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Simone Uggetti, nell’appello bis il pg chiede la conferma della condanna all’ex sindaco di Lodi

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La Procura generale di Milano ha chiesto la conferma della condanna di primo grado a dieci mesi di carcere e trecentomila euro di multa nel processo d’appello bis a carico – tra gli altri – dell’ex sindaco di Lodi Simone Uggetti, imputato di turbativa d’asta per aver truccato il bando di gara per la gestione di due piscine comunali. Uggetti, arrestato nel maggio 2016 e finito in carcere per una decina di giorni, era stato assolto cinque anni dopo al termine del primo processo d’appello: la vicenda aveva innescato un acceso dibattito politico, in particolare dopo una lettera in cui Luigi Di Maio, allora ministro degli Esteri ed esponente di punta del Movimento 5 stelle, si scusava per la “gogna” inflitta al primo cittadino Pd.

Meno di un anno dopo, però, la Cassazione ha annullato la sentenza assolutoria, rinviando il procedimento a un’altra sezione della Corte d’appello milanese. In aula il sostituto procuratore generale Massimo Gaballo ha chiesto di confermare anche le pene inflitte dal Tribunale per i coimputati di Uggetti: otto mesi per l’avvocato Cristiano Marini, consigliere dello Sporting Lodi, la società in favore della quale – secondo l’accusa – è stato “ritagliato” su misura il bando, e sei mesi per il dirigente comunale responsabile del procedimento, Giuseppe Demuro.

Secondo il pg, il reato è stato commesso a prescindere dal risultato perseguito dagli imputati, in quanto l’offesa all’interesse pubblico protetto dalla norma si verifica già con un comportamento idoneo a turbare una gara, qualunque ne poi sia l’esito. Su questo punto, ha osservato, l’assoluzione nel primo processo d’appello era basata su un “grossolano errore di diritto“: “Le condotte contestate agli imputati nel presente processo devono ritenersi pacificamente accertate in quanto provate e ammesse dagli stessi imputati”. L’avvocato Adriano Raffaelli, uno dei difensori di Uggetti, ha invece sostenuto che non c’è stata “alcuna lesione degli interessi pubblici, quindi è corretta la prima sentenza della Corte d’Appello che ha dichiarato l’inoffensività delle condotte”. Si riprende con le difese il prossimo 20 giugno: la sentenza è attesa il 5 luglio.

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