Arrivano in questi giorni notizie interessanti sulla situazione degli impianti nucleari nel mondo. Il 4 luglio, la Iaea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica delle Nazioni Unite, ha approvato il piano del governo giapponese di scaricare in mare la grande quantità di acqua contaminata accumulata nei pressi degli impianti nucleari di Fukushima dopo l’incidente del 2011. Lo stesso giorno è arrivata una comunicazione dell’Iaea sulla centrale di Zaporizhzhya in Ucraina, dove si parla di “situazione precaria” dovuta alla perdita dell’ultima connessione dell’impianto con la rete elettrica. In precedenti comunicati, la Iaea parlava di “situazione potenzialmente pericolosa” e apparentemente le cose non stanno migliorando, specialmente tenendo conto che la centrale è in piena zona di guerra.

Insomma, un momento difficile, ma vediamo di fare il punto sulla situazione. Partiamo da Fukushima, dove ci sono serbatoi che contengono centinaia di migliaia di tonnellate di acqua contaminata da sostanze radioattive dal tempo dell’incidente. Oggi, l’acqua è stata purificata e la si ritiene abbastanza sicura da poterla scaricare in mare. Ovviamente, non tutti sono d’accordo con questa idea, dato che l’acqua contiene ancora un isotopo radioattivo dell’idrogeno chiamato “trizio” che non è chimicamente distinguibile dall’idrogeno normale.

D’altra parte, non è che quest’acqua sarà scaricata tutta insieme. Ci vorranno almeno quaranta anni per svuotare i serbatoi! Diciamo che a Fukushima si avanza lentamente verso il recupero e la bonifica dell’area, sia pure a costi altissimi. Si parla di valori di centinaia di miliardi di euro se mai si arriverà alla decontaminazione totale, molto di più del costo iniziale dell’impianto.

Quasi all’opposto del continente eurasiatico, siamo di fronte al caso della centrale di Zaporizhzhya, in Ucraina, attualmente sotto il controllo delle forze russe. E’ una delle centrali nucleari più grandi al mondo, ed è al momento a rischio per varie ragioni. La prima è la distruzione della diga che manteneva pieno il bacino dal quale la centrale prendeva l’acqua di raffreddamento. Al momento, il bacino è quasi vuoto e, se la centrale perde completamente il raffreddamento, si rischia un “meltdown” simile a quello che è successo a Fukushima. Tuttavia, la centrale ha ancora acqua a disposizione e tutti i reattori sono stati messi recentemente in “cold shutdown,” ovvero sono stati raffreddati a temperatura vicina a quella ambiente. Se la situazione rimane sotto controllo, non ci dovrebbero essere rischi immediati.

Il vero problema è che la centrale si trova in zona di guerra con il rischio di un attacco diretto o un sabotaggio, o anche semplicemente che la centrale sia abbandonata a se stessa. C’è solo un esempio di qualcosa del genere nella storia, quando nel 1981 un attacco areo israeliano distrusse l’impianto nucleare “Osirak” in Iraq. Ma l’impianto era in costruzione e non c’erano materiali radioattivi. Non è mai successo che un impianto nucleare operativo sia stato bombardato e nessuno sa cosa esattamente potrebbe succedere.

Come dicevo in un mio post precedente, non fasciamoci la testa: per il momento non sta succedendo niente di grave. Ma teniamo anche conto che non c’è limite alla follia umana.

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