Dal 2 maggio una studentessa di 24 anni ha piantato una tenda nei pressi del Politecnico, per protestare contro il caro affitti a Milano ma che rappresenta una piaga per tutti i comuni sia nelle grandi aree urbane che nei piccoli e medi comuni.

La studentessa, con questo atto semplice ma al contempo forte, segnala e mette a nudo il caro affitti, affermando con cartelli che non si possono pagare affitti da 700 euro in quanto insostenibili, un costo insostenibile che nel suo caso significa un ostacolo quasi insormontabile per il diritto allo studio. Del resto negli ultimi anni si sono privilegiati e si stanno privilegiando, con centinaia di milioni di euro, interventi di housing studentesco affidato a privati a costi esorbitanti e sempre più mettendo l’accesso in capo al requisito del merito e non del reddito.

Nei primi mesi del 2023 si è fatto un gran parlare dei dati forniti da centri studi, spesso legati a immobiliari, che annunciavano ulteriori aumenti degli affitti, ma riferendosi alle sole offerte, in questo dando un contributo comunicativo alla accettazione passiva di un mercato senza alcuna regola a partire dall’incrocio tra domanda e offerta. Credo invece che dovremmo fare riferimento ai dati allarmanti sui valori dei contratti stipulati.

L’ultimo rapporto immobiliare dell’Agenzia delle entrate, del 2022, afferma che a Milano il mercato transitorio ordinario, non studenti, ha visto la stipula di 13.515 contratti per abitazioni di superficie media di 65,8 mq. Questi contratti mediamente hanno visto un valore pari a 148,5 annuo mq, ovvero oltre 12 euro al metro quadro al mese. Per quanto riguarda il mercato ordinario a libero mercato a Milano nel 2021 sono stati stipulati 39.297 contratti di locazione con un canone annuo medio di 165,0 euro, ovvero circa 14 euro mq/mese. Per quanto riguarda gli studenti l’Agenzia delle entrate afferma che nel 2021 a Milano sono stati stipulati 844 contratti di locazione con affitti pari a 124,5 mq/anno, ovvero poco oltre i 10 euro mq/mese. Infine per quanto riguarda i contratti agevolati, 3+2, il Rapporto Immobiliare 2022 ci dice che nel 2021 a Milano sono stati stipulati 2.174 contratti di locazione con affitti medi pari a 112,9 metro quadro/anno, ovvero 9,4 euro a metro quadro.

Si tratta di dati sconfortanti: da una parte a Milano imperano i contratti a libero mercato che sono stati oltre 39.000, rispetto ai soli 2100 contratti di locazione a canale agevolato. E che dire dei soli 844 contratti transitori per studenti fuorisede, con affitti che devono rientrare nei valori del canone agevolato, rispetto ai 20.000 studenti fuorisede che sono segnalati a Milano?

Tenuto conto dei dati citati ufficiale dell’Agenzia delle entrate, si evidenzia la potenza comunicativa di quella tenda, di una studentessa che denuncia un mercato delle locazioni insostenibile, che produce da una parte esclusione dal diritto allo studio e dall’altra sfratti per morosità. E i dati che ci attendiamo nel Rapporto immobiliare 2023 con i dati del 2022 probabilmente saranno ancora più gravi.

Quella tenda però è la denuncia del fallimento delle politiche abitative attuate in Italia, dai governi che si sono succeduti fino ad oggi anche da Regioni e Comuni, tutte tese ad abbandonare l’edilizia residenziale pubblica giudicata obsoleta a favore di commistioni pubblico-privato, dove il pubblico era ed è la vacca grassa, che ci mette soldi, immobili e aree, ma con i profitti che vanno ai privati, senza alcuna reale ricaduta sui cittadini, siano essi studenti o famiglie in precarietà abitativa.

Eppure a Milano, in un comunicato del segretario nazionale dell’Unione Inquilini Walter De Cesaris, che invita tutti ad esprimere solidarietà alla studentessa in tenda davanti al Politecnico, afferma che ci sono oltre 10.000 case popolari chiuse per mancanza di manutenzioni straordinarie e che ci sono centinaia di immobili cielo-terra pubblici e privati lasciati vuoti e in degrado, dei veri buchi neri che appesantiscono urbanisticamente e socialmente la condizione abitativa di Milano.

Quella tenda, quella semplice tenda, quella immagine della studentessa che alza il cartello “Troppi 700 euro al mese di affitto, impossibile vivere” è un durissimo j’accuse che difficilmente verrà recepito dalla politica nazionale e locale. Resta il gesto, che andrebbe valorizzato riaprendo una discussione seria e coerente su politiche abitative pubbliche oggi necessarie, abbandonando tutte le forme di “assistenza” alla proprietà privata quali: il libero mercato, la cedolare secca per affitti a libero mercato e per affitti brevi, tutte azioni tese a sostenere il mercato sulla base di un assunto che il mercato calmiera il mercato. Un assunto falso, dato che questi e il suo caro affitto sono responsabili della gravissima precarietà abitativa per famiglie e studenti fuorisede o lavoratori in mobilità.

La questione abitativa è arrivata ad un punto di non ritorno. Il segnale viene anche dal fatto che la Camera dei Deputati nel mese di giugno ha messo all’ordine del giorno la discussione di mozioni sulla precarietà abitativa. L’augurio è che il visionario piano casa di legislatura paventato dal Ministro Salvini riceva dal Parlamento impegni ad una svolta vera e di rilancio di politiche abitative pubbliche, dove per pubblico non si intende affari per privati.

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