Santiago addio? Altro che bipolarismo, nel senso politico della parola. Qui sembra che siamo di fronte a bipolarismo come disturbo bipolare, come fenomeno psichiatrico di massa. Dopo la sconfitta di uno dei testi costituzionali più avanzati al mondo – nel referendum del settembre dell’anno scorso 2022 – i cileni hanno dato alle destre la maggioranza nella nuova Assemblea costituente. E che destre, e che maggioranza. Il Partido Republicano, nato a destra della destra, ha preso oltre il 35% dei voti (e 23 seggi su 51). Mai un partito, da solo, aveva preso così tanti voti dopo il “ritorno alle democrazia” nel 1990.

Gabriel Boric è ancora in carica, ma la vittoria del più giovane presidente più a sinistra sembra lontana anni luce. Eppure era solo un anno e mezzo fa. Ora si è consolidata una maggioranza di destra nel paese che rende quasi impotente il suo governo. Molti segnali, e già da un po’, indicavano l’orientamento che stava prevalendo nell’opinione pubblica. Un capovolgimento di priorità impressionante rispetto all’estallido social dell’ottobre 2019.

Ancora quando si festeggiava l’elezione di Boric una parte dei suoi sostenitori gridava “El que no salta es paco” (chi non salta è un poliziotto, un carabiniere) e adesso in tutti i più recenti sondaggi i Carabineros sono la istituzione più amata del Cile. Problemi di ordine pubblico, aumento della criminalità, immigrati irregolari venezuelani che sparano. Le cifre della violenza restano tra le più basse del continente ma la destra ha marciato a man bassa sull’insicurezza.

Alla situazione “lampedusana” della frontiera Cile-Perù si aggiunge una piccola, ma violenta e persistente guerriglia mapuche nel centro sud. E l’inflazione. Problemi che c’erano già col precedente governo Pinhera (destra, o centrodestra istituzionale) ma… infatti la gente ha votato massicciamente i repubblicani di Kast. E non li ha votati per le loro posizioni sulla Costituzione, che i repubblicani non vorrebbero cambiare mantenendo quella ereditata da Pinochet, ma come protesta politica. Per l’ordine, per la sicurezza, contro l’eccessivo autonomismo mapuche e, diciamolo, per la proprietà privata e per le cosiddette libertà di scelta in materia di educazione, salute, pensioni.

Tre anni fa, ma anche solo due, sembravano diventati tutti socialdemocratici. “Il Cile è stato la culla del neoliberismo, sarà la sua tomba”, declamava Boric. Ora sembrano diventati tutti almeno mezzo-liberisti. Per tutto il periodo dell’estallido le proteste anche violente venivano giustificate in nome della prioritaria lotta per lo stato sociale e per ridurre le disuguaglianze. Ora è più o meno il contrario. Cosa è successo?

La scarsa partecipazione alle elezioni e ai referendum precedenti, e invece la alta partecipazione dovuta al voto obbligatorio (dal referendum dell’anno scorso) sono due fattori fondamentali di cui tener conto. La gente che si mobilita, anche quando è un milione in piazza, non è la stessa gente che vota se il voto è obbligatorio. La precedente Assemblea costituente che a tratti sembrava l’assemblea di un centro sociale era stata votata dal 43% dei cileni, con quasi 6 milioni di voti validi. Questa volta i voti validi sono stati quasi 10 milioni.

Secondo alcuni analisti quasi tutto il successo della destra repubblicana si spiega con la loro capacità di rappresentare una maggioranza (o quasi) silenziosa. Tutte o quasi le analisi nel campo progressista puntano il dito contro la cattiva impressione che la Costituente del 2021 aveva dato, con la sua pretesa ingenua di scrivere il mondo da capo invece di limitarsi a stabilire qualche principio sul quale fosse possibile avete la maggioranza dei consensi. Si erano dimenticati della destra. A questo punto verrebbe quasi la tentazione di riscrivere tutta la storia passata del Cile come storia di un paese conservatore. Allende e la Unidad Popular vinsero e governarono per un effetto maggioritario, perché destra e centro si erano divisi, ma non avevano la maggioranza nel paese.

Tornando a tempi più recenti, però, resta difficile negare che l’estallido, la rivolta sociale dell’ottobre 2019 abbia espresso sentimenti prevalenti. E allora – come in altri commenti cileni che sto leggendo – dovremmo valutare che queste cose succedono nella storia. Rivolta e restaurazione, flusso e riflusso. Non so quanti siano ma sicuramente ci sono dei cileni che hanno partecipato in qualche modo all’estallido, forse anche all’elezione della Assemblea costituente “rifondazionista” del 2021 e che stavolta hanno votato per i repubblicani di Kast. I bipolari, appunto. Se il partito repubblicano è passato in pochissimo tempo dal 10 al 36% c’è qualcuno che in pochissimo tempo lo rimetterà all’angolo?

Non basteranno i sentimenti della vecchia guardia che si appresta a celebrare il 50 esimo anniversario del colpo di Stato. Kast dirà che il golpe è stato un episodio spiacevole provocato dall’atteggiamento divisivo della sinistra. Questa volta la destra con Dio Patria Proprietà (e Famiglia, ma forse senza togliere il matrimonio gay) va al potere senza bombardare il palazzo presidenziale. E non potremo certo dare la colpa alla Cia. Caso mai al destino. Perché forse a volte nella storia c’è il destino che prevale sugli sforzi politici.

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