Per Alberto Genovese è iniziato il potenziale conto alla rovescia per la fine della detenzione in carcere, iniziata lo scorso 13 febbraio. Nonostante sia stato condannato in via definitiva a 6 anni, 11 mesi e dieci giorni per due casi di violenze sessuali, ad appena tre mesi dall’esecuzione della pena divenuta definitiva, l’ex imprenditore del web ha fatto richiesta di affidamento terapeutico in una comunità. E la procura generale di Milano, con il sostituto pg Giuseppe De Benedetto, ha dato parere favorevole. Toccherà ora al Tribunale di sorveglianza stabilire se accogliere l’istanza dei suoi difensori, Salvatore Scuto e Antonella Calcaterra.

La possibilità che Genovese lasciasse il carcere in breve tempo era già nota dal momento in cui la pena è divenuta definitiva, come aveva già scritto Ilfattoquotidiano.it. Si tratta dell’effetto combinato di uno speciale sconto di pena previsto dalla riforma Cartabia e del cosiddetto “presofferto”, cioè il periodo in cui è stato privato della libertà prima della sentenza definitiva. Genovese aveva rinunciato all’appello beneficiando in automatico, per effetto della riforma, di una riduzione automatica di un sesto della condanna. Quando la sentenza è diventata definitiva, tenendo conto dei periodi già trascorsi ai domiciliari e tenendo conto degli sconti per buona condotta (45 giorni ogni sei mesi), gli restavano da scontare poco più di quattro anni e due mesi.

Adesso il conteggio è sceso sotto i 4 anni e quindi è suo diritto chiedere, in quanto tossicodipendente, l’affidamento terapeutico a una struttura di recupero, nonostante il reato per cui è stato condannato in teoria rientri tra quelli ostativi, cioè che non consentono l’applicazione di misure alternative. L’udienza davanti al collegio giudicante (presidente Cossia, relatore Luerti e due esperti) si è tenuta nel pomeriggio di martedì e la decisione arriverà nei prossimi giorni. Genovese rischia il processo anche per un secondo filone di indagini nel quale è accusato di altre due violenze con lo stesso schema, di intralcio alla giustizia e di detenzione di materiale pedopornografico. Su questa tranche di indagini, già chiuse, si va verso la richiesta di rinvio a giudizio per lui, per la sua ex fidanzata e per l’ex braccio destro dell’imprenditore, Daniele Leali.

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