“Le misure adottate il 2 maggio dalla Commissione senza consultare gli Stati membri, legate alla limitazione selettiva delle importazioni dall’Ucraina, solleva serie preoccupazioni perché comportano un trattamento differenziato nel mercato interno“. Lo scrivono i ministri dell’Agricoltura di 13 stati membri Ue (Francia, Austria, Belgio, Croazia, Danimarca, Estonia, Germania, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Slovenia e Spagna) in una lettera indirizzata alla Commissione europea in merito alle recenti proposte avanzate per risolvere la questione dell’import dei prodotti agricoli provenienti dall’Ucraina.

La questione è complessa. L’Ue ha ridotto le tariffe sui prodotti alimentari provenienti dall’Ucraina per sostenerla dopo l’invasione russa. Questa scelta ha però mandato in crisi produttori limitrofi come Polonia, Slovacchia o Ungheria che hanno quindi deciso di bloccare le importazioni e anche il semplice transito di grano ucraino. La Commissione Ue ha quindi concesso alcuni sostegni (100 milioni di euro) e regole speciali per i paesi paesi, in cambio della rimozione dello stop. L’abbattimento delle barriere tariffarie ha anche fatto si che dall’Ucraina arrivasse in Europa più grano del solito, in una quota significativa per essere poi inviato in altri paesi, a cominciare dal Nord Africa. Eccesso di materia prima e costi dei trasporti in salita hanno però svuotato a rilento i silos europei, con un effetto al ribasso sul prezzo del grano sceso del 47% nell’ultimo anno (curiosamente nel frattempo i prezzi della pasta in Italia sono saliti su valori mai visti prima).

“Siamo favorevoli a trovare soluzioni europee che tengano conto delle difficoltà incontrate da alcuni Stati membri. Tuttavia, l’integrità del mercato interno non può essere una variabile di aggiustamento”, scrivono i 13 in sostanza lamentando il fatto che i rimedi della Commissioni favoriscono alcuni paesi a danno dei produttori degli altri. “A questo proposito, pur tenendo conto del loro carattere temporaneo (fino al 5 giugno) ed eccezionale, le misure adottate il 2 maggio dalla Commissione senza consultare gli Stati membri, relative alla limitazione selettiva delle importazioni dall’Ucraina – spiegano – destano serie preoccupazioni perché comportano a un trattamento differenziato all’interno dello stesso mercato interno. Sollevano anche interrogativi sul trattamento futuro di casi di natura o portata comparabili che potrebbero essere sollevati da uno o più Stati membri”.

“La questione del grano è una sfida, abbiamo bisogno di soluzioni. La priorità imediata è che il transito del grano proceda al minore costo possibile dall’Ucraina all’Ue. Questo richiede una stretta cooperazione tra i membri Ue. Costituiremo una piattaforma di coordinamento per rendere i corridoi di solidarietà perfettamente funzionanti”, ha dichiarato 3 giorni fa la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen da Kiev.

Sulla proroga dell’Iniziativa del Mar Nero per l’export di grano “non è stata ancora presa alcuna decisione. Le trattative sono in corso” fa intanto sapere una fonte di Mosca relativamente alle esportazioni russe. Secondo la fonte i negoziati sono difficili “ma è importante che continuino”. Parole che arrivano nel giorno in cui il ministero turco degli Esteri, in una nota, ha espresso ottimismo sui negoziati. “La prima informazione che arriva dall’incontro è che è andato avanti positivamente. Ci stiamo muovendo verso un accordo per estendere il corridoio del grano”, aveva fatto sapere il dicastero turco, citato dalla Cnn.

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