Nel 2010, la Coppa Italia fu la prima tappa di quell’indimenticabile percorso che avrebbe portato al Triplete. Quest’anno non ci sarà sicuramente lo scudetto, non si sa come finirà a Istanbul la sfida impossibile contro il Manchester City di Guardiola, ma intanto l’Inter porta a casa un altro trofeo. I nerazzurri vincono la Coppa Italia 2023, all’Olimpico battono la Fiorentina di Vincenzo Italiano, 2-1, in rimonta, trascinati dalla doppietta di Lautaro Martinez, sempre più leader e uomo simbolo di questa squadra, al 100° (e poi anche 101°) gol in nerazzurro. È il primo titolo della stagione (secondo, se ci mettiamo la Supercoppa), il bis dopo la vittoria dello scorso anno, il terzo successo in carriera per Simone Inzaghi.

Proprio questi numeri, che sanno un po’ di abitudine, mischiati alle lacrime dei giocatori della Fiorentina, raccontano come questa partita probabilmente fosse speciale soprattutto per i toscani. Che mancavano in finale dal 2014, aspettano un trofeo da oltre 20 anni: potranno riprovarci presto a Praga, perché anche loro avranno una finale europea da giocare, quella di Conference League, ma già questa era un’occasione storica per inaugurare la nuova era di Rocco Commisso. Si è visto in tutta la vigilia, e poi anche nell’approccio diverso, perfetto, tanto da sbloccare subito una gara che la Fiorentina ha giocato a modo suo: a viso aperto, come predicano le idee di Italiano che l’hanno portata fino a qui. Anche se poi ha finito per prestare il fianco alle armi migliori nerazzurre, le folate negli spazi, che hanno scavato il solco nel finale decisivo del primo tempo, quando invece una finale così, e il vantaggio iniziale, avrebbero forse potuto permettere una strategia diversa.

Già, perché la Fiorentina aveva praticamente iniziato la gara dal punteggio di 1-0 a favore. Pronti, via e la Viola è già in vantaggio, alla prima azione: cross di Ikonè che taglia tutta l’area e la difesa nerazzurra, dall’altro lato sbuca Nico Gonzalez che infila Handanovic. L’Inter, favorita d’obbligo, parte ad handicap e fatica un po’ a mettersi in moto. Manca di precisione, e forse proprio di cattiveria: lanciato solo davanti alla porta, Dzeko divora il pareggio. La Fiorentina però si lascia tradire dai suoi limiti, e dalla troppa voglia di vincere questa finale: prima si scopre per cercare il raddoppio, poi si fa trovare con la difesa totalmente disallineata. Basta un filtrante in verticale per eludere il fuorigioco e smarcare Lautaro, che non perdona. Scrollatosi di dosso lo svantaggio e la tensione, l’Inter libera tutto il suo potenziale. Prima dell’intervallo ha già rimesso il muso avanti: ancora con Lautaro, con un altro pezzo di bravura, colpo volante sul solito assist di Barella. Per la Fiorentina l’unica buona notizia è rientrare negli spogliatoi.

Alla ripresa la Viola prova a ripetere l’effetto sorpresa, parte forte e mette in difficoltà gli avversari con una serie di cross su cui Handanovic non dà la stessa sicurezza di Onana. L’Inter si abbassa, tanto, anche troppo come già visto in altre occasioni, ma è una tecnica che Inzaghi sta cominciando ad affinare. Sembra quasi dosare le energie, evitare gli spigoli di una gara sempre più ruvida col passare dei minuti, confidando sulla sua difesa che reggerà fino alla fine. La Fiorentina si sbatte, si spreme ma fatica a lungo a creare azioni pulite, che arrivano solo nel finale. Sulle due migliori fa tutto Handanovic: prima si fa quasi autogol con un paperone interrotto dall’arbitro per una mezza carica al portiere, poi si riscatta e salva su Jovic. Il serbo sbaglia ancora di testa, a botta sicura. Gonzalez (e la solita uscita di Handanovic) seminano il panico nell’area nerazzurra. La Fiorentina, le occasioni per portare la partita ai supplementari e realizzare davvero il suo sogno, le ha avute. Ma le ha sprecate. Al triplice fischio, festeggia ancora l’Inter. Sarà pure la finale meno importante e attesa di questa stagione, ma è pur sempre una coppa.

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