Dal 23 marzo 2023 in Commissione Giustizia della Camera si è avviata la discussione su tre proposte di legge (pdl) presentate dalla Lega e da Fratelli d’Italia. Si tratta di proposte sulle quali è bene aprire un cono di luce, per la loro portata e ricaduta sociale.

Queste pdl propongono per occupazioni di stabili e per occupazioni di unità immobiliari pubbliche e private – inserendo velatamente persino gli sfrattati tra gli occupanti abusivi – l’arresto immediato, una condanna penale tra i cinque e i nove anni di carcere, nonché una sanzione di 25.000 euro. Se le risposte della destra al fabbisogno abitativo sono l’arresto e una condanna fino a nove anni, ovvero propone il passaggio da casa a cella, allora la questione si fa maledettamente seria e va approfondita. Si tratta di proposte di legge che tendono ad assolvere il ceto politico e amministrativo che è responsabile della condizione abitativa nel nostro Paese. Davvero si pensa che arrestando e mettendo in carcere chi occupa, presumo l’intero nucleo familiare dove sovente ci sono minori, anziani e disabili, perché povero e perché le istituzioni pubbliche non hanno offerto alcuna possibilità, si risolva la questione?

Sbagliano le famiglie che in piena disperazione occupano un alloggio o che, sotto sfratto, non riescono ad andarsene perché non sanno dove andare? Ad una lettura superficiale sì, apparentemente. Eppure sono tanti i responsabili di quelle occupazioni o ritardi al rilascio dell’unità immobiliare. Sono responsabili coloro che guidano gli enti gestori di case popolari che troppo spesso lasciano case vuote o con una gestione incapace di sventare le “gestioni” di quote di alloggi da parte della criminalità. Sono responsabili coloro che hanno governato fino ad oggi lo Stato e gli enti locali di non aver attuato politiche abitative pubbliche, pur sapendo delle centinaia di migliaia di famiglie nelle graduatorie, con sentenze di sfratto o con redditi in povertà assoluta.

Sbagliano ad occupare? Forse sì, se giudicati dal divano. Ma vorrei vedere questi signori e i politici a qualunque livello, in quelle condizioni, sentire il peso degli occhi della tua famiglia quando la polizia ti mette fuori dall’alloggio e spesso questo significa anche essere buttato fuori dal contesto sociale, fuori dai diritti di cittadinanza. Davvero passare dalle politiche abitative di inclusione sociale, del resto abbandonate da decenni, alle politiche di reclusione per famiglie povere senza altra alternativa abitativa rappresenta la soluzione?

Stiamo assistendo ad una continua e velocissima involuzione nel campo delle politiche abitative: soppressione dei contributi affitto, nessun piano casa, nessuna gestione degli sfratti. Non ci sono soldi, dicono, per realizzare case popolari. Eppure si trovano risorse per finanziare cedolari secche per gli affitti brevi, per coloro che affittano a libero mercato, ora persino nella delega fiscale per il non abitativo. Stiamo parlando di diversi miliardi di euro. Tutti messi nella disponibilità della proprietà immobiliare.
Come dichiarato da Walter De Cesaris, Segretario nazionale Unione Inquilini: “Da destra assistiamo ad una doppia morale: crudele con le fasce più deboli e prodiga con la rendita parassitaria”. Attenzione: questi atti, queste proposte violano una decina di trattati di diritti umani e anche diversi articoli della Costituzione, per esempio il diritto alla salute, all’istruzione, alla coesione sociale.

Eppure le contraddizioni sono sempre più evidenti e le proposte della destra non fanno neanche i conti con una giurisprudenza più avanzata di ipocrite proposte di legge. Così succede che la Cassazione con una sentenza di fine 2021, la n° 46054, si sia espressa sulla particolare tenuità del fatto (art. 54 del C.P.) per chi occupa abusivamente una casa popolare per dare un tetto ai propri figli minori. La Corte di Cassazione ha sancito che, per il reato di occupazione abusiva d’immobile di abitazione, va riconosciuta la scriminante della “particolare tenuità del fatto”, se ricorre appunto lo “stato di necessità” di dare un tetto ai figli minori.

Alla fine dei conti se lo Stato avesse fatto lo Stato, i Comuni e le Regioni il loro dovere, ovvero politiche abitative vere e capaci di rispondere ai vari segmenti della precarietà abitativa, con un numero di case popolari adeguato al fabbisogno, una gestione decente di case popolari e sfratti, con affitti sostenibili ai redditi attuali, nessuno avrebbe avuto alcun bisogno di occupare e di mettere a rischio la propria famiglia. Non ditelo agli estensori delle proposte di legge in Commissione Giustizia che il 90% degli sfratti è per morosità e che banalmente abbassare gli affitti ci eviterebbe sia occupazioni che sfratti, che si ridurrebbero di molto. Voglio augurarmi che i gruppi parlamentari di opposizione e quel che rimane della magistratura democratica escano dal silenzio e scendano in campo per dire No a quelle proposte di legge.

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