Nel suo intervento alle Camere la premier Meloni aveva toccato solo di sfuggita il tema dell’evasione fiscale, un affare grosso in Italia, mostrando poco interesse per questo tema a differenza dei premier precedenti. Nessuno poteva prevedere però, nemmeno i più pessimisti come il sottoscritto, che la signora Meloni sarebbe diventata in pochi mesi la santa protettrice degli evasori fiscali, di tutti ma di quelli di grossa taglia in particolare. Evidentemente la lobby fiscale, fatta di professionisti che hanno molta esperienza nel settore e ben collocati nelle leve governative, la sta condizionando. Impresa facile, vista la sua modestissima preparazione economica e ancora meno fiscale.

Questa lobby finora aveva usato l’artiglieria leggera, scusandomi per la metafora bellica, avanzando la proposta di una riforma del fisco e con i vari annunci di condoni e sanatorie diversamente mascherati. Ora, tocca all’artiglieria pesante, con la presentazione di un disegno di legge che prevede di ritornare alla non punibilità di alcuni gravi illeciti tributari. Artiglieria pesante perché l’unico spauracchio dei grandi evasori è il risvolto penale, mentre per la sanzione economica non ci sono in genere problemi.

Per capire quanto la melonieconomics stia, senza se e senza, ma dalla parte dei grandi evasori – quelli piccoli cattolicamente li possiamo perdonare – non serve andare lontano: è sufficiente ritornare al decreto fiscale collegato alla finanziaria del 2020. Allora era primo ministro Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri ministro delle Finanze. Questo decreto fiscale, abbastanza complesso, delineava una strategia piuttosto articolata di contrasto all’evasione fiscale di alto livello per recuperare almeno una parte dei 100 miliardi di tasse che ogni anni scompaiono misteriosamente. Un buco ben maggiore dei 110 miliardi sbandierati dal ministro Giorgetti a proposito del super bonus edilizio. Evidentemente non tutti i buchi fiscali meritano di essere considerati e contrastati.

In particolare, il governo Conte, per ragioni di cassa e ancor più di equità, calibrava il deterrente della punibilità penale per alcuni tipi di evasione particolarmente gravi. Per fare un esempio, chi evadeva l’imposta sui redditi per un valore superiore ai 150mila euro, ma per singola fattispecie, era punito con la reclusione fino a due anni e sei mesi. Oppure, chi proprio la dichiarazione non la presentava era punibile con la reclusione da due a cinque anni, ma solo sopra la soglia di 50mila euro di imposta non pagata. Casi molto particolari ed estremamente gravi evidentemente, nei confronti dei quali la leva penale poteva fare da spauracchio.

Ora il viceministro Maurizio Leo propone di cambiare le norme e di creare un salvagente penale per questi contribuenti infedeli. Per molti di questi reati il governo prospetta la non punibilità per chi accetta la contestazione e paga il dovuto. In altre parole, se vieni scoperto paghi e ti salvi dalla sanzione penale. Ovviamente questo ravvedimento fiscale a posteriori vanifica ogni azione che tende a prevenire l’illecito tributario. I grandi evasori possono dormire sonni tranquilli.

Lasciando perdere altre questioni che sarebbe interessante esaminare, la domanda centrale è la seguente: perché si vuole tornare indietro nella lotta all’evasione e creare un regime agevolato per i grandi evasori? Non c’è dubbio infatti che non tutti gli italiani possano permettersi un’evasione in grande stile di questo tipo. Secondo una mia stima approssimativa, il contribuente italiano medio avrebbe bisogno di alcuni decenni per generare un’evasione di questo livello. Le soglie sono così elevate che solo tecnocrati della fiscalità ben preparati, ancorché poco onesti, possono ottenere risultati così brillanti, per loro. Non siamo proprio nel caso di quell’evasione di necessità dietro la quale si trincera spesso la destra.

La tregua fiscale di questo tipo è un regalo ai grandi evasori? La risposta è inequivocabilmente sì. Vedremo quali argomenti la signora Meloni tirerà fuori in Parlamento per difendere la vergognosa misura che la sua lobby fiscale ha confezionato. Per lei sarà come camminare sui carboni ardenti e non basterà più nascondersi dietro le solite accuse al fronte progressista di essere vessatorio e tassaiolo.

Posto che la norma sostenuta dalla lobby fiscale verrà approvata, e che qualcuno in alto loco brinderà al successo insperato, mi viene però in mente un piccolo correttivo, che dia almeno una qualche soddisfazione morale al contribuente onesto o quasi. Il ministro Valditara, in una delle sue numerose incursioni pedagogiche, ha affermato che lo studente umiliato dal professore trova in questa condizione la forza del riscatto. Qualcosa di simile si potrebbe applicare ai grandi evasori protetti dal nuovo scudo fiscale della melonieconomics. Propongo almeno, come piccola sanzione accessoria, la pubblicazione dei loro nomi – così tutti possiamo individuare le persone che hanno tradito il comune dovere del patriottismo fiscale. È poco, ma mi accontenterei. Almeno una piccola soddisfazione morale, a quei molti milioni di contribuenti che non hanno la necessità di compiere reati fiscali non punibili, il governo la deve.

Articolo Precedente

Finanza, l’overconfidence dei consulenti resta impunito: perciò sbagliano serenamente le previsioni

next
Articolo Successivo

Nel mezzo della crisi bancaria, il numero uno di Unicredit Andrea Orcel strappa un aumento del 30%, Guadagnerà 9,7 milioni

next