dimostrati avrebbero una loro serietà, reagiscono con la solita insofferenza al controllo della magistratura. Nuovi governi ma vecchie abitudini”, attacca. Ricordando che “oltre al tema della giustizia a orologeria, anche quello della magistratura che si rende opposizione è un vecchio cavallo di battaglia che utilizzavano Berlusconi e Renzi. Da una parte è un attacco pesante alla magistratura, dall’altro è come lanciare il sasso e nascondere la mano”, sottolinea, in riferimento alla natura “anonima” della nota di Chigi. “Forse c’è un po’ di vergogna a brandire a viso aperto vecchi stilemi che hanno dimostrato di essere assolutamente inadeguati”.

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