di Michele Sanfilippo

Credo che la destra che governa l’Italia non debba essere sottovalutata.

Non passa giorno senza ascoltare una “gaffe” dei vari Lollobrigida (che continua ad agitare lo spauracchio della sostituzione etnica), Nordio (e le sue manovre per umiliare la magistratura), Piantedosi (e il carico residuale rappresentato dagli immigrati), Valditara (e l’elogio dell’umiliazione) e non vado oltre perché non basterebbe lo spazio. I maggiori quotidiani giù a ridere. Non riescono a resistere alla tentazione di sfoderare una fine ironia per sottolineare l’inadeguatezza culturale e politica di chi governa.

Non sono affatto sicuro che l’ironia sia la risposta più adeguata perché tutte queste cadute di stile non sono solo un segnale di ignoranza o incapacità. Come diceva Nanni Moretti in Palombella rossa, “chi parla male, pensa male”. Spesso queste affermazioni spropositate rivelano malcelate idee razziste, intolleranti, omofobe, sessiste e prevaricatrici. Tutto ciò non si può bollare solo come ignoranza ma come un insieme di idee che fanno a pugni con la democrazia rappresentativa così come l’abbiamo conosciuta negli ultimi settant’anni.

Del resto, la gran parte della classe dirigente, soprattutto di Fratelli d’Italia, è composta da persone convinte che il mandato popolare, sia equivalente ad un mandato divino e, pertanto, autorizzi chi è al governo a comandare incurante di ogni opposizione.

La dimostrazione plastica di questa scarsa attenzione ai principi democratici è lo spoils system messo in atto per Inps, Inail, Istat, Dogane e Monopoli, Agenzia delle Entrate, Demanio, Cnr, Cassa Depositi e Prestiti. In questi ultimi giorni, poi, sta partendo l’assalto alla Rai che, presumibilmente, nelle intenzioni del governo, potrà garantire la copertura mediatica per minimizzare eventuali (quasi certi) guasti che i nuovi dirigenti potrebbero provocare.

Insomma, se, come diceva Totò: “è la somma che fa il totale”, il quadro a me sembra più allarmante di quanto non appaia ad un primo sguardo.

Temo, quindi, che tutta quest’ironia con cui si stigmatizzano i tanti “errori” sia uno strumento inadeguato per fronteggiare questa destra che dell’ironia altrui se n’è sempre fregata (“me ne frego”). L’ironia lasciamola fare a Crozza, che è insuperabile. La stampa e la politica di opposizione farebbero meglio ad alzare la guardia, perché l‘ha detto anche la Meloni che il prossimo obiettivo sarà quello di mettere mano alla Costituzione.

La storia ci insegna che i governi reazionari che mettono mano alla Costituzione lo fanno per limitare le libertà delle opposizioni e garantirsi un potere duraturo. Come non ricordare che Hitler, che dopo essere andato al potere con poco di più del 30% dei voti, dopo l’incendio del Reichstag (quasi certamente provocato dagli stessi nazisti), soppresse la maggior parte dei diritti civili, in nome della sicurezza nazionale.

Ma, se non vogliamo tornare troppo indietro, per capire quanto sia pericolosa una modifica della Costituzione fatta da gruppi politici che non amano la democrazia, si possono guardare le più recenti esperienze di Ungheria e Turchia dove la prima misura presa è stata quella di porre la magistratura sotto il controllo, più o meno diretto, della politica. E questa, come ben sappiamo, è una deriva che tenta molta parte dei centristi italiani.

La destra che governa, in questo momento, nonostante stia facendo politiche economiche che ben poco aiutano i più deboli, ha ancora un forte consenso popolare che, in caso di referendum su eventuali riforme costituzionali, potrebbe rivelarsi decisivo.

Facciamo attenzione a non farci cogliere nuovamente impreparati.

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