Chi è andato in Terra Santa avrà sicuramente fatto un’esperienza molto significativa: rileggere il Vangelo nei luoghi in cui si sono svolti gli avvenimenti che vi sono narrati. Un modo per vedere gli eventi della vita di Gesù, che ha inevitabilmente diviso la storia in due, prima e dopo di lui, collocandoli nella terra e nella cultura dove è iniziato il cristianesimo. Una terra, purtroppo, ancora segnata dal sangue del conflitto, apparentemente insolubile, tra israeliani e palestinesi. Papa Francesco, nei suoi primi dieci anni di pontificato, ha invitato molte volte i fedeli a rileggere la vita di Gesù, magari portandosi un Vangelo tascabile con sé oppure utilizzando lo smartphone.

Bergoglio lo ha ricordato recentemente nel messaggio per la Quaresima 2023, intitolato Ascesi quaresimale, itinerario sinodale, invitando coloro che vogliono prepararsi alla Pasqua a mettersi in ascolto di Gesù. “La Quaresima – ha spiegato il Papa – è tempo di grazia nella misura in cui ci mettiamo in ascolto di lui che ci parla. E come ci parla? Anzitutto nella Parola di Dio, che la Chiesa ci offre nella liturgia: non lasciamola cadere nel vuoto; se non possiamo partecipare sempre alla messa, leggiamo le letture bibliche giorno per giorno, anche con l’aiuto di internet”.

Un invito che Francesco ha rivolto anche nell’introduzione al volume Vita di Gesù (Piemme) del vaticanista Andrea Tornielli, direttore della Direzione editoriale del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede. Un libro che il Papa ha regalato alla Curia romana, il 22 dicembre 2022, in occasione della tradizionale udienza per gli auguri natalizi. “Da tempo – scrive Bergoglio – continuo a consigliare a tutti un contatto diretto e quotidiano con i Vangeli. Perché? Perché se non abbiamo un contatto giornaliero con la persona amata, difficilmente potremo amarla. L’amore non si vive per posta, non si può coltivare soltanto a distanza: certo, alcune volte può accadere, ma sono delle eccezioni. L’amore ha bisogno del contatto continuo, del dialogo continuo; è ascoltare l’altro, accoglierlo, guardarlo. È condividere la vita”.

Per il Papa, infatti, “portare con sé un Vangelo tascabile e andare anche più volte al giorno a leggere qualcosa, è come portare con sé il ‘pasto’ quotidiano. È fondamentale ‘alimentarci’ con Gesù, alimentarci di Gesù. Ci sono due mense, come ci ha insegnato il Concilio: l’Eucaristia e la Parola. Andare al Vangelo, al piccolo Vangelo tascabile, al grande Vangelo che abbiamo in casa, alle letture del giorno che ci arrivano sullo smartphone, è un modo per vedere Gesù concreto, per incontrarlo. È la via per accoglierlo diversamente da come ci viene presentato dai teologi o dagli esegeti, il che è prezioso ma è un’altra cosa”.

Il testo di Tornielli è innanzitutto una ricerca personale dell’autore alle radici della sua fede e così anche del suo accurato e decennale lavoro di vaticanista, con all’attivo numerose e fondamentali biografie papali. Lo sottolinea proprio il giornalista nell’introduzione, evidenziando che, a differenza dei suoi precedenti saggi divulgativi su Gesù Bambino e sulla risurrezione del Figlio di Dio, questa volta “c’era, invece, da mettere in gioco se stessi. Bisognava misurarsi per come si è, dunque con tutti i propri evidenti limiti, con il fatto cristiano raccontato nei Vangeli. Bisognava cercare di immedesimarsi, di entrare in quelle scene fissate quasi due millenni fa da testimoni appassionati di Gesù, credenti in lui, e proprio per questo attenti e scrupolosi nel trasmettere ciò che di lui avevano visto, ascoltato, sperimentato, raccolto, vissuto. Bisognava cercare di essere lì, e di lasciarsi colpire, sorprendere, stupire, commuovere dallo sguardo e dalle parole del Nazareno. Per incontrare lui, la sua persona, che è l’autentico cuore della fede cristiana”.

L’autore ripercorre la vita di Gesù attraverso una lettura sinottica di alcuni passi dei Vangeli e del loro commento fatto da Francesco. Sembra così di rivivere quei momenti che hanno segnato la storia non solo del cristianesimo, ma del mondo intero. Un testo prezioso da riprendere in mano in questo tempo di Quaresima per prepararsi alla Pasqua, da utilizzare per meditazioni e ritiri e ovviamente anche durante i pellegrinaggi in Terra Santa. Un volume la cui fede dell’autore diviene contagiosa per il lettore che si pone così in dialogo con i grandi temi sul significato autentico della vita e li rilegge alla luce degli insegnamenti evangelici.

Quando il futuro cardinale Carlo Maria Martini fece il suo ingresso nell’arcidiocesi di Milano, il 10 febbraio 1980, attraversò la metropoli a piedi con un Vangelo tra le mani. Il gesuita, scelto poche settimane prima da san Giovanni Paolo II per sedere sulla cattedra dei santi Ambrogio e Carlo e da lui ordinato il 6 gennaio precedente nella Basilica Vaticana, portava con sé, in quella per lui assolutamente inedita esperienza pastorale, ciò che da biblista aveva di più caro. E anche ciò che poteva offrire ai fedeli dell’arcidiocesi più grande d’Europa. Fondamentale per quell’episcopato ambrosiano durato fino al 2002 fu, infatti, la Scuola della Parola che Martini attuò con grande successo all’inizio del suo ministero, quasi un biglietto di presentazione di quell’arcivescovo. Iniziativa cui seguì la cattedra dei non credenti, culmine di quell’episcopato monumentale.

Una lezione, quella di Martini, che si coniuga perfettamente con le parole che Tornielli pone all’inizio del suo testo. Esse sono tratte da Le poème de la Sainte Liturgie del teologo svizzero Maurice Zundel: “Il cristianesimo risiede essenzialmente in Cristo. È meno nella sua dottrina che nella sua persona. Perciò i testi non possono distaccarsi da lui senza perdere immediatamente il loro senso e la loro vita. Tutta la perspicacia dei critici, tutta la loro pazienza, tutta la loro probità hanno potuto rendere ed hanno effettivamente reso servigi eminenti nello studio materiale dei libri nei quali la Chiesa primitiva ha compendiato ciò in cui crede: non hanno però potuto, senza la fede, iniziarli alla vita interiore dei testi, farne loro comprendere la continuità, il movimento, e il mistero nello splendore della presenza che è la loro anima”. Tornano alla mente le celebri parole di Benedetto XVI nella sua prima enciclica, Deus caritas est, spesso citate da Francesco: “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”. E il testo di Tornielli offre proprio la possibilità di questo incontro.

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