“Nessuna colpa dimostrata, non c’è un nesso certo”. Airbus e Air France, alla sbarra per omicidi colposi dopo il disastro aereo del volo AF447 Rio-Parigi, in cui morirono 228 persone, sono state assolte al termine del processo che si è concluso 14 anni dopo la sciagura. All’annuncio della sentenza, alcune parti civili presenti in aula si sono alzate, stupefatte, come per lasciare la sala, prima di risedersi in silenzio sbigottite. “Ci aspettavamo un giudizio imparziale, non è così. Siamo disgustati”: è stata la reazione a caldo della presidente dell’associazione Entraide et Solidarité che rappresenta i famigliari delle vittime, Danièle Lamy. “Di questi 14 anni di attesa – ha aggiunto – non resta che disperazione, costernazione e rabbia”.

Il primo giugno 2009, il volo AF447 tra Rio e Parigi precipitò in piena notte nell’oceano Atlantico, a poche ore dal decollo dal Brasile. Tra le 228 vittime del disastro, 216 passeggeri e 12 membri dell’equipaggio. A bordo dell’Airbus A330 immatricolato F-GZCP si trovavano persone di 33 diverse nazionalità, tra cui 72 francesi e 58 brasiliani nonché nove di italiani. Tra questi Giovanni Battista Lenzi, consigliere regionale del Trentino, Rino Zandonai, direttore dell’associazione Trentini nel Mondo, Luigi Zortea, sindaco di Canal San Bovo, insieme in Brasile per progetti di solidarietà in collaborazione con le comunità trentine di emigrati. Sul volo AF447 anche gli altoatesini Georg Lercher, Alexander Paulitsch e Georg Martiner.

Il tribunale ha escluso colpe penali delle due società, giudicando che se “errori” sono stati commessi sul piano civile, “nessun nesso certo di causalità con l’incidente può venire dimostrato”. I giudici d’Oltralpe si limitano dunque a riconoscere unicamente la “responsbilità civile” dei danni. La stima economica è stata rinviata ad un’udienza fissata per il 4 settembre. “Ci dicono ‘responsabili ma non colpevoli’. Ed è vero che noi, ci aspettavamo la parola colpevoli”, ha commentato uno dei legali delle vittime, Alain Jakubowicz. “Per me non ha alcun senso”, gli ha fatto eco, Ophélie Toulliou, che nella sciagura perse il fratello. Profondamente addolorata dalla sentenza, la donna ha espresso un “sentimento di ingiustizia” e di “incomprensione” per la decisione dei giudici.

Da parte sua Air France “prende atto della sentenza”. In una nota, la compagnia aerea assicura che “conserverà sempre nella memoria il ricordo delle vittime di questo terribile incidente e rivolge il suo più profondo cordoglio alle famiglie e dei cari”. Per Airbus, la sentenza è “coerente” con il non luogo a procedere pronunciato al termine dell’istruzione giudiziaria, nel 2019. Anche il colosso europeo dell’aeronautica esprime soldiarietà ai famigliari e “ribadisce” il suo “totale impegno in materia di sicurezza aerea”.

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