Il 9 settembre 2009 scrissi una Lettera di ripudio a Silvio Berlusconi, di cui riporto l’incipit (in cui parlo di un video che tutti hanno dimenticato) e la conclusione con la formula di ripudio.

Il mio nome è Paolo Farinella, prete della Chiesa cattolica residente nella diocesi di Genova. Come cittadino della Repubblica Italiana, riconosco la legittimità formale del suo governo, pur pensando che lei abbia manipolato l’adesione della maggioranza dei pensionati e delle casalinghe che si formano un’idea di voto solo attraverso le tv, di cui lei ha fatto un uso spregiudicato e illegittimo. Lei in Italia possiede tre tv e comanda quelle pubbliche nelle quali ha piazzato uomini della sua azienda o a lei devoti e proni. Nel mese di agosto 2009 ha inaugurato una nuova tv africana, Nessma, a cui ha fatto pubblicità, sfruttando illecitamente la sua posizione di presidente del Consiglio e dove ha detto il contrario di quello che opera in politica e con le leggi varate dal suo governo in materia di immigrazione. Se lei è pronto a smentire, come è suo solito, ecco, si guardi il suddetto filmato e giudichi da lei.

Qualcuno lo dica, alla sora Meloni, che il più grande scafista di “tutto l’orbe terraqueo” fu proprio lui, il “delinquente, terrorista, malavitoso e pregiudicato”, che senza scrupolo, pur di salvarsi le terga in corner, non ha esitato a “gettare una minorenne nelle braccia di una puttana”; lo stesso che è “sospettato di aver cominciato la sua carriera di imprenditore grazie ai soldi della mafia“, come ha stabilito la sentenza del giudice civile di Roma Damiana Colla il 23-04-2021 nella causa “Berlusconi vs Massimo Fini, Marco Travaglio, Peter Gomez e Fatto Quotidiano”, condannato a pagare le spese di giudizio.

Nel 1993 lo stesso Berlusconi, tronfio nella sua certezza d’impunità tipica dei malavitosi, dichiarò a Indro Montanelli e Enzo Biagi: “Se non scendo in campo, mi mandano in galera e mi fanno fallire per debiti”. A lui fecero eco prima il suo compare di vita, Marcello Dell’Utri, il vero fondatore del cast “Forza Italia” che trasformò il Parlamento in un ricovero di donnette, donnucce e maschietti, tutti a suo servizio ma a busta paga degli italiani e delle italiane: “Silvio Berlusconi è entrato in politica per difendere le sue aziende” (28-12-1994, da Le Mille Balle blu, Travaglio e Gomez). Poi venne il turno del suo sodale Fedele Confalonieri: “La verità è che se [Silvio Berlusconi] non fosse entrato in politica, se non avesse fondato Forza Italia, noi oggi saremmo sotto un ponte o in galera con l’accusa di mafia. Col cavolo che portavamo a casa il proscioglimento nel lodo Mondadori” (Intervista a Curzio Maltese, la Repubblica, 25-06-2000, p. 11). All’intervista di Montanelli e Biagi reagì con sprezzante orgoglio perfino Daniela Santanchè: “Le offese quotidiane di B. mi inorgogliscono, perché vengono da chi, seduto sui suoi miliardi, non conosce vergogna”. Poi la vergogna la perse lei che sedette nel salotto buono di Fi e cominciò a tessere le lodi “del non conosce vergogna”. Com’è brutto perdere la memoria, anche in giovane età! Si perde il meglio della vita!

Conclusi la mia lettera di ripudio con queste parole, scritte in neretto per metterle in evidenza: Io, Paolo Farinella, prete, ripudio lei, Silvio Berlusconi, presidente pro tempore del Consiglio dei ministri e tutto quello che rappresenta insieme a coloro che l’adulano, lo ingannano, lo manipolano e lo sorreggono: li/vi ripudio dal profondo del cuore, in nome della politica, dell’etica e della fede cattolica. La ripudio e prego Dio che liberi l’Italia dal flagello nefasto della sua presenza.

Non ebbi mai risposta, ça va sans dire. Non ho cambiato parere, anzi, se è possibile, si aggrava di fronte all’osceno coro di peana dei “servi volontari” e specialmente delle “serve volontarie” che devono a lui tutte le proprie fortune e lauti stipendi, a spese dello Stato Pantaleone. Per lui, se lo Stato fa pagare le tasse per la scuola, la sanità, la ricerca, ecc. “mette le mani nelle tasche dei cittadini”, mentre se lui manda in Parlamento le donne sue devote è fare beneficenza – o “reddito di cittadinanza” – a povere igieniste dentarie, facendole eleggere a suo servizio. Il 12-07-2018, la Cassazione ha dichiarato valida la prescrizione, pur confermando il reato e la condanna a tre anni di compravendita di senatori in vendita, per avere comprato Sergio De Gregorio con 3 milioni per fargli tradire il mandato elettorale. Delle sentenze di Cassazione per i suoi rapporti accertati con la mafia sorvoliamo per lutto. Di tutto questo nei necrologi ufficiali, nulla, tutto rimosso, solo “inni e canti sciogliamo, fedeli / dei tuoi figli lo stuolo qui prono / o signor dei potenti ti adora”. Contenti loro, contentissimo Tafazzi.

Sono solo amareggiato che la Chiesa abbia concesso il Duomo di Milano per lo “statista” che ha frodato lo Stato, che ha vilipeso e sputato su tutti gli insegnamenti della Morale e della Dottrina sociale della Chiesa, condannato in via definitiva, ricusato come Cavaliere. Perverso esempio delle nuove generazioni, e per questo adulato da preti e suore, che pure fanno la comunione ogni giorno. Se la Chiesa l’assolve, tutti sono ipso facto assolti da tutto per il presente, il passato e specialmente per il futuro. Olè! Liberi tutti e sacrilegi a buon prezzo con sconto comitiva.

Per questi meriti, sora Meloni ha dichiarato lutto nazionale. Oggi uscendo per le strade della mia città, camminerò con la mappa in mano per evitare di passare davanti ai palazzi di governo e incrociare solo con lo sguardo quella bandiera che ho sempre rispettato, ma che mai come oggi avrebbe quella nobile funzione che gli assegnò con disprezzo Umberto Bossi, quando la usava per le pulizie non solo dell’Italia, ma anche di Berlusconi, il piduista che finì invece per sposare, avvolti insieme nella stessa bandiera, ormai fuori uso perché abusata: troppi italiani “somari” la usavano. Povera Italia, W i carcerati che, a fronte del de cuius, oggi, possono dichiarare con orgoglio di essere veramente innocenti.

B.COME BASTA!

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