Sono ancora vive le immagini della visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il 27 maggio scorso, a Barbiana per rendere omaggio a don Lorenzo Milani, nel centenario della sua nascita, che è subito scoppiata una singolare polemica tra alcuni suoi ex allievi. Tutto è cominciato proprio dalla visita del capo di Stato. Un onore per Barbiana, un posto “sperduto” nel Mugello dove don Milani fu esiliato, a 31 anni, dalla Chiesa il 7 dicembre del 1954. Così come storica è stata, il 20 giugno del 2017, la visita di papa Francesco sulla tomba del priore. Nel mirino dei critici ovviamente non Mattarella, quasi una sorta di risarcimento civile per la condanna in appello subita da don Milani per aver difeso nel 1965 l’obiezione di coscienza, ma l’allestimento della sua visita. “Barbiana era tirata a lucido, imbellettata come per una sagra, tra drappi blu, il maxischermo, un inutile prato di acrilico verde. Capisco che la visita del Capo di Stato sia importante, ma si è persa la purezza della povertà della Barbiana autentica”, ha dichiarato al Corriere Fiorentino Sandra Gesualdi, figlia di Carla Carotti, vedova di Michele Gesualdi, uno degli allievi più legati al priore e primo presidente della Fondazione , istituita nel 2004 per diffondere il messaggio di don Milani.

Ecco, la Fondazione. Quella che gestisce Barbiana, la sua canonica e la scuola dove insegnò don Lorenzo. Che riceve i tanti pellegrini, soprattutto scolaresche, che ogni giorno salgono su a Barbiana, sette chilometri da Vicchio, per visitare i luoghi del priore. La Fondazione è stata un’idea di Gesualdi e alla sua morte, nel 2018, gli è subentrato Giancarlo Carotti, deceduto due anni dopo. Oggi presidente è Agostino Burberi, anche lui allievo del priore, uno dei primi sei accorsi alla sua scuola, nel 1954. Burberi non ha gradito le critiche. Soprattutto non è piaciuta l’assenza alla cerimonia e alla marcia di alcuni “dissidenti”, come Guido Carotti, anche lui ex allievo. Che ha denunciato di essere stato escluso dai turni per accompagnare i visitatori. Due i motivi: le critiche espresse sull’organizzazione della visita del Capo dello Stato e l’assenza all’evento, qualificato addirittura come uno “sciopero”. Ha spiegato Carotti al Filo del Mugello, una testata on line: “Ho contestato quell’evento con un messaggio interno alla Fondazione, mentre ho approvato tutti gli altri eventi legati al centenario. Ho declinato l’invito proprio perché l’ho ritenuta non conforme a quanto è lo scopo della Fondazione don Milani, cioè promuovere valori e principi di don Lorenzo e della sua scuola”.

Contro la decisione della Fondazione è scesa in campo anche Carla Carotti, anche lei ex allieva del priore di Barbiana, con un post su Facebook: “Non condivido questa gestione aziendalistica (quindi con un padrone) e di agenzificio della Fondazione intrapresa ormai da circa tre anni, lontana dai valori fondanti della Fondazione stessa e lontana dai valori milaniani”. In particolare, Carotti critica aspramente il giudizio di Burberi secondo cui oggi la fondazione sarebbe “più aperta e non è più una lobby che era prima”. Se vere queste parole di Burberi rappresentano un evidente attacco alla memoria di due ex presidenti, Michele e Carlo. Il primo marito di Carotti, il secondo fratello. “Mi chiedo dove vuole arrivare con tanto rancore”, si chiede l’ex allieva, la quale conclude perentoria: “Dimissioni di tutto l’ambaradan nel rispetto del Milani!”.

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