Come sempre, quando le controversie si vogliono risolvere con le guerre, è un disastro. Qui in Sudan adesso c’è il disastro, ma dopo sarà ancora peggio“. Sono le parole pronunciate ai microfoni di Uno, Nessuno, 100Milan (Radio24) dal cardiochirurgo Franco Masini, medical coordinator del Centro Salam di cardiochirurgia di Emergency a Khartoum, l’unico ospedale di tutta l’Africa che offre gratuitamente assistenza cardiochirurgica. Il medico 72enne ha scelto di restare nella capitale sudanese, dove presta servizio dal 2013, dopo aver lavorato per oltre 40 anni all’ospedale Maggiore di Parma in qualità di responsabile del reparto di Cardiologia clinica e successivamente dell’Unità coronarica e terapia intensiva.

Noi abbiamo deciso di rimanere per vari motivi – premette Masini – Innanzitutto perché ci sono ancora pazienti e se ce ne andassimo, avrebbero delle pessime conseguenze. Ora nel centro siamo in 7 assieme al personale sanitario nazionale, che sta dando dimostrazione di grande attaccamento all’ospedale e ci ha chiesto di rimanere. Siamo l’unica cardiochirurgia completamente gratuita di tutta l’Africa: curiamo pazienti del Sudan e di 30 paesi africani“.

Il capomissione di Emergency spiega che in Sudan c’è un’incidenza altissima della valvulopatia reumatica, una malattia che nei Paesi sviluppati è quasi scomparsa o, al più, colpisce gli anziani, mentre in Sudan uccide i più giovani: “Si tratta di una malattia legata alle condizioni di vita difficili e degradate: per una banale mal di gola succede che si rovinano le valvole del cuore. Qui facciamo soprattutto sostituzioni valvolari. Le valvole cardiache richiedono una terapia anti-coagulante che deve essere controllata. Se andassimo via, non potremmo più seguire i pazienti. Nella nostra ultima evacuazione è arrivato un bambino in arresto cardiaco con la valvola bloccata e un altro ancora gravemente scompensato che abbiamo dovuto ricoverare. Se non ci fossimo stati, sarebbero forse morti”.

Omaggio finale del medico all’indimenticato Gino Strada, fondatore di Emergency: “Ci sarebbe bisogno di lui per dire no a tutte le guerre, perché era una voce autorevole, sentita, molto carismatica. Gino è una figura irripetibile, non c’è niente da fare. Io sono qui dal 2013, dopo aver lavorato 40 anni a Parma. No, non ci si abitua mai alla sofferenza di questo posto. In Italia la cardiochirurgia cura soprattutto persone anziane, qui l’età media dei nostri pazienti è di poco superiore ai 20 anni. Abbiamo bambini di 6 o 7 anni gravemente malati. Non ci si abitua mai, soprattutto quando le cose vanno male. Però è una grande soddisfazione quando tutto va bene”.

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