Il 2023 del nuovo governo di estrema destra guidato da Benjamin Netanyahu è iniziato al ritmo di un palestinese ucciso al giorno. Ma questo non è l’unico record negativo fatto registrare dall’esecutivo ultranazionalista d’Israele: secondo quanto riporta il giornale Haaretz, nelle carceri dello Stato ebraico sono reclusi 971 detenuti sottoposti ad arresto amministrativo. In poche parole, persone, quasi tutte arabe, che si trovano in prigione senza essere state ancora sottoposte a processo. Una cifra record per gli ultimi 20 anni, si legge sul media.

L’intensificarsi della repressione e delle violenze commesse dalle forze di sicurezza di Tel Aviv nei confronti della popolazione palestinese ha aumentato le presenze all’interno delle carceri israeliane. Ma ciò che salta all’attenzione è che molte di queste persone si trovino in cella in attesa di un giusto processo. Non sorprende invece, anche se il dato conferma la tendenza del nuovo governo, che i detenuti siano quasi tutti palestinesi della Cisgiordania, di Gerusalemme est o arabi israeliani. Nei loro confronti non è stato celebrato alcun processo, nota Haaretz, e i loro avvocati non hanno potuto vagliare le informazioni raccolte nei loro confronti dallo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno israeliano.

Haaretz precisa che fra i 971 detenuti sottoposti ad arresti amministrativi ci sono comunque anche quattro ebrei, militanti dell’estrema destra. Si tratta, secondo il quotidiano, della cifra più elevata dal 1994 di ebrei sottoposti ad arresti amministrativi perché ritenuti un pericolo incombente sulla sicurezza pubblica.

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