di Luca Mancini

Contro molte previsioni, Stefano Bonaccini si sveglia sconfitto dal duello per la segreteria del Pd.
L’occhialone trasparente, la filosofica barba, un rigoroso controllo gestuale, il tono pacato, il retaggio renziano e la predilezione per il ragionamento circolare hanno costituito la controfigura della stabilità che gli elettori hanno interpretato come continuazione della vecchia linea annacquata che ha dissolto il fu Partito Democratico.

Al contrario, il desiderio di cambiamento dal recente passato ha premiato la giovane esuberante Elly Schlein che leggera registra una vittoria inaspettata.

Spesso viene fotografata a braccia alzate, bocca spalancata e posa scomposta. Il suo atteggiamento ha fornito ampio materiale di scherno ai suoi detrattori, ma ha anche suggerito una natura impulsiva che in prima votazione ha spaventato l’establishment interno, ma che ha infuso fiducia agli elettori esterni che stanchi di votare Pd per obbligo e non per scelta l’hanno premiata.

La giovanissima svizzeramericana si è dimostrata subito contraria al riarmo e all’abolizione delle politiche sociali. Questo non basta per definirla di sinistra, ma perlomeno sana di mente. Poi, analizzato il panorama politico potremmo quasi accontentarci, ma visto che promette di occuparsi di clima, di lavoro con priorità al salario minimo e alla tutela dei lavoratori, non vedo perché non lasciarla continuare…

Forse il sogno di molti elettori di sinistra, e astensionisti disillusi, di votare realmente una linea politica di sinistra potrebbe concretizzarsi, ma memori (si spera) delle passate esperienze di vano entusiasmo, attendiamo cauti le prime mosse della nuova leader, prima di annunciare il risveglio ideale del Partito Democratico.

Elly ha avuto il sostegno necessario, vedremo se meriterà anche la nostra stima.

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