Quelle vite si potevano salvare, non lo diciamo noi. Lo ha detto il comandante della Guardia Costiera di Crotone. Il governo deve essere indagato per strage colposa, non lo diciamo noi, lo disse Giorgia Meloni il 19 aprile del 2015 all’indomani di un naufragio nel canale di Sicilia. Allora però avvenne a 200 km da Lampedusa, stavolta a 200 metri dalle nostre rive”. Così Peppe Provenzano (Pd), intervenendo dopo l’informativa del ministro Matteo Piantedosi alla Camera sul naufragio di Steccato di Cutro in provincia di Crotone. Sottolineando che, senza dubbio, “la barca era sovraffollata e l’allerta meteo configurava di per sé una situazione di pericolo”, altrimenti, “la Guardia di finanza non sarebbe uscita due volte di notte e non sarebbe rientrata” in porto, Provenzano in Aula chiede, come già fatto da Elly Schlein, quale sia stata la catena di comando. “Chi ha deciso nel corso di quelle sei ore di buco che dovesse rimanere un’operazione di polizia sotto la Guardia di finanza, priva di mezzi per salvare vite con quel mare” e non un’operazione gestita dalla Guardia Costiera?, si chiede Provenzano. Che attacca: “La priorità assoluta delle operazioni di polizia su quelle di soccorso non è frutto di circostanze sciagurate, è una scelta politica, l’intera vostra politica”.

Il deputato dem riprende e critica anche le parole del ministro dell’Interno dette all’indomani del naufragio. “Lei a Crotone ha accusato le vittime e i superstiti – spiega – C’è un’inversione logica nella sua ricostruzione. Quei viaggi della speranza esistono non perché ci sono gli scafisti, ma gli scafisti esistono perché se mancano corridoi umanitari, se mancano le alternative legali, le uniche vie di fuga da morte, torture, dittature e fame sono proprio quei viaggi della disperazione”. “Lei ha detto che la disperazione non può mai giustificare i viaggi che mettono in pericolo la vita dei propri figli, insomma la colpa è dei padri e delle madri che li hanno persi, la colpa è di chi parte, è di chi muore – continua Provenzano – Quelle parole hanno indignato i giusti, di ogni colore politico e hanno mancato di infamia l’istituzione che rappresenta, anche per questo con la nostra segretaria le abbiamo chiesto di rassegnare le sue dimissioni“.

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