In Italia ci si laurea per guadagnare, a un anno dal titolo (sempre che si trovi lavoro), 1.332 euro per i laureati di primo livello. A cinque anni dalla laurea la cifra sale di 303 euro. Le dottoresse sono ancora oggi discriminate: a parità di condizioni, a un anno dalla laurea gli uomini percepiscono in media settanta euro netti in più al mese. Sono i dati che emergono dal 15esimo rapporto AlmaLaurea sul “Profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati”. presentato al complesso monumentale dello Steri di Palermo nell’ambito del convegno “Mobilità territoriale dei laureati: quale sostenibilità?” organizzato con il ministero dell’Università e della Ricerca e con il patrocinio della Conferenza dei rettori delle università italiane. Nella rilevazione sono stati coinvolti oltre 281mila laureati del 2022 di 77 atenei.

I dati positivi non mancano: una maggiore regolarità dei percorsi di studio (il 62,5% degli intervistati ha concluso il percorso universitario nei tempi previsti dagli ordinamenti), un’età alla laurea sempre più bassa (25,6 anni) e voti di laurea più elevati (in media, 104,0 su 110) oltre al fatto che migliora la capacità di assorbimento del mercato del lavoro arrestata, seppure temporaneamente, dalla pandemia. “Si registrano, infatti – cita il rapporto – elevati tassi occupazionali sia tra i laureati di primo, sia tra quelli di secondo livello (rispettivamente 75,4% e 77,1% a un anno dal conseguimento del titolo; 92,1% e 88,7% a cinque anni)”.

Ciò che stona sono due questioni: la mobilità e le retribuzioni. Nel primo caso, il 28,6% dei laureati che ha conseguito il diploma al Mezzogiorno ha scelto un ateneo di una ripartizione geografica diversa (era il 23,2% nel 2013), con una preferenza verso quelli settentrionali. Al Centro il flusso di mobilità è pari al 13,9%, mentre al Nord si ferma al 3,6%. Non solo: sono diminuite ulteriormente le esperienze di studio all’estero.

Il secondo aspetto riguarda il divario tra maschi e femmine: a parità di condizioni, a un anno dal titolo i laureati hanno l’11,7% di probabilità in più di essere occupati rispetto alle colleghe. Le donne, che pure restano complessivamente in maggioranza (59,7%), diminuiscono nel passaggio dal primo al secondo livello di studi universitari e, ancora di più, nel passaggio al dottorato, nel quale rappresentano il 49,1%.

Per quanto riguarda gli stipendi, “nel 2022 le retribuzioni mensili nette sono risultate in crescita in termini nominali” ma il quadro cambia “in modo sostanziale se si tiene conto del potere d’acquisto mutato dagli elevati livelli di inflazione“. Nel 2022, a un anno dal titolo, la retribuzione mensile netta è, in media, pari a 1.332 euro per i laureati di primo livello e a 1.366 euro per i laureati di secondo livello. “In termini reali tali valori sono in calo nell’ultimo anno del 4,1% per i laureati di primo livello e del 5,1% per quelli di secondo livello. A cinque anni dal titolo la retribuzione mensile netta è pari a 1.635 euro per i laureati di primo livello e a 1.697 euro per quelli di secondo livello, con una riduzione delle retribuzioni reali rispetto al 2021 del 2,4% e del 3,3%.”.

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