Non comincia benissimo l’avventura del nuovo mega gruppo bancario sorto dall’acquisto di Credit Suisse da parte di Ubs per 3 miliardi di franchi (e centinaia di miliardi in garanzie a carico dello stato elvetico). Entrambi gli istituti sono infatti tra quelli sotto esame nell’indagine avviata dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti su presunti aiuti agli oligarchi russi per eludere le sanzioni occidentali. Lo riporta l’agenzia Bloomberg citando fonti vicine al dossier. Le due banche svizzere sono incluse in una nuova serie di citazioni in giudizio inviate dal governo degli Stati Uniti e tra cui figurano anche alcuni istituti statunitensi. Credit Suisse che UBS hanno rifiutato di commentare. Dal 2000 ad oggi Credit Suisse ha ricevuto multe da varie autorità per un totale di 11 miliardi di dollari.

Prima dell’invasione russa dell’Ucraina il Credit Suisse era una delle banche di riferimento dei russi più facoltosi, arrivando a gestirne patrimoni per complessivi 60 miliardi di dollari che hanno fruttato alla banca ricavi in commissioni e costi di gestione per oltre mezzo miliardo di dollari l’anno. Al momento dell’introduzione delle sanzioni, a cui, infrangendo la storica neutralità, ha aderito anche la Svizzera, la banca abeba ancora in gestione patrimoni russi per 33 miliardi di dollari, mentre i depositi di questo tipo di Ubs ammontavano a circa 15 miliardi. L’indagine delle autorità statunitensi potrebbero indurre UBS a sfrondare ulteriormente l’elenco dei clienti del rivale aqcuisito.

Le banche possono incorrere in severi provvedimenti in caso di violazioni delle sanzioni statunitensi. Nel 2014 la francese Bnp Paribas ha accettato di pagare quasi 9 miliardi di dollari dopo essersi dichiarata colpevole delle accuse di aver gestito transazioni per entità sudanesi, iraniane e cubane proibite dagli Usa. Nel 2019, Standard Chartered Bank più di 1 miliardo di dollari per chiudere un contenzioso su operazioni condotte con l’Iran.

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