In un clima di tensione mondiale come quello degli ultimi 14 mesi, esercitazioni di questo tipo – da sempre pensate per un lato ‘teorico’ – appaiono sotto un’altra veste. Teatro: la Sardegna. All’opera circa 3mila soldati, di cui 800 italiani, oltre a tedeschi, olandesi, norvergesi, cechi e lussemburghesi. Obiettivo: testare la velocità di risposta a qualsiasi emergenza. Una sorta di prova generale. Tecnicamente la chiamano “punta di lancia” dell’arsenale Nato e sull’isola arriveranno anche i mezzi avanzati, compresi i tank Leopard 2.

L’esercitazione – pianificata da tempo – soddisferà i requisiti stabiliti dal Comando Alleato Supremo in Europa (SHAPE) e sarà incardinata sotto il Joint Force Command di Napoli (JFC Naples). La Nato Response Force, creata nel 2002, è “una forza multinazionale tecnologicamente avanzata, composta da componenti terrestri, aerei, marittimi e forze per operazioni speciali, rapidamente dispiegabili”. La ‘punta di lancia’ è nata invece nel 2014 sull’onda dell’annessione della Crimea da parte della Russia ed è la crema della postura di deterrenza Nato, in corso di riorganizzazione sull’onda delle decisioni prese al summit di Madrid (e che dovranno essere messe a terra al prossimo vertice di Vilnius).

Nella capitale spagnola i leader hanno deciso di rafforzare la deterrenza dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia creando il New Force Model della Nato, che andrà a sostituire l’attuale Response Force. Come? Creando tre livelli di prontezza, il primo dei quali s’impegna a schierare “più di 100mila soldati” entro massimo 10 giorni. L’esercitazione ‘Nobel Jump’ serve dunque a testare le capacità operative Nato in un momento in cui la guerra, come ripete il segretario generale Jens Stoltenberg, è tornata a infuriare nel cuore dell’Europa.

E non si tratta dell’unica esercitazione. Perché, ancora in Sardegna, è in programma un altro appuntamento dall’8 al 26 maggio con la Joint Stars 2023, l’esercitazione interforze e inter-agenzia più importante della Difesa, pianificata dal Comando operativo di vertice interforze (Covi). Oltre 4.000 uomini e donne e circa 900 tra mezzi terresti, aerei e navali sono pronti a sbarcare sull’isola. In questo caso, si tratterà solo di forze italiane che si eserciteranno all’aeroporto di Decimomannu, nei poligoni di Capo Teulada e Salto di Quirra e zone marittime antistanti. Coinvolti anche Guardia di finanza, Capitanerie di porto, Protezione civile, Croce rossa italiana, vigili del fuoco, oltre a istituzioni e rappresentanti del mondo accademico.

Uomini, donne e mezzi saranno impegnati nella simulazione di operazioni di difesa degli spazi aerei, terrestri e marittimi, nella sicurezza cibernetica e spaziale, nella difesa da contaminazione chimica, biologica, radiologica o nucleare e nel contrasto alle minacce derivanti dalle tecnologie emergenti, sempre più spesso utilizzate nella fabbricazione di droni sottomarini o aerei. L’evento addestrativo verterà su una prima risposta civile ad una crisi umanitaria e di sicurezza pubblica e una successiva risposta militare interforze e multinazionale in aderenza all’art. 5 del Trattato del Nord-Atlantico, che stabilisce il principio di difesa collettiva in caso di aggressione a uno dei Paesi alleati. In particolare, verranno simulati scenari connessi al mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica, all’antiterrorismo, al contrasto dei traffici illeciti, al soccorso di profughi e, più in generale, alle azioni di risposta in situazioni emergenziali.

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