Gennaro Sangiuliano ha deciso di vederci chiaro. Il “caso” del Maxxi, dove la serata inaugurale del programma di incontri estivo si è trasformata in una sagra del turpiloquio facendo scoppiare la polemica, forse non può restare impunito. E quindi il ministro, dopo un primo imbarazzo, ha deciso di agire scrivendo una lettera al presidente del museo, Alessandro Giuli, per chiedere spiegazioni su quanto accaduto.

Già nella giornata di sabato primo luglio, quando è scoppiato il caso, Sangiuliano, interpellato dal Fattoquotidiano.it, sottolineando di non saperne nulla, aveva dichiarato di essere “contro ogni forma di volgarità”. Stesso concetto ripetuto in una nota ufficiale in cui il ministro incalza: “Sono da sempre e categoricamente lontano da manifestazioni sessiste e dal turpiloquio, che giudico sempre e in ogni contesto inammissibili e ancor più in un luogo di cultura e da parte di chi rappresenta le Istituzioni”. “Il rispetto per le donne è una costante della mia vita – aggiunge nella nota – Per me essere conservatori significa avere una sostanza, uno stile e anche un’estetica di comportamento”.

La libertà di pensiero va sempre garantita, specifica ancora, “ma trova il suo limite nel rispetto delle persone”. Così come le forme di espressione “non devono mai ledere la dignità altrui”. Insomma, il ministro si allontana, e non poco, dallo spettacolo sicuramente poco decoroso, fatto di aneddoti sessisti e parolacce, messo in scena in primis da Vittorio Sgarbi, sollecitato da Morgan sotto lo sguardo dello stesso Giuli. Nella nota, però, Sangiuliano coinvolge anche lo stesso direttore e specifica: “Le istituzioni culturali, e so che Alessandro Giuli è d’accordo con me, devono essere aperte e plurali ma lontane da ogni forma di volgarità. Chi le rappresenta deve mantenere un rigore più alto di altri”.

Poco dopo è lo stesso direttore del museo a intervenire per “sottoscrivere completamente e convintamente le osservazioni di Sangiuliano”. Chiedendo “scusa alle dipendenti e ai dipendenti del Maxxi e a tutte le persone che si sono legittimamente sentite offese da una serata che nei presupposti doveva andare su un altro binario”, Alessandro Giuli parlando ai microfoni del Tg1 spiega che “il turpiloquio e il sessismo non possono avere diritto di cittadinanza nel discorso pubblico e in particolare nei luoghi della cultura. Quindi a posteriori non c’è spazio per alcuna considerazione che ricalchi lo schema che abbiamo visto nell’inaugurazione dell’Estate al Maxxi”, ha sottolineato. “Tutto nasceva con presupposti diversi, doveva essere una libera e mite conversazione tra un artista e un sottosegretario”, ha spiegato Giuli. La discussione, però, “ha preso una piega diversa, di fronte alla quale – conclude il direttore del museo – io ho cercato, per quanto mi era possibile, di contenere gli esiti del possibile disagio che poi ne è nato”.

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