di Margherita Cavallaro

Adesso che è passato del tempo posso finalmente sfogarmi senza che mi si tacci di sciacallaggio e postare questo blog. “The witch is dead” cantavano gli inglesi alla morte di Margareth Thatcher ed è dall’altra settimana che mi domando cosa canteranno in futuro gli italiani riferendosi alla morte di Berlusconi. Forse proprio “Il mago è morto”, non ignorando il fatto che sia riuscito a convincere tanti che tutto era possibile mentre, segretamente, si faceva solo i fatti suoi in un oceano di nefandezze, distraendo il pubblico con fumo e specchi.

D’altro canto, per quanto fosse ancora in politica, immagino tenuto insieme da soldi e collagene, Berlusconi era ormai solo un vecchietto di 86 anni. Credo quindi che gli si debba nella morte lo stesso rispetto che si deve a tutti, in virtù del fatto che proprio nella morte siamo tutti uguali. Questo non vuol dire che nel boschetto della mia fantasia non mi piaccia immaginare che, mentre tutti erano ai suoi funerali, Elly non avesse occupato Montecitorio con un esercito di persone queer in quello che sarebbe stato ricordato nella storia come Golpe Sbarazzino… ma sto divagando.

La cosa davvero ironica è che anche nella sua morte Berlusconi ha fatto quello che era bravissimo a fare in vita: no, non organizzare balletti esotici per cene eleganti, ma distrarre dalle cose importanti. Non sto ovviamente dicendo che la morte di un nonno, un padre, un compagno non sia importante, ma che anche se a morire è Berlusconi sarebbe stato più importante parlare dei diritti mancanti di chi è vivo, del fatto che la Regione Lazio aveva tolto con scuse cretine il patrocinio al Pride, del fatto che nella cronaca continuano ad apparire episodi di violenza omofoba, del fatto che, come riportato da Repubblica, la polizia avesse bloccato carri del Pride di Roma (tra cui quello del Muccassassina dove c’erano Paola e Chiara e quelli delle Ambasciate di Canada e Uk, tutte chiare possibili minacce per la società civile insomma), immagino ispirati da qualche “quando c’era lui”. E invece no. Si è parlato solo della morte di Berlusconi.

Però non ne sono sorpresa. L’eredità più grande che ci ha lasciato è proprio questa capacità di lasciarci andare alla caciara, di badare al petardino che scoppietta sotto al balcone (non ci sono più i bravi giovani di una volta, signora mia!) piuttosto che alla cucina che va a fuoco. A riprova di questo, a Berlusconi sono stati concessi i funerali di Stato. A Berlusconi. A uno con un totale di 36 processi (una condanna, 4 in corso e 31 conclusi senza condanna quasi tutti per prescrizioni, amnistie o depenalizzazioni a sua stessa opera), quando non erano stati concessi nemmeno a Falcone e Borsellino (che su Berlusconi stavano ironicamente investigando). E la Camera e il Senato non hanno lavorato per sette giorni. Sette. Dopo il pietoso teatrino che avevano fatto il 1° maggio. Non ci si può fermare per le feste dei comunisti. Non ci si può fermare per 94 non ariani morti (e almeno 11 dispersi) probabilmente con grossa colpa del governo stesso. Ma per la morte naturale di un vecchio con 36 processi, iscritto alla P2, che aveva Mangano come “stalliere” e ballava il Bunga Bunga con le minorenni? Lutto nazionale! Bloccate tutto per 7 giorni!

E intanto non si parla dei bambini che non possono vedere entrambi i propri genitori riconosciuti, con il rischio di finire negli ingranaggi dei servizi sociali se succede qualcosa al genitore sbagliato. Del fatto che 33 famiglie siano state cancellate retroattivamente dal comune di Padova. Del fatto che ancora non possiamo godere dei nostri diritti civili costituzionali e tutti sono ancora liberi di menarci e urlarci “ah froci!” così per sport. Perché va bene tutto, basta buttarla in caciara. Basta urlare di essere madre e cristiana, come se le altre donne madri non lo fossero e come se i nostri figli non fossero tali. Basta urlare di pensare ai bambini per distrarre dal fatto che gli unici che pensano al bene dei nostri figli siamo noi, come ha giustamente scritto su Instagram Tiziano Ferro: “questi sono i nostri figli […] e io – come ogni padre al mondo – non mi fermerò mai dal proteggerli. Neanche da morto”.

La questione della gestazione per altri (Gpa) è particolarmente esplicativa dell’eredità che ci ha lasciato Berlusconi. Toccare il culo e le tette delle donne va bene, ma la Gpa è “utero in affitto” e deve essere criminalizzata perché oggettifica le donne. La Gpa viene usata in maggioranza da coppie eterosessuali, ma viene usata come scusa per prendersela con la comunità Lgbt+. Ci viene impedito di tornare in Italia con la nostra famiglia e generalmente veniamo trattati sempre di più come dei cittadini di serie B, ma poi ci si sorprende della fuga dei cervelli.

Ecco, questa speciale ipocrisia, questa capacità di mentire in cattiva fede e fare talmente tanta caciara (che sia con un sorriso o sputando veleno) da anestetizzare il senso critico delle masse è l’eredità che ci ha lascato Berlusconi. Personalmente, avrei preferito che i funerali di Stato fossero stati dati ai miei, di nonni, che da pescatori, insegnanti e sarte hanno lavorato e fatto sacrifici tutta una vita per la propria famiglia e la comunità senza mai fare del male a nessuno.

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