Non hanno letto la prima parte dell’ordine del giorno“. Ne è sicuro il deputato dem Arturo Scotto, che ieri in Aula ha presentato un ordine del giorno del Pd, apparentemente innocuo, ma rivelatosi poi una trappola per la maggioranza del governo che l’ha approvato. Il testo, nella sua prima parte, stigmatizzava l’operato della ministra del Turismo Daniela Santanchè, sulla base delle inchieste del Fatto Quotidiano e di Report. Ma i parlamentari del centrodestra hanno bellamente ignorato la premessa, dove peraltro era citata esplicitamente anche la società della ministra, Visibilia, e hanno votato quasi tutti a favore: di fatto, come afferma Scotto, hanno sfiduciato Santanchè.

Intervistato da Lanfranco Palazzolo per Radio Radicale, Scotto spiega la genesi del pasticcio, che si è rivelato un boomerang per il governo Meloni: “Francamente non mi aspettavo proprio che il governo ci cascasse, ero sicuro che avrebbe bocciato il nostro ordine del giorno. Nel testo partivamo dal caso Santanchè per chiedere all’esecutivo di sanzionare chi aveva commesso quel tipo di abusi sulla cassa integrazione per il Covid 19 – continua – di rafforzare i controlli, di vigilare sui comportamenti, di recuperare l’illecito maltolto. È finita che il governo ci ha detto di sì. La mia sensazione è non hanno letto la prima parte dell’ordine del giorno, dove erano menzionate Santanchè e la sua società”.

E aggiunge: “Ogni ordine del giorno viene reso ammissibile dagli uffici della Camera, poi passa al vaglio del governo che l’approva, lo boccia o lo riformula. In questo caso, il governo, rappresentato dal viceministro del Lavoro Maria Teresa Bellucci (di Fratelli d’Italia, cioè dello stesso partito di Santanchè, ndr) ha dato parere favorevole secco. Quando abbiamo ricevuto l’ok, io stesso mi sono alzato e sono intevenuto, dicendo: “Spero che tutti abbiano capito cosa stanno votando”. Nessuno ha battuto ciglio”.

Il parlamentare prosegue: “Dopo il voto, si sono accorti di cosa avevano votato e sono passati al contrattacco, “spoliticizzando” il senso dell’ordine del giorno. Addirittura oggi è intervenuta la presidente del Consiglio Meloni, la quale ha detto che non c’è nessun valore politico nel parere favorevole di questo ordine del giorno. E invece ha un valore politico, perché, volontariamente o meno, la maggioranza ha lanciato un alert a Daniela Santanchè, che il 5 luglio dovrà venire in Aula a spiegare. Ho l’impressione che la maggioranza di governo si stiano preparando a una ritirata strategica e a scaricare Santanchè“.

Scotto ricorda l’importanza degli ordini del giorno in un Parlamento “commissariato dalle martellanti decretazioni d’urgenza”: “Siamo arrivati a 4 decreti d’urgenza al mese, quindi nei fatti l’attività emendativa è consegnata solo alle commissioni, perché l’Aula non interviene più. Quello degli ordini del giorno, allora, diventa un passaggio topico. Giorgia Meloni? È arrivata al governo in maniera abbastanza rocambolesca senza avere un gruppo dirigente attorno e senza avere una cultura di governo di riferimento radicata – sottolinea – È leader di un partito che in pochi anni è passato da percentuali da prefisso telefonico a principale forza del paese. Dentro questa sua lunga marcia verso il governo, non ha avuto il tempo, la forza, e forse neanche la volontà di costruire una classe dirigente, perché è sempre vissuta su questa scia di propaganda“.

E conclude: “L’intervento che Meloni ieri ha fatto sul Mes denota proprio un’idea del dibattito parlamentare poco rispettosa del profilo istituzionale che riveste. Meloni considera il rapporto con l’opposizone come un fastidio, concepisce il Parlamento come un ring nel quale affrontare una scazzottata e si comporta più da capo tifoseria che da presidente del Consiglio. Questo è un grave problema”.

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