I magneti permanenti sono componenti fondamentali di molti oggetti tecnologici con cui abbiamo a che fare tutti i giorni. Dalle auto agli smartphone, passando per i computer e gli elettrodomestici. Al momento, la produzione di questi magneti avviene quasi esclusivamente sfruttando le terre rare, materie prime costose, difficili da riciclare e di cui l’Europa dispone in quantità limitata. È per questo motivo che l’Unione Europea ha deciso di finanziare Passenger, un piano che mira a sviluppare soluzioni innovative per eliminare i problemi collegati alla dipendenza dalle importazioni di materie prime critiche dal resto del mondo. Si tratta di un progetto di importanza strategica per l’Ue che punta a sostituire l’attuale tecnologia basata sulle terre rare in uno dei settori più cruciali della green economy europea, quello dell’elettromobilità.

Passenger si inserisce nel solco tracciato dalle politiche Ue degli ultimi mesi, come il divieto di immatricolazione per i veicoli a motore termico dal 2035 e il Critical Raw Materials Act, il piano che mira a ridurre il rischio di carenza di minerali strategici per la transizione verde e digitale. Riuscire a sviluppare dei magneti grazie a materie prime europee, da utilizzare per la mobilità elettrica e non solo, è centrale per raggiungere gli obiettivi dell’Unione: la neutralità climatica e l’indipendenza da altri Paesi negli approvvigionamenti. Per farlo Bruxelles ha creato un consorzio, formato da centri di ricerca internazionali e aziende specializzate in grado di coprire tutto il ciclo produttivo. A questi partner sono stati messi a disposizione fondi per circa nove milioni di euro. Tra i 20 soggetti che partecipano a Passenger c’è Industrie Ilpea, impresa di Malgesso, in provincia di Varese, che si occupa di progettazione e realizzazione di componenti in materiali plastici, magnetici e in gomma, usati principalmente nel mercato degli elettrodomestici e dell’automotive.

Come spiegato a ilfattoquotidiano.it da Sergio Salviati, ingegnere e ricercatore di Ilpea, il ruolo dell’azienda varesina nel progetto è quello di produrre materiali innovativi in ferrite ad alte prestazioni per la produzione di magneti permanenti. “Abbiamo iniziato a collaborare con Passenger nel 2021 – spiega Salviati -. Siamo stati contattati da Imdea, il centro di ricerca di Madrid che coordina il programma, per l’esperienza che abbiamo nella produzione di ferrite magnetica. L’obiettivo è quello di implementare l’utilizzo di questo materiale nel mercato della mobilità elettrica, soprattutto a due ruote, entro il 2025”.

È questa, infatti, la data in cui è prevista la conclusione di Passenger. Quattro anni per sviluppare un prodotto innovativo, validato e funzionante. Da qui, in un secondo momento, si passerà dal campo sperimentale a quello commerciale, per far sì che, liberati dalla dipendenza dalle terre rare, i magneti permanenti possano diventare prodotti di largo consumo in Europa. “Funziona un po’ come una catena. Noi siamo il primo anello – continua Salviati -. Sviluppiamo la polvere magnetica e poi la diamo a un’altra azienda che seguirà il secondo passaggio, e così via”.

A questa corsa a tappe partecipano anche alcuni centri di ricerca che hanno il ruolo di monitorare la sostenibilità ambientale, sia dei materiali che dei processi. Per quello che riguarda l’attività di Ilpea, la sostenibilità della ferrite è garantita da due elementi. Il primo è la facilità con cui è possibile reperirla in Europa. Questo materiale, infatti, è già largamente utilizzato in altri settori produttivi: l’azienda deve potenziarne gli usi e applicarla nel campo dell’elettromobilità. Il secondo vantaggio della ferrite è il fatto che è possibile recuperare parte del composto dagli scarti industriali della siderurgia.

Un esempio di economia circolare, secondo Salviati che poi precisa: “Fino alla fine del programma sarà difficile dire esattamente quali potranno essere i materiali definitivi per raggiungere gli obiettivi di Passenger. Alcuni partner stanno lavorando su altre soluzioni. Siamo ancora in una fase di sperimentazione. Una volta concluso, le aziende del consorzio che si occupano di monitorare questi aspetti eseguiranno un’analisi definitiva. Da questa verrà tratto un bilancio, per capire quali siano i guadagni effettivi da un punto di vista ambientale”. Trovare soluzioni alternative rispetto alle catene di approvvigionamento internazionale comporterebbe un vantaggio sia economico che strategico per l’Ue. “È problematico reperire le terre rare. La loro importazione e la loro estrazione hanno costi alti. I prezzi subiscono spesso variazioni, soprattutto da dopo la pandemia. La nostra tecnologia punta a stabilizzare queste variabili”.

Con la domanda di veicoli elettrici che è destinata ad aumentare nei prossimi anni, l’Ue non vuole correre il rischio di dover dipendere da altri Paesi per la produzione della componentistica, considerando che ben il 98% delle terre rare utilizzate in Europa viene importato dalla Cina. Per l’Unione, il successo del Green Deal europeo passa dalla ricerca.