A pochi giorni dall’annuncio della creazione di embrioni sintetici umani, gli scienziati del Gurdon Institute dell’Università di Cambridge hanno presentato, durante il Congresso della Società per la ricerca sulle cellule staminali di Boston, la riproduzione, in una primissima fase di sviluppo, di un embrione umano con battito cardiaco e tracce di sangue.

La struttura sintetica, che offre una visione importante sulle prime settimane di vita di un feto, è stata creata a partire da cellule staminali umane senza bisogno di ovuli, spermatozoi o fecondazione. Il modello ha replicato alcune delle cellule e delle formazioni che compaiono tipicamente nella terza e quarta settimana di gravidanza. Il composto sintetico è stato specificamente progettato per essere privo dei tessuti che vanno a formare la placenta e il sacco vitellino in un embrione naturale, così da non poter sviluppare il potenziale per divenire un feto. Questa misura rende gli esperimenti eticamente non controversi. “Vorrei sottolineare che non si tratta di embrioni e che non stiamo cercando di creare embrioni”, ha dichiarato il dottor Jitesh Neupane, dell’Istituto Gurdon dell’Università di Cambridge. “Sono solo modelli che potrebbero essere utilizzati per esaminare aspetti specifici dello sviluppo umano”, ha continuato Neupane. “Quando ho visto il battito cardiaco per la prima volta mi sono spaventato”, ha detto Neupane. “Ho dovuto abbassare lo sguardo e guardarlo di nuovo; è stato sconvolgente ed emozionante per me”, ha affermato Neupane.

L’ultimo modello di embrione, descritto da Neupane, replica alcune delle caratteristiche più avanzate fino ad oggi, tra cui le cellule cardiache pulsanti, che in genere emergono nel ventitreesimo giorno in un embrione naturale, e le tracce di sangue rosso, che appaiono nella quarta settimana. Le strutture sono state coltivate a partire da cellule staminali embrionali e trasferite in una bottiglia rotante, progettata per agire come un utero artificiale di base. I costrutti sintetici non avevano l’inizio di un cervello e, mancando i precursori della placenta e del sacco vitellino, cruciali per guidare lo sviluppo, hanno iniziato a divergere dal percorso di sviluppo naturale. “Nei momenti successivi non hanno tutte le caratteristiche degli embrioni”, ha spiegato Neupane. “Sarebbe pericoloso confrontarli direttamente con gli embrioni in vivo”, ha sottolineato Neupane.

Le linee guida internazionali collocano questo tipo di modello embrionale in una categoria di rischio simile a quella degli organoidi cerebrali o del tessuto cardiaco umano coltivato in laboratorio. Queste entità cresciute in laboratorio potrebbero fornire informazioni cruciali su un periodo ancora inesplorato dello sviluppo precoce, per aiutare a comprendere l’impatto dei disturbi genetici e le cause degli aborti ricorrenti; potrebbero, inoltre, essere utilizzate per esaminare l’effetto dei farmaci sugli embrioni e studiare il legame tra il diabete gestazionale e i difetti cardiaci dei bambini. Infine, gli embrioni sintetici potrebbero essere utilizzati per la medicina rigenerativa, per creare innesti personalizzati di tessuto cardiaco o epatico che potrebbero fungere da ponte per i pazienti in attesa di organi di donatori.

“La raffinatezza dei modelli di embrioni basati sulle cellule staminali testimonia il talento dei ricercatori che lavorano in questo settore; per quanto sofisticati, tuttavia, dobbiamo ricordare che questi modelli non sono veri e propri embrioni umani”, ha detto Sarah Norcross, direttrice del Progress Educational Trust, ente di beneficenza che aiuta le persone che lottano contro l’infertilità e le condizioni genetiche.

Lucrezia Parpaglioni

Articolo Precedente

Parkinson, scoperto dagli scienziati italiani il ruolo della proteina che determina il declino cognitivo progressivo

next
Articolo Successivo

Tracciata la mappa completa dei ‘semafori’ del cervello: possibilità in futuro di utilizzare nuovi farmaci

next