Un intreccio tra mafia, politica e massoneria deviata. La Cassazione mette un punto fermo dopo l’operazione Halycon-Assedio, scattata fra il luglio e l’agosto del 2019. Un’inchiesta che ha provocato roventi polemiche anche all’interno del Grande oriente d’Italia, la principale obbedienza del Paese. Sei condanne diventano definitive, per altri 4 imputati sarà necessario un secondo processo di appello.

I giudici hanno annullato la condanna a otto anni per Lucio Lutri, funzionario regionale ed ex maestro venerabile della loggia “Pensiero e Azione” di Palermo: era accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Condanna annullata anche per Angelo Lauria, 49 anni, farmacista di Licata, in provincia di Agrigento: entrambi sono stati adesso scarcerati. Sono state annullate soltanto relativamente alla quantificazione della pena le condanne anche per Raimondo Semprevivo, presunto braccio destro del boss Angelo Occhipinti, e Giuseppe Puleri, ritenuto membro della famiglia mafiosa di Campobello di Licata: la pena andrà ricalcolata tenendo conto delle attenuanti generiche.

Diventano, invece, definitive 6 condanne: 20 anni e 4 mesi ad Angelo Occhipinti, ritenuto il nuovo boss di Licata, 8 anni a Vito Lauria, massone che era al vertice della loggia “Arnaldo da Brescia” di Licata, figlio di Giovanni, considerato il boss del paese. Sentenza definitiva anche per Angelo Graci, che ha preso 2 anni e 6 mesi di reclusione per favoreggiamento personale aggravato. La Suprema corte ha messo il bollo anche sulle condanne a 8 anni e 10 mesi di reclusione per Giovanni Mugnos, ritenuto “l’alter ego” del boss Giovanni Lauria: Prende 2 anni e 4 mesi, invece, Marco Massaro, accusato di favoreggiamento aggravato per avere rivelato a Mugnos dell’esistenza di microspie all’interno della sua auto. Nell’inchiesta era rimasto coinvolto anche l’ex consigliere di Licata, Giuseppe Scozzari, condannato e arrestato alcune settimane fa in seguito alla condanna definitiva a 5 anni per scambio elettorale politico mafioso.

Quand’era scoppiata l’inchiesta alcuni esponenti della loggia “Giordano Bruno” di Termini Imerese avevano annunciato di voler abbandonare il Grande Oriente. Avevano chiesto lo scioglimento della loggia di Licata, ma dal Goi era arrivato un rifiuto. Il gran maestro Stefano Bisi ha spiegato al ilfattoquotidiano.it di aver preferito cancellare gli imputati dagli elenchi: “Le infiltrazioni mafiose possono esserci in qualunque organizzazione pubblica e privata, da Aosta a Palermo. Le persone in questione erano già sospese a tempo indeterminato, provvedimento in capo al Gran maestro. Dopo le condanne in appello abbiamo provveduto al depennamento“.

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