I cileni hanno votato per l’elezione del Consejo Constitucional che insieme a una commissione di esperti già eletta dal Parlamento ha il compito di redigere una nuova Costituzione da sottoporre a referendum il prossimo dicembre. L’onda lunga del fallimento del precedente processo costituente è stata implacabile. Il Partito Repubblicano, la destra dura che aveva fin da subito (2019/20) contrastato l’idea di rifare la Costituzione ereditata da Pinochet, ha vinto nettamente questa tornata. In termini di voti ha preso il 35,7%. In termini di seggi ancora di più, 22 sui 51 totali ( 17 la coalizione di sinistra, 11 la coalizione della destra “moderata”). La vittoria dei repubblicani è stata favorita dalla dispersione del voto: il qualunquista Partido de la Gente col 5,6% non ha preso seggi e la coalizione del centrosinistra moderato neanche, sprecando un prezioso 9% che avrebbe un po’ riequilibrato i rapporti di forza. Il voto obbligatorio, raro al mondo e reintrodotto da poco in Cile, è stato largamente rispettato, anche se un po’ meno che nel referendum costituzionale dell’anno scorso, e ha portato a un boom del 17% di voti nulli.

In sostanza, come dicevano gli analisti di Chilevision, se l’anno scorso il 62% aveva votato il rechazo (il ‘no’ alla riforma) contro una Costituzione considerata troppo multietnica, transfemminista, troppo poco comprensiva con le esigenze delle imprese, in questa tornata si conferma una netta svolta a destra nei sentimenti prevalenti della popolazione.

Il Partito Repubblicano è quello di Kast, il candidato reazionario sconfitto da Boric nel ballottaggio per le presidenziali del dicembre 2021. Con questa vittoria insperata ha in mano più degli altri le chiavi della nuova Costituzione: ci vogliono i tre quinti, cioè 31 seggi, i repubblicani ne hanno 22, l’altra destra 11. Nelle prime dichiarazioni Kast e i suoi si mostrano aperti al dialogo “purchè sia chiaro che le aspirazioni ottobriste e rifondazionali sono ormai escluse”. Con queste parole si definiscono i movimenti e le aspirazioni che sembravano dominanti in Cile dopo lo scoppio dell’estallido, la rivolta sociale dell’ottobre 2019. Quel ciclo si chiude con una pesante ipoteca della destra “pura” sulle prossime elezioni presidenziali e parlamentari.

Gabriel Boric resta ovviamente al governo, ma un governo quanto mai di minoranza. Per la Costituzione si aprono settimane intense in un cammino che dovrà comunque essere breve. La coalizione di sinistra, coi suoi 17 seggi, chiama la destra moderata con i suoi 11 a fare fronte comune per i cambiamenti in senso vagamente socialdemocratico che erano stati concordati. I repubblicani possono, se vogliono, bloccare tutto ma per risultare degni di vincere le prossime elezioni cercheranno di mostrarsi almeno formalmente dialoganti.

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