Un malore ha cancellato tutti gli impegni elettorali di giornata del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. “In seguito ai consigli dei medici, oggi riposerò a casa”, ha scritto su Twitter annunciando che non potrà partecipare ai comizi elettorali in programma in tre diverse città turche. “Se Dio vuole, da domani riprenderemo”, ha aggiunto. Il malore è avvenuto il 25 aprile, durante un’intervista televisiva la cui diretta è stata improvvisamente interrotta. Dopo circa 15 minuti, Erdogan è tornato a parlare in diretta con i giornalisti affermando di essersi assentato a causa di un’influenza intestinale e di accusare stanchezza a causa dei molti impegni relativi alla campagna elettorale per il voto, in programma in Turchia il 14 maggio. Dopo avere risposto a qualche altra domanda visibilmente stanco, la trasmissione è stata interrotta. Prima dell’intervista con le emittenti Ulke Tv e Kanal 7, Erdogan aveva tenuto tre comizi durante la giornata e si è presentato con 90 minuti di ritardo al programma televisivo

Intanto, nel Paese, la tensione in vista dell’appuntamento elettorale è palpabile. Ayten Donmez, candidata per il filocurdo Partito della sinistra verde (Yesil Sol Partisi – Ysp), è stata arrestata a Istanbul con l’accusa di avere fatto parte del Partito dei lavoratori del Kurdistan Pkk, formazione armata ritenuta terrorista dalla Turchia e che da 40 anni combatte contro l’esercito di Ankara. Ysp è la sigla con cui si presenteranno alle elezioni del 14 maggio i membri dell’Hdp, formazione filocurda e terza forza più rappresentata nell’attuale parlamento turco che rischia la chiusura per una presunta vicinanza con il terrorismo. Il 25 aprile, inoltre, almeno 110 persone sono state arrestate nel Paese nell’ambito di un’operazione “antiterrorismo” contro il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk), ha dichiarato una fonte di polizia all’Afp. L’operazione, che precede di tre settimane le elezioni, è stata condotta in 21 province, tra cui quella di Diyarbakir, a maggioranza curda, nel sud-est del Paese. Secondo l’Ordine degli avvocati di Diyarbakir, “il numero totale di arresti potrebbe raggiungere i 150”, tra cui almeno “venti avvocati, cinque giornalisti, tre attori teatrali e un politico”. Secondo la tv di Stato turca Trt, le persone messe in custodia sono accusate di avere finanziato il Pkk o di avere collaborato con il gruppo curdo armato, mentre l’operazione delle forze di sicurezza è ancora in corso. Tra gli arrestati, oltre a giornalisti ed avvocati, ci sono anche dirigenti di varie ong. La maggior parte delle 21 province interessate dall’operazione si trovano nel sud est a maggioranza curda del Paese ma gli arresti sono stati effettuati anche in altre zone della Turchia, come in provincia di Istanbul, Ankara, Smirne e Bursa.

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