Quando è al lavoro lotta contro l’inflazione, una vera emergenza in Slovacchia, quando è fuori la sua battaglia si sposta spesso in tribunale, dove deve difendersi dalle accuse di corruzione quando era ministro delle Finanze del suo Paese. Il caso di Peter Kažimír, governatore della Banca centrale slovacca, fa tremare non solo l’istituto nazionale, ma anche la Bce, dato che, visto il ruolo che ricopre, è anche membro ex oficio del board della Banca centrale Europea.

La sua posizione l’ha chiarita anche lunedì, scrive il Sole 24 Ore, rivolgendosi al giudice della Corte di giustizia nel primo giorno del processo in appello che lo vede sul banco degli imputati: “Non patteggio perché sono innocente“. I giudici, almeno quelli di primo grado, dicono il contrario: il banchiere ed ex ministro è stato infatti condannato ad aprile per aver pagato una tangente da 48mila euro quando era ministro delle Finanze nel precedente governo, tra il 2012 e il 2019, a un funzionario dell’Agenzia delle Entrate per velocizzare i rimborsi Iva di alcune imprese. Una mossa che gli è costata una sentenza che prevede il pagamento di una maxi-multa da 100mila euro o, in alternativa, due anni di carcere.

Il suo non è semplicemente un caso nazionale, come detto, ma rischia di mettere in imbarazzo anche le istituzioni europee. Ne va infatti del buon nome della Banca Centrale slovacca ma anche di quella con sede a Francoforte, dato che la strategia da sempre adottata è quella della difesa a oltranza dell’indipendenza dei banchieri del Sistema europeo delle banche centrali (Sebc). L’avvocato difensore di Kažimír sostiene infatti che la procedura contro il governatore sia “illegale” e che l’obiettivo vero delle accuse di corruzione sia quello di “rimuoverlo dall’incarico”.

Le regole del Sebc salvaguardano l’indipendenza dei banchieri centrali. Non impedisce, ovviamente, l’incriminazione dei membri del Consiglio direttivo, ma cerca di proteggerli da pressioni politiche. Secondo lo Statuto Sebc, la rimozione e il licenziamento di un governatore è giustificata “solo in presenza di una sentenza definitiva e non appellabile” di un tribunale indipendente che dichiari una grave condotta legata ai doveri professionali del funzionario di alto livello della Bce e che rientri nell’ambito di applicazione delle regole di integrità e condotta della Bce.

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