La Cina rallenta e secondo S&P Global crescerà nel 2023 “solo” del 5,2% a causa di consumi deboli e di un mercato immobiliare in difficoltà. L’Eurozona, già in recessione tecnica, vede peggiorare le prospettive per i prossimi mesi. Con la ex locomotiva tedesca che continua a perder colpi: l’indice Ifo sul clima di fiducia delle imprese + calato a giugno a 88,5 punti rispetto ai 91,7 di maggio, segno di “aspettative marcatamente pessimistiche”, secondo il presidente dell’istituto Clemens Fuest. E anche in Italia, certifica Confindustria a valle dei cali registrati da produzione industriale e costruzioni, si susseguono “segnali di indebolimento“. Il buon +0,6% registrato dal pil nel primo trimestre, molto festeggiato dal governo, è stato frutto di una congiuntura macroeconomica favorevole che potrebbe essere ormai alle nostre spalle.

Il caos di queste ore in Russia non aiuta: lunedì mattina le quotazioni di petrolio e gas hanno aperto in rialzo, un fattore che potrebbe pesare sulla lenta e graduale riduzione dell’inflazione a colpi di rialzi dei tassi di interesse. Per ora il centro studi di viale dell’Astronomia nel bollettino Congiuntura Flash di giugno mette le basse quotazioni del gas tra gli aspetti positivi, insieme al settore dei servizi che avanza e “l’occupazione che continua ad aumentare (+0,2% in aprile), alimentando il reddito disponibile totale delle famiglie”. Ma si tratta di una condizione che potrebbe non durare. Intanto prezzi e tassi frenano consumi e investimenti, mentre la fiacchezza nei mercati di sbocco ferma l’export italiano.

A migliorare il quadro per ora c’è il turismo, che in aprile registra un +30,7% sul 2022 in termini di spesa dei viaggiatori stranieri ed è ormai stabilmente sopra i livelli del 2019. Nei servizi in aggregato, a maggio la fiducia delle imprese ha subito un calo, così come il pmi (54 da 57,6), che indica comunque crescita. La produzione delle costruzioni ha subito una forte flessione in aprile (-3,8%), dopo il +1% nel 1° trimestre anche se l’indicatore sui nuovi cantieri anticipa un andamento stabile dell’attività del settore nel secondo trimestre. L’industria perde terreno, con la quarta contrazione mensile consecutiva registrata in aprile. Per maggio, il pmi manifatturiero è sceso ancor più in area di contrazione (45,9 da 46,8) e la fiducia delle imprese è di nuovo calata.

La settimana scorsa l’indice Pmi del settore dei servizi di giugno è sceso sotto le previsioni a 52,4 punti, mentre quello manifatturiero è calato a quota 43,6. In Germania gli indicatori sono scivolati a 54,1 punti per il settore servizi e a 41 per quello manifatturiero: dati che lasciano intravedere il rischio di impatto prolungato anche su altri Paesi come l’Italia di cui Berlino è uno dei principali partner per esportazioni e investimenti esteri. E anche negli Stati Uniti gli indici Pmi per i servizi e il manifatturiero sono scesi, innescando una corsa degli investitori verso i più sicuri Treasury e avviando Wall Street a chiudere la peggiore settimana da marzo. Confindustria ricorda che a maggio l’attività industriale americana ha subito una battuta d’arresto: la produzione è scesa di 0,2%, dopo quattro incrementi consecutivi, il pmi manifatturiero è tornato in area di contrazione (48,4 da 50,2), l’indice dei Direttori degli acquisti di Chicago è crollato (il calo più ampio dal 2020), l’Ism manifattura, già in area recessiva, è sceso di poco. A giugno, però, la fiducia dei consumatori americani è risalita.

Carsten Brzeski, economista di Ing, ha detto al Financial Times che nell’area euro si registra un “rallentamento severo, che mostra come le stime delle Bce era ottimiste. Ci stiamo chiaramente avviando a un altro trimestre debole, e potremmo filtrare ancora con una recessione”. In controtendenza per ora le previsioni di S&P Global Ratings che prevedono al momento un’uscita dell’Eurozona dalla stagnazione invernale: grazie a “un mercato del lavoro robusto, gli effetti delle misure fiscali e la prospettiva di ulteriori rialzi dei tassi”, secondo l’agenzia di rating, il pil nel 2023 salirà di 0,6% contro il +0,3% stimato finora. Si abbassano però le stime per il 2024.

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