Dopo i riflettori puntati dalla procura sull’utilizzo dell’auto blu da parte di Gianfranco Miccichè, l’inchiesta sullo spaccio di cocaina nella “Palermo bene” si allarga. Come riporta Repubblica, infatti, un autista dell’Assemblea regionale siciliana – assegnato al deputato del Pd Nello Dipasquale – ha chiesto di parlare con i pm dopo aver riconosciuto, in una foto pubblicata sui giornali, l’auto che lo stesso ha guidato il 9 febbraio fino a Villa Zito, noto ristorante palermitano gestito da Mario Di Ferro, arrestato nei giorni scorsi.

L’uomo ha raccontato di avere accompagnato intorno alle 22 Giancarlo Migliorisi, all’epoca nella segreteria tecnica del presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana Gaetano Galvagno. Secondo quanto ricostruito dall’accusa, Migliorisi in quell’occasione avrebbe acquistato tre dosi di cocaina per poi tornare subito a Palazzo dei Normanni dove era in corso una lunga seduta dedicata all’approvazione della legge finanziaria. L’autista ha affermato di avere eseguito le disposizioni che gli erano state date. Da chi, al momento, non è noto. Intanto però il deputato Dipasquale, sempre a Repubblica, assicura di non sono stato lui ad autorizzarlo, non avendone neppure il potere.

Così l’attenzione della procura di Palermo si concentra sull’Ars. Martedì i magistrati hanno inviato gli uomini della Guardia di Finanza all’Assemblea Regionale Siciliana per acquisire il regolamento che disciplina l’uso dell’auto concessa a Miccichè in quanto ex presidente dell’Ars. L’acquisizione nasce dall’esigenza di accertare la legittimità dell’utilizzo del veicolo col quale, secondo gli inquirenti, l’ex senatore di Forza Italia si è recato più volte a Villa Zito per acquistare dosi di cocaina dal gestore, Mario Di Ferro. Se la macchina fosse stata assegnata al politico senza limitazioni non si prefigurerebbe a suo carico alcun reato. In caso contrario Miccichè, che non è indagato per il presunto acquisto della droga, rischierebbe un’indagine per peculato.

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