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Ridotta in cenere la “casa degli orrori” del “cannibale di Rotenburg”: cercava le vittime con annunci sul web, poi le macellava lì

La dinamica dell'incendio che la scorsa notte ha distrutto l'abitazione non è ancora chiara

di F. Q.

È ridotta ad un cumulo di cenere e macerie la casa appartenuta ad Armin Meiwes, meglio conosciuto come “il Cannibale di Rotenburg“. La dinamica dell’incendio che ha distrutto la scorsa notte l’abitazione non è ancora chiara: saranno le indagini a stabilire se si sia trattato di un atto doloso. A dare la notizia è Christian Grunwald, il sindaco della cittadina tedesca, che ha annunciato anche che le rovine saranno rimosse al più presto, così da porre finalmente fine ai macabri pellegrinaggi alla “casa degli orrori” da parte degli amanti di storie raccapriccianti.

La casa è stata infatti il teatro degli orrori compiuti da Armin Meiwes: tutto iniziò nel 2001, quando l’uomo aveva pubblicato sul web un annuncio con cui ricercava – testualmente – qualcuno disposto a “farsi uccidere, macellare e mangiare”. Un’offerta che incredibilmente non era andata a vuoto, visto che a rispondere era stato Bernd Brandes: pienamente consenziente, la vittima aveva accettato di recarsi a casa di Meiwes, quindi si era fatto legare e anestetizzare (parzialmente) e poi aveva chiesto al criminale di tagliare una parte del suo corpo.

I due avevano cucinato e consumato insieme la “pietanza”, filmando tutta la scena. La sorte atroce di Brandes dopo l’appuntamento con il cannibale è facilmente immaginabile: Meiwes gli aveva reciso la gola e nei giorni successivi lo aveva tagliato a pezzetti, arrivando a consumare una ventina di chili di carne umana. Meiwes aveva continuato a cercare vittime sacrificali dei suoi abominevoli appetiti attraverso annunci sul web, ma era stato arrestato dopo un anno e mezzo dall’appuntamento fatale con Brandes. Condannato a 8 anni e mezzo di carcere in primo grado, la sentenza aveva suscitato scalpore e indignazione in tutta la Germania. In appello invece gli venne dato l’ergastolo. Sulla sua vita c’era in programmazione anche un film, che il governo di Berlino ha deciso però di vietare.

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