Solo lo scorso anno sono state 800mila le persone adulte che, in Italia, si sono rivolte ai Dipartimenti di Salute mentale, istituiti a partire dalla Legge Basaglia del 1978. Le cause sono, nell’ordine, depressione, ansia, disturbi psicotici e disturbi gravi di personalità, che raccolgono quasi il 90% delle motivazioni. Drammatici i dati sui minori: in dieci anni, il numero di accessi alle Neuropsichiatrie infantili ha registrato un aumento dell’87% nella fascia d’età compresa tra i 14 e i 20 anni. Resta da sciogliere anche il nodo delle Rems, le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza per i pazienti psichiatrici violenti e socialmente pericolosi. Con la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari si è registrato, dal 2015 a oggi, un notevolissimo incremento dei soggetti giudiziari affidati ai Dipartimenti di Salute Mentale: da 1.200 a 8mila.

Già prima della pandemia i centri di riferimento avevano registrato un aumento negli accessi. “Esiste un disorientamento generale, che coinvolge tutte le istituzioni, dalla famiglia alla scuola per esempio”. Trasformazioni che hanno creato “condizioni di sofferenza che si riflettono in una maggiore richiesta ai centri per la salute mentale”. Il risultato è questo aumento, “un raddoppio rispetto agli anni precedenti”, ha detto a LaPresse Angelo Fioritti, presidente del Collegio del Coordinamento dei Dsm. “Un aumento della violenza, tant’è che si parla di ‘epoca della rabbia’, o dell’epoca delle passioni ‘tristi'”. Eppure di fronte a numeri così in crescita, “”sono diminuite le risorse a disposizione della salute mentale. Passiamo da una media precedente del 3,5% sul totale del fondo al 2,9%”. L’altro lato della medaglia sono stati i nuovi standard fissati con un decreto ministeriale dello scorso dicembre. “Quel testo ha fissato degli standard, se dovessimo prenderli a riferimento, i servizi di salute mentale sotto tutti al di sotto delle soglie fissate. Sommando i numeri relativi ai Dsm e alle Neuropsichiatrie infantili, servirebbero tra i 15mila e i 20mila ‘operativi'”.

Per quanto riguarda i pazienti violenti, “il tema è che oggi viene riconosciuta più di frequente, dai giudici, la seminfermità mentale e quindi la pericolosità sociale dei soggetti. Si sta creando una seria situazione di difficoltà per la gestione nelle Rems e in tutte le articolazioni dei Dsm”. Quando nel 2015 gli ex opg furono definitivamente chiusi “non era immaginabile” un aumento simile dei pazienti psichiatrici da sottoporre a misure detentive. Una possibile strada da percorrere è “l’eliminazione, per esempio, della seminfermità e delle misure di sicurezza provvisorie”.