Non è molto frequente, ma in alcuni casi può rivelarsi molto grave o fatale. Un giovane di 17 anni di Tezze sul Brenta sta lottando tra la vita e la morte dopo una diagnosi di meningite da meningococco di tipo B. Ma cos’è la meningite? È un’infiammazione acuta delle meningi, che sono le membrane di rivestimento che avvolgono il cervello e il midollo spinale. Si tratta di una patologia di origine infettiva causata soprattutto da virus – la forma meno grave -, più raramente da batteri, con conseguenze molto più serie e anche potenzialmente fatali. “Le meningiti virali guariscono quasi sempre da sole nel giro di 7-10 giorni; cambia radicalmente la situazione di fronte a forme più rare, di origine batterica, come la meningite meningococcica che colpisce soprattutto gli adolescenti”, spiega il professor Roberto Cauda, Infettivologo del Policlinico Gemelli di Roma. “Negli anziani e nei bambini molto piccoli è più frequente la meningite pneumococcica; mentre una terza forma, quella da Haemophilus influenzae di tipo B, è virtualmente scomparsa grazie alle campagne di vaccinazione degli scorsi anni.

Esistono 13 diversi sierogruppi di meningococco, ma solo 5 (denominati A, B, C, W135 e Y) causano meningite e altre malattie gravi; i sierogruppi B e il C sono i più frequenti in Europa. Secondo i dati dell’Iss, in Italia, l’incidenza della meningite da meningococco è minore rispetto al resto d’Europa: ogni anno vengono segnalati circa 200 casi, pari a 3 casi ogni milione di abitanti, rispetto a una media europea di 14 ogni milione. È più frequente in inverno e primavera e colpisce maggiormente bambini e adolescenti. Infatti, il 50% di tutti i casi ha un’età inferiore ai 17 anni e il 30% ha un’età fino a cinque anni. La letalità è del 10-13% circa, simile a quanto osservato in altri Paesi occidentali. “La meningite meningococcica si trasmette soprattutto per via aerea attraverso le goccioline. Una distanza di un metro è comunque sufficiente a mettere al riparo le persone da un possibile contagio; chi è stato invece a stretto contatto con una persona contagiata deve seguire una profilassi con antibiotici. Da considerare che la meningite meningococcica ha un’evoluzione rapida, fulminante, la precocità di diagnosi e intervento è quindi fondamentale”, precisa l’esperto.

Quali sono i sintomi? Sono comuni per le varie forme di meningite: un improvviso mal di testa, febbre, stato confusionale, fotosensibilità, rigidità del collo, quest’ultimo il segno più attendibile per il medico per fare diagnosi di meningite in generale. Ma la diagnosi precisa avviene dopo un esame. “Si esegue una puntura lombare che preleva dal paziente un campione di liquido cerebrospinale (liquor) che si analizza per stabilire il tipo di infezione. Per la terapia, si ricorre quindi agli antibiotici, tra cui il più efficace rimane ancora la penicillina, presentando pochi casi di antibiotico-resistenza. Purtroppo, nonostante la tempestività dell’intervento e l’impiego di corrette terapie, seppur molto raramente, non si riesce a evitare il decesso”, sottolinea Cauda. Per la prevenzione? Oltre all’impiego di antibiotici, esiste un tipo di profilassi che prevede la vaccinazione. “Contro la meningite da meningococco non è obbligatoria perché il numero di casi non è così elevato da giustificarla. Resta comunque consigliata soprattutto nella prima infanzia e negli adolescenti”, conclude l’esperto.

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