Neppure il tempo di finire di esprimere la soddisfazione per i risultati raggiunti che questi stessi risultati hanno iniziato a sgretolarsi sotto i suoi occhi. Al vertice europeo di Bruxelles, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni incassa un nulla di fatto in tema di migrazione, tradita proprio dai paesi ideologicamente più affini alla sua visione politica: Polonia e Ungheria. “Sulle migrazioni siamo riusciti davvero a cambiare punto di vista”, si era sbilanciata la presidente. Ma nella notte, la cena di lavoro dei leader europei che avrebbe dovuto ratificare l’intesa che si era prospettata nel tardo pomeriggio, si è chiusa senza nessun accordo. Al testo delle conclusioni si sono opposte, appunto, Varsavia e Budapest. In mattinata la premier italiana, su invito del presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, ha tentato una trattativa per sbloccare l’impasse sul dossier migranti. La mediazione però è fallita, come conferma la stessa Meloni al termine del vertice Ue: “Ho tentato di mediare fino all’ultimo” con Polonia e Ungheria, spiega. Per poi aggiungere: “Non sono delusa mai da chi difende i propri interessi nazionali. La loro posizione non riguarda la dimensione esterna che è la priorità italiana ed è l’unione modo per affrontare la migrazione mettendo d’accordo tutti“.

“Il ruolo dell’Italia è da protagonista in questo Consiglio europeo. Sono soddisfatta del lavoro fatto”, dice sempre Meloni. Il ministro agli Affari Europei Raffaele Fitto si spinge a parlare di “un grande risultato ottenuto”, ma nei fatti sul tema migranti l’Italia se ne va a mani vuote. Infatti, il Consiglio Europeo si è concluso senza adottare le conclusioni sulla migrazioni, dato che “due Paesi, Polonia e Ungheria, non le hanno sostenuto”, conferma il presidente Charles Michel in conferenza stampa a Bruxelles. E le parole del premier polacco, Mateusz Morawiecki, testimoniano una distanza ad oggi incolmabile: “Non ho riserve nei confronti della mia amica Giorgia e sono soddisfatto del ruolo che ha svolto perché ha sempre cercato di trovare un compromesso” ma “abbiamo convenuto sul fatto di non essere d’accordo” sul tema migranti, mentre “lo siamo su tutto il resto”. E proprio in merito all’accordo, Morawiecki è netto: “Le auguro buona fortuna con questo patto. Non credo sia la soluzione perché non affronta il problema alla radice, ma non commento le prerogative e le valutazioni del governo italiano”. L’intesa raggiunta a Lussemburgo a inizio giugno prevedeva l’obbligo di solidarietà, ovvero il sostegno degli Stati ai Paesi in difficoltà con la disponibilità ai ricollocamenti o in alternativa al pagamento di 20 mila euro per ogni migrante non ricollocato. Già allora però Polonia e Ungheria si erano opposte.

Di fronte al mancato successo sui migranti, la premier Meloni nel punto stampa dopo il vertice Ue si concentra invece sugli argomenti economici: “Non si aggrava la situazione sulla terza rata del Pnrr. Gli spoiler che cercano il minare il nostro lavoro non stanno centrando l’obiettivo. Sulla quarta il lavoro è in corso ed è lungo”, spiega la presidente del Consiglio. Che respinge anche le polemiche sul Mes: “È un tema che non mi viene posto, forse non c’è la stessa attenzione che c’è nel dibattito italiano”. Infine, Meloni elenca le priorità italiane: “Si è discusso di come affrontare il tema della competitività, chiedendo pari condizioni per i Paesi che hanno minor spazio fiscale, vale a dire la flessibilità dell’uso dei fondi esistenti. Oggi nelle proposte della Commissione questo elemento è presente e per l’Italia tra Pnrr e fondi di Coesione vuol dire 300 miliardi di euro che possono essere meglio spesi”, spiega la premier al termine del Consiglio Ue dicendosi ancora “molto soddisfatta” del vertice.

La mediazione fallita – Una prima intesa sulla solidarietà obbligatoria era stata raggiunta a inizio giugno. L’attacco di Varsavia e Budapest era annunciato ma tra i paesi favorevoli si sperava ancora nella possibilità di una ricucitura. Così non è stato. Mateus Morawiecki e Viktor Orban, quando nel tardo pomeriggio di giovedì il vertice è passato al capitolo migrazione, hanno ribadito la loro proposta di emendare le conclusioni del summit. “Il Consiglio europeo conferma che, nel contesto delle misure di solidarietà che sono ugualmente valide, il ricollocamento e il reinsediamento saranno su base volontaria“: questa la posizione dei due Paesi che però, in questo modo, hanno minato alla base il concetto di solidarietà obbligatoria che regge il Patto sui migranti. Un primo scambio, del tutto informale, c’è stato già ieri tra Meloni, Morawiecki e Viktor Orban, ma ben prima che si parlasse di migranti. La trincea polacco-ungherese ha portato allo stallo l’intero vertice allungando la discussione sui migranti fino a tarda notte. E innescando una girandola di bilaterali finalizzata a smussare le posizioni dei leader sovranisti. Che però non ha centrato l’obiettivo.

Le conclusioni di Michel – La parte relativa alla migrazione non è stata adottata dal Consiglio europeo come conclusioni ma espressa nelle conclusioni del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. “L’Unione europea – si legge nella dichiarazione – rimane impegnata a rompere il modello di business dei trafficanti e delle reti di trafficanti, compresa la strumentalizzazione, e ad affrontare le cause profonde della migrazione irregolare in modo da affrontare meglio i flussi di migranti ed evitare che le persone intraprendano viaggi così pericolosi”. “La presidenza del Consiglio e la Commissione hanno informato il Consiglio europeo dei costanti progressi compiuti nell’attuazione delle sue conclusioni del 9 febbraio 2023, con particolare attenzione agli aspetti esterni della migrazione e ai relativi meccanismi di finanziamento”. “La Commissione continuerà a lavorare sugli elementi contenuti nella sua lettera, compresa la mobilitazione dei finanziamenti dell’Ue esistenti a sostegno della protezione temporanea”: quest’ultima proposizione è stata aggiunta rispetto all’ultima bozza di conclusioni circolata.

“È stato osservato che la Polonia e l’Ungheria hanno dichiarato che, nel contesto dei lavori in corso sul patto sulla migrazione e l’asilo, in linea con le precedenti conclusioni del Consiglio europeo di dicembre 2016, giugno 2018 e giugno 2019, è necessario trovare il consenso su un’efficace politica in materia di migrazione e asilo, che, nel contesto delle misure di solidarietà, la ricollocazione e il reinsediamento dovrebbero essere su base volontaria e che tutte le forme di solidarietà dovrebbero essere considerate ugualmente valide e non fungere da potenziale fattore di attrazione per la migrazione irregolare”, si legge ancora nelle conclusioni del Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, sulla dimensione esterna della migrazione.

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