Niente da fare. Nonostante le polemiche degli scorsi giorni, nello schema del nuovo contratto di servizio appena approvato dal Consiglio d’amministrazione Rai rimane fuori la “valorizzazione e promozione del giornalismo d’inchiesta“. Confermata, pertanto, l’eliminazione dell’articolo 25 del testo vigente. Arriva solamente un “impegno” dell’Amministratore delegato Sergio messo a verbale durante la riunione del Cda. “Solo questo?”, chiede il presidente della Federazione nazionale della stampa Vittorio di Trapani.

Un caso esploso meno di una settimana fa quando il conduttore di Report Sigfrido Ranucci, in quei giorni già nel mirino della maggioranza per la puntata della trasmissione che ha raccontato le vicende delle società di Daniela Santanchè, ha fatto presente che il contratto di servizio arrivato sul tavolo della Rai era “stato privato di una parte che c’era nel vecchio contratto che riguardava la valorizzazione del giornalismo d’inchiesta”, puntando il dito contro il ministro del Made in Italy Adolfo Urso(a capo del dicastero che ha preparato la bozza) , oggetto di un’inchiesta della sua trasmissione televisiva. La Rai, in quell’occasione, aveva replicato con un comunicato parlando di “notizie prive di fondamento”, sostenendo, senza ulteriormente chiarire, che di giornalismo di inchiesta si parla all’interno del più vasto capitolo dedicato all’informazione e che in ogni caso l’impegno della Rai è confermato dai palinsesti stessi. Poi è calato il silenzio, fino alla mattina di lunedì 3 luglio.

Quanto accaduto viene spiegato dalla consigliera Francesca Bria. “Nonostante la dichiarazione di impegno fornita dall’Ad in Cda, nella bozza di contratto l’azienda non si impegna a ‘valorizzare e promuovere la propria tradizione giornalistica di inchiesta’. È vitale reintrodurre questo obbligo – ha aggiunto – in quanto il lavoro giornalistico d’inchiesta di alta qualità che sfida e monitora gli interessi dei potenti va tutelato in quanto funzione essenziale del servizio pubblico. Invece di reinserire la valorizzazione del giornalismo di inchiesta si è invece sentita la discutibile urgenza di ‘contribuire alla promozione della natalità e della genitorialità‘”. Una bozza di contratto di servizio definita della stessa Bria carente di “ambizione, visione e volontà di cambiamento”. “Prima del cda – ha aggiunto – insieme al Consigliere Laganà avevano inviato un’articolata richiesta di modifica al testo, purtroppo largamente inascoltata“. Alla fine lo schema di contratto è stato approvato con cinque voti favorevoli: quelli dell’Ad Roberto Sergio, della presidente Marinella Soldi e dei consiglieri Simona Agnes (in quota Forza Italia), Igor De Biasio (in quota Lega) e Alessandro di Majo (in quota M5s). Ha votato contro Riccardo Laganà (consigliere eletto dai dipendenti Rai), mentre Francesca Bria (in quota Pd) si è astenuta.

“Sarà assicurato l’impegno da parte dell’azienda a tutelare e a valorizzare nell’applicazione del contratto di servizio quella che è la grande tradizione del servizio pubblico nel campo del giornalismo di inchiesta”, ha detto l’Ad Rai Roberto Sergio. Subito dopo è il presidente della Federazione nazionale della stampa – già segretario Usigrai – Vittorio di Trapani a criticare quanto avvenuto: “Leggo le agenzie sul Contratto di Servizio Rai dopo il Cda: ma quindi la valorizzazione del giornalismo d’inchiesta è stata reinserita nel testo o stiamo parlando di una dichiarazione di impegno da parte dell’Ad pro tempore?”, scrive su Twitter ricordando che “il Contratto dura cinque anni. Questo Ad solo uno“. Dello stesso parere l’ex presidente del sindacato dei giornalisti: “Nel contratto di servizio Stato Rai conta solo il testo finale, non le dichiarazioni a verbale di dirigenti pro tempore”, ribadisce Beppe Giulietti.

A dare per primo la notizia era stato il membro del Cda Alessandro di Majo che ha apprezzato l’impegno preso da Sergio. “Il fatto che questo punto cruciale sia stato messo a verbale, e che siano state accolte alcune modifiche contenute nel testo inviato giorni fa ai vertici aziendali, è stato certamente un motivo di soddisfazione“, ha detto di Majo affermando, comunque, di essere consapevole “delle non poche carenze che presenta il testo approvato”. Ha votato però favorevolmente perché “l’iter del contratto di servizio – afferma – non si esaurisce qui e che ci saranno ulteriori passaggi, in particolare quello in commissione di vigilanza”. E proprio i membri M5s della commissione di Vigilanza Rai assicurano l’impegno per reinserire la valorizzazione del giornalismo d’inchiesta nel contratto di servizio. “Il passaggio di oggi, se pur formale, è importante per avere una base per l’inserimento di questa tematica nel testo”, ha commentato il capogruppo M5s in Vigilanza, Dario Carotenuto. Sull’argomento è intervenuto anche il presidente del Movimento 5 stelle: “Chi vuole fare la guerra santa al giornalismo d’inchiesta, come abbiamo visto anche da esponenti politici, vada a vivere in Arabia Saudita dove hanno gli amici loro, perché lì i giornalisti scomodi li fanno a fette con le motoseghe – ha detto Giuseppe Conte -. Qui noi rafforziamo e valorizziamo il giornalismo d’inchiesta”. Dalla maggioranza, invece, arrivano dichiarazioni trionfali. Per Francesco Filini, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Vigilanza Rai, l’approvazione è “la conferma che i nuovi vertici fanno segnare un marcato cambio di passo rispetto alla gestione precedente”. “L’aumento nell’offerta autunnale dei programmi di approfondimento con particolare attenzione al giornalismo d’inchiesta – ha aggiunto – mette una pietra tombale su tutte le polemiche e le fake news dei giorni precedenti”. Intanto, però, l’articolo sulla valorizzazione del giornalismo d’inchiesta rimane nel cestino del Cda Rai. E lì rimarrà, a meno di modifiche future.

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