La stampa odierna sottolinea due grandi avvenimenti: il rafforzamento, molto ostentato, dei rapporti economici e militari tra Russia e Cina e l’offerta dell’Inghilterra all’Ucraina di inviare proiettili con uranio impoverito. Il risultato è una pericolosissima escalation che ci sta portando, molto prima del previsto, all’esito finale di una qualsiasi guerra dei nostri giorni: l’olocausto dell’intero pianeta.

Quello che colpisce è il fatto che oramai i governi agiscono non in base a idee chiare e distinte, le quali richiederebbero una stabilizzazione degli equilibri di forza dei Paesi con economie contrapposte, ma in base a quelle che Herbart definiva complessioni di idee, cioè un aggroviglio delle idee stesse che impediscono il pensiero critico, il quale presuppone la coscienza che il pensiero umano produce singole idee da utilizzare per azioni i cui confini sono ben delimitati, mentre la complessione di queste impedisce di seguire la via giusta e si risolve in un mantra, in una formula magica che contrappone inesorabilmente e senza possibilità di sbocco le posizioni opposte.

Tutto questo dimostra la stupidità di pensare alla risoluzione del conflitto in atto con l’uso della forza, poiché con l’invenzione della bomba atomica, lo sbocco finale di qualsiasi guerra che impegnasse tutte le forze disponibili, si traduce nella distruzione di tutta la Terra. I governi usano una propaganda che è di per sé è menzognera e rende i popoli indifferenti incapaci di capire e di agire. Così siamo tutti esposti all’autodistruzione finale.

In questo quadro svanisce ogni possibilità di trattativa. È invece da sottolineare che, parlando senza pregiudizi, restano aperte due questioni fondamentali le quali, per i motivi suddetti, non sono assolutamente prese in considerazione dai governi. A mio avviso, per quanto riguarda la guerra in atto bisogna tener presente che essa è la conseguenza di una rottura dell’equilibrio politico militare tra Est e Ovest e che l’Occidente, dalla caduta del muro di Berlino in poi, ha continuato ad avanzare verso Est con gli strumenti subdoli e predatori della privatizzazione e della concorrenza.

Attraverso la privatizzazione si è fatto in modo che la Russia di Eltsin ponesse sul mercato, in modo che fosse facilmente acquisibile dai cosiddetti “magnati” e dalle multinazionali, l’immensa ricchezza della Russia. Mediante poi il principio della concorrenza, che costituisce anche fondamento dell’Unione europea, si è fatto in modo che si creassero Paesi ricchi e capaci di impadronirsi dei beni pubblici degli altri Paesi concorrenti, in modo che i più deboli divenissero sempre più miseri e i più forti sempre più ricchi.

Ciò è accaduto soprattutto in Italia, i cui governi dell’ultimo trentennio hanno trasformato in proprietà privata tutto quello che era fuori mercato come ricchezza di tutti e quindi come proprietà pubblica demaniale. L’altro argomento è quello dell’immigrazione che viene trattato come un fenomeno che si possa limitare con il respingimento dei migranti (cosa peraltro vietata dal trattato di Ginevra) o facendo in modo che essi siano trattenuti in alcuni Paesi come la Turchia e la Libia, la quale, certamente dietro pagamento di enormi somme di denaro, trattiene coloro che tentano di emigrare in terribili lager ove avvengono soprusi di ogni genere.

Il pensiero critico, quello scevro dalle complessioni di idee, indica invece che mentre l’Europa diminuisce la sua consistenza demografica questa è in forte aumento in Africa, la quale oggi ha 1,5 miliardi di abitanti che nello spazio di pochi anni supereranno i tre miliardi. Si tratta di un’enorme popolazione che, considerata la situazione di sfruttamento economico in cui si trovano, occuperà l’intera Europa senza nessuna possibilità di freno.

È inutile dunque che Giorgia Meloni si dichiari madre e cristiana. Il problema da affrontare è un problema reale che implica per la sua soluzione soltanto un impegno economico totale del continente europeo nei confronti del continente africano, in modo da ricostituire quell’equilibrio che è l’unica garanzia naturale e imprescindibile per la pace universale. Come del resto dispone la nostra Costituzione ponendo tra i principi fondamentali quello dell’eguaglianza economica e sociale (art. 3 Cost.).

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