Dopo le accuse americane di essere uno dei fornitori di armi dell’esercito russo, oggi il presidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa, è arrivato a Kiev dove incontrerà Voldymyr Zelensky per presentare il piano di pace pensato da alcuni presidenti del continente africano. Una tappa che precede quella in programma a San Pietroburgo, dove vedrà invece Vladimir Putin per lo stesso motivo. Un viaggio, quello nella capitale ucraina, che è stato accolto con bombardamenti russi sulla città che hanno provocato anche delle vittime. “Un messaggio chiaro alla missione di pace”, sostiene il ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba. Il capo del Cremlino risponde a distanza, dal forum economico di San Pietroburgo: “La Nato viene trascinata nella guerra in Ucraina” e conferma che alcune armi nucleari russe sono già state consegnate alla Bielorussia e le restanti verranno trasferite entro la fine dell’anno.

Si tratta dell’ennesimo tentativo da parte dei leader mondiali di avviare una trattativa tra le parti che porti a uno stop del conflitto, dopo le proposte cinese, indonesiana e ucraina. Il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha detto che “il presidente era e rimane aperto a qualsiasi contatto per discutere le opzioni di risoluzione del problema ucraino”. Mentre nessuna dichiarazione in proposito è ancora arrivata da parte di Zelensky. Chi invece ha dato la sua opinione sul processo di pace è il primo ministro ungherese Viktor Orban che, nel tentativo di lanciare Donald Trump nella sua corsa alle Presidenziali Usa 2024, ha ripreso le sue dichiarazioni sostenendo che il tycoon è l’unico in grado di far terminare lo scontro in atto.

Di certo c’è che, oltre ai bombardamenti, le azioni di Mosca non sembrano essere al momento improntate alla distensione. La Russia ha fatto sapere che terrà elezioni locali il 10 settembre nelle quattro regioni ucraine annesse lo scorso anno, così come in molte altre regioni russe. Dall’altra parte del fronte, il segretario della Difesa Usa, Lloyd Austin, ritiene che l’Ucraina sia “ben posizionata per rispondere alle sfide future. Nel corso di tutta questa guerra voluta dal Cremlino le forze ucraine hanno mostrato grandi capacità e professionalità. Questa è una maratona non uno sprint. Noi qui siamo uniti e continueremo a dare il sostegno necessario a Kiev per respingere l’aggressione russa”. Parole che allontanano, se mai ci fossero stati dubbi, l’idea di un cessate il fuoco nel breve termine.

Intanto, sul campo l’Agenzia atomica lancia l’allarme sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia definendo “grave” la situazione. Rafael Grossi, che ha visitato l’impianto, ha dichiarato: “Possiamo osservare da un lato che la situazione è grave, le conseguenze ci sono e sono reali. Allo stesso tempo, si stanno prendendo misure per stabilizzare la situazione“.

Dal lato delle forniture di armi, invece, non si arresta il flusso di rifornimenti dal blocco pro-Kiev. Stati Uniti, Regno Unito, Paesi Bassi e Danimarca hanno annunciato che collaboreranno per fornire “attrezzature di difesa aerea ad alta priorità all’Ucraina”. L’iniziativa “fornirà centinaia di missili di difesa aerea a corto e medio raggio e sistemi associati necessari per proteggere l’infrastruttura nazionale critica dell’Ucraina e garantire ulteriormente il successo delle operazioni di controffensiva nei prossimi mesi”, si legge in una nota congiunta pubblicata da Downing Street che sottolinea come “la consegna dell’attrezzatura è già iniziata e dovrebbe essere completata entro diverse settimane”.

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