“Rescigno, hai già perso. Ora vattene dal dipartimento, puoi farti male”. Francesca Rescigno, professoressa associata di Diritto Costituzionale, come racconta al Resto del Carlino, è stata minacciata alla vigilia dell’ultima prova del concorso per diventare docente ordinaria. Una minaccia dai toni quasi mafiosi perché oltre al testo la busta trovata nella casella del Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’università di Bologna c’era anche la zampa di volpe o di coniglio. Le indagini, condotto dalla Polizia di stato, sono scattate dopo la denuncia della docente. “È accaduto martedì scorso, sono andata in Dipartimento perché avevo ricevimento. C’erano due mie laureanda, siamo salite al primo piano, in fondo al corridoio, dove ci sono i nostri studi, ci sono le buchette dove i miei studenti mi lasciano le tesi e le tesine e io stessa lascio loro le correzioni dei compiti, ho preso la posta, c’erano più buste da aprire. All’inizio non capivo cosa era, ho letto il messaggio, sono rimasta basita, sconvolta. Ho cominciato a piangere mentre le laureande hanno preso la zampa: è vera professoressa” ha spiegato Rescigno al quotidiano.

Certo è che chi ha messo la busta con i resti animali deve essere un interno. “Per sapere dove sono le buchette devi essere un universitario, conoscere come è fatto il nostro dipartimento – osserva Francesca Rescino, da oltre 20 anni professoressa associata, giurista impegnata sui temi dei diritti delle donne e dei migranti, animalista – affronto temi scomodi nella mia vita professionale. Ma mai avevo ricevuto minacce, sì una volta per un mio libro sulla laicità mi avevano recapitato una Bibbia, ma è stato un gesto divertente. Ora ho paura e voglio solo andarmene da questo dipartimento”. Le telecamere ci sono, ma erano disattivate. La docente stava partecipando al concorso nazionale di Diritto pubblico comparato ed era rimasta solo con un’altra candidata alla prova finale, un seminario da tenere davanti ai colleghi. La procedura del seminario-lezione è stata introdotto dall’università di Bologna in aggiunta alla selezione per dare la possibilità ai Dipartimenti di scegliere il docente nella materia di cui hanno più necessità. “Stranamente tutte le altre candidate si sono ritirate, io non l’ho fatto e non ho ricevuto pressioni per farlo, è stato un concorso molto sofferto ma per quanto sia stato combattuto non avrei mai pensato che si potesse arrivare a tanto” spiega Rescigno.

Il Dipartimento è diretto del professor Filippo Andreatta, informato, così come il rettore Giovanni Molari dell’accaduto. “In realtà ho tenuto la cosa riservata, dopo la denuncia e le mail al Rettorato e al dipartimento, sino a venerdì scorso, giorno della prova. Ho sostenuto il seminario davanti ai colleghi. Poi ho saputo che non ero passata. Ho perso, ne farò un altro. La Digos è stata molto gentile così come lo è stato il personale amministrativo. La cosa stupefacente per me è avere avuto una minaccia così grave e non aver ricevuto la protezione dall’istituzione accademica: inutile fare il comitato unico di garanzia o la giornata contro la violenza sulle donne se poi non fai nulla e lasci al suo destino chi subisce certe cose. Si poteva scindere la vicenda concorsuale da quella personale, mi sarei aspettata un atto di solidarietà ufficiale dalle istituzioni. Non voglio fare la vittima, vado avanti e mi presenterò ad altri concorsi. Ora, ripeto, voglio solo cambiare dipartimento e andare dove forse le mie competenze potranno essere più apprezzate, spero che almeno questo mi sia concesso”.

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