Musica

Giorgia a FQMagazine: “Sanremo è come un parto, arrivi in un modo e te ne vai in un altro: l’ultima sera ho cantato per come sono. Mengoni aveva una magia speciale. Il mio album Blu1? Rinascita”

Sempre alla ricerca di nuove sonorità, esperienze musicali e risposte, Giorgia conferma una evoluzione artistica con l'album “Blu1”. L'artista – reduce dall'ultimo Festival di Sanremo con “Parole dette male” - si racconta a FqMagazine anche toccando temi quali l'ambiente, l'amicizia, la tolleranza e l'evoluzione della società odierna

di Andrea Conti

Giorgia torna con “Blu1”, un bel disco che ruota attorno a nuove consapevolezze e all’evoluzione della musica, attraverso un ritorno alle origini. L’artista si racconta a FqMagazine: “Dentro di me sento una nuova responsabilità verso me stessa. Mi sono sentita in dovere di esprimere qualcosa che avevo dentro da sempre”. Su Sanremo: “Sono e resto debitrice al Festival, con un carico enorme di riconoscenza. Ho portato a casa una bella leggerezza, anche rispetto alla paura di non essere all’altezza“. Il colore blu rappresenta come una metafora per l’artista e la donna Giorgia e la sua evoluzione personale: “Di notte in Salento guardando le stelle ho notato che il cielo non era nero, ma di un blu intenso. Mi piaceva il significato di questo colore che, da negativo e oscuro, col tempo si è evoluto in un colore considerato collegato alla purezza e alla calma”. Dal 2 maggio al via un doppio tour prima nei teatri lirici (prima tappa al Teatro San Carlo di Napoli) e poi nei palasport dal 7 novembre dal MediolanumForum di Assago (Milano).

Quando è nato “Blu1”?
Venivamo fuori dalla reclusione in casa per la pandemia, era in un momento in cui pensavamo ‘moriremo tutti’ ed eravamo presi dalla paura. Io preparavo le nuove canzoni e mi sentivo molto attaccata alla terra, alle difficoltà del momento e sentivo le vibrazioni negli occhi delle persone, preoccupate e piene di angosce.

Cosa facevi in quel periodo?
Cercavo soluzioni senza trovarle, cercavo di trovarle guardando in alto, al cielo. Avevo consapevolezza che l’essere umano continua a usare la mente, la capacità razionale, lo sviluppo tecnologico… Ma nonostante tutto questo, alla fine, restiamo qui, inchiodati alle stesse problematiche, da anni, secoli.

C’è stata una svolta per te?
Ad un certo punto mi sono chiesta come potevo trasferire agli altri le idee in cui credo fortemente, volevo usare la mia parte spirituale, il cuore… Per il concept di questo disco mi sono rivolta a Maria Grazia Chiuri (direttrice creativa di Dior, ndr). Le mandavo le mie canzoni e lei ha pensato alla donna vitruviana.

Quindi scienza e filosofia, la chiave di tutto?
Sì, quando il corpo è inscritto nelle due figure perfette del cerchio, che simboleggia il cielo, la perfezione divina, e il quadrato, che simboleggia la Terra. Nonostante il pensiero di Leonardo sia del 1500 circa, mi sembra sia attuale più che mai.

E perché proprio la parola “Blu”?
Cercavo una parola adatta per il disco. Ero in Puglia, in Salento. Di notte spesso rimanevo attiva, rarità visto che nella normalità non posso farlo perché devo svegliarmi presto la mattina perché mio figlio Samuel va a scuola. Guardando le stelle stavo cercando una risposta, un qualcosa che mi dicesse che sarebbe andato tutto bene…

Cos’è successo in quel momento?
Ho notato che il cielo non era nero, ma di un blu intenso. Ho pensato subito che ‘blu’ fosse una parola meravigliosa, si riallacciava anche alle prime collezioni della Chiuri che erano in blu e poi mi piaceva il significato di questo colore che, da negativo e oscuro, secondo il pensiero medioevale, col tempo si è evoluto in un colore considerato collegato alla purezza e alla calma. Una evoluzione che si riallaccia anche al mio karma… se penso a che all’inizio mi tormentavo per qualsiasi cosa, e poi invece oggi sono arrivata ad essere più nel mood ‘chi se ne frega, va bene così’!

Con questo album ti sei evoluta, ma contemporaneamente senza rinnegare nulla di te e del tuo percorso. Operazione riuscita?
Negli ultimi dieci anni, da quando è nato Samuel, ho pubblicato tre dischi ‘Dietro le apparenze‘, ‘Senza Paura‘ e ‘Oronero‘ che ha chiuso la trilogia con il produttore Michele Canova. Sono stati lavori che mi hanno dato tante soddisfazioni, “Senza Paura” ha lanciato singoli programmatissimi in radio. Quando mi sono rimessa a lavorare, dopo anni di fermo non sapevo da che parte cominciare e da dove cominciare.

Una crisi creativa?
Mi sono fatta pianti davanti al computer notevoli, poi ho ricominciato a vedere la luce.

Grazie a chi?
Anche grazie a Rocco Papaleo che mi ha riportato alla creatività sul set di ‘Scordato’. Poi l’incontro con Fish è stato illuminante, ci siamo capiti subito perché siamo della stessa generazione.

Che ragionamento avete fatto con Big Fish per far ripartire il tuo percorso musicale?
Abbiamo parlato delle mie radici e di quello che ho sempre ascoltato, sin da ragazzina. Negli Anni 90 se facevi rnb in Italia non era accettabile. Oggi sì. E le mie radici sono quelle. Intendiamoci, non sto facendo la ‘vecchia’ che cerca di fare la giovane, so bene che c’era questo pericolo (ride, ndr). In realtà abbiamo solo messo insieme tutto il mio bagaglio musicale, Fish mi ha fatto fare pure il reggae…

Hai acquisito una nuova consapevolezza?
In qualche modo sì. Dentro di me sento una nuova responsabilità verso me stessa. Mi sono sentita in dovere di esprimere qualcosa che avevo dentro da sempre, qualcosa che non ho mai fatto, che mi somigliasse e che fosse comunque attuale. L’arrangiamento di ‘Parole dette male‘, ad esempio, è una citazione delle ballad degli Anni 90. È voluto, non è stato un caso.

Nella canzone “Se”, l’unica che firmi da sola, canti: “Guardo inutilmente dentro gli occhi della gente, ma non mi ritrovo più”. Cos’è successo?
È la mia ballad 2.0. Nasce dal post pandemia e dalla sensazione, che c’è da tempo ormai, di sentirsi disadattati, fuori contesto. Ora più che mai. Viviamo un momento planetario comune, come se tutti gli esseri umani si trovassero davanti ad un bivio con tutti i dubbi del caso. Vado da una parte o dall’altra?

Le nuove generazioni sono la nostra salvezza?
Sono gli unici che si occupano delle questioni urgenti e dell’ambiente. La nostra generazione ha vissuto inconsapevolmente, ma i ragazzi e le ragazze di oggi sono molto informati.

Sei stata una delle primissime artiste a evidenziare il tema ambientale. Fu una battaglia solitaria?
Eh sì. Per fare un esempio, ho fatto un programma radio nel 2006 e 2007. Rompevo le palle a tutti per la carta, per la plastica, mettevo i cartelli per evitare lo spreco d’acqua e appena arrivavo in corridoio mi dicevano: ‘guardate è arrivata la pazza’ (ride, ndr). Poi scrivevo anche dei ‘pipponi’ su Facebook del genere ‘moriremo tutti!’. Per fortuna oggi questi temi sono condivisi da molti. Ma non è abbastanza…

In che senso?
Il Parlamento europeo ha dato l’ok a interrompere la produzione di veicoli a motore termico, alimentati a benzina o a diesel entro il 2035. Ma è tardissimo! Saremo già schiattati per allora (ride, ndr). Anche in questo caso viene sempre prima l’interesse economico. Ma è una sciocchezza perché se si ha la volontà di avviare un percorso di energia rinnovabile, c’è anche spazio per il guadagno. Invece c’è ancora chi si arricchisce con la guerra… Studiando la storia con mio figlio Samuele me ne accorgo. Siamo sempre lì, gli errori si ripetono e c’è solo da perdere le speranze.

“Ne giro un’altra inizio a fumare, riprendo fiato, sto per decollare”. In “Atacama” si parla di cannabis!
Dai su. Non ci scandalizziamo. Le canne ce le siamo fatti tutti. Non sono una santa. Però c’era un verso originariamente nella canzone che diceva ‘senza capirci un cazzo’. Ecco lì no, me so’ rifiutata (ride, ndr). Quella parola non posso cantarla. Mi è piaciuto lavorare a questo brano, scritto tra l’altro dalla dolcissima Sissi di Amici, che ha un voce celestiale. Una canzone da mission impossibile. Fare questo rnb non è stato affatto facile.

“Io mi fido degli amici che ti aspettano (amici veri sempre)”, canti in “Meccaniche celesti”. Sei rimasta delusa da qualcuno?
Quando eravamo chiusi in casa durante la pandemia, c’era attesa, c’era solitudine, ma anche una speranza che quello che stavamo vivendo ci avrebbe reso migliori. Invece, alla fine ho perso per strada parecchi amici. Ho resettato molte cose.

Perché?
Alcuni non ci sono stati quando dovevano esserci, altri sono stati presi da cose che consideravano importanti. Quando mi sono ammalata, a febbraio 2022, molte delle persone che avevo aiutato, portando medicine o cibo quando ne avevano bisogno, sono scomparse. Sui social vedevo che erano a far torte o a brindare…

Ci sei rimasta male?
Sì. Non lo nego. Io ci sono sempre stata e ho condiviso anche amicizie con persone che la pensavano all’opposto rispetto a me, che votavano diversamente da me, ma a loro ho voluto bene lo stesso.

Cosa è successo dopo?
Qualcuno ha provato a tornare sui propri passi, ma io sono fatta in un certo modo: ti do tutto di me, la mia casa, la mia anima, ma se mi fai del male chiudo tutti i ponti.

“Tornerai “chiude il disco e lo fa con un ultimo verso citato da “Onde” di Alex Baroni: “Sarai quell’onda che arriva e non torna mai”…
Ehhh mi è scappata lo so! Mannaggia pure stavolta ho aperto bocca (sorride, ndr). Questa canzone ha avuto una gestazione particolare, Francesca (Michielin, ndr) me l’ha mandata in un modo, le ho chiesto di cambiare delle cose e poi sono subentrati Fish e Ghemon. Ma quella strofa finale c’è sempre stata, anche se con parole diverse, ma il concetto era proprio quello.

Il bilancio del tuo sesto posto a Sanremo?
Un pochino me lo aspettavo, ma mi ha lasciato perplessa la sensazione che per alcuni sembrasse che negli ultimi quindici anni, di carriera e musica, io non avessi fatto nulla. Ho fatto brani che hanno avuto successo come ‘È l’amore che conta’, ‘Credo’, ‘Quando una stella muore’… Vero è che la formula ballad per me oggi è cambiata, però mettici pure che a Sanremo nun volevo venì, tutta colpa di Amadeus! (scoppia a ridere, ndr)

Com’è andata e come è stata scelta “Parole dette male”?
Avevo il disco già pronto per uscire a gennaio. Ho detto di sì solo una settimana prima dell’annuncio del cast. Amadeus mi diceva ‘Vieni, vieni, vieni. Partecipi e ti diverti’, con una leggerezza, che non avevo considerato. Gli ho mandato il disco da ascoltare e lui mi ha detto che secondo lui ‘Parole dette male’ poteva essere il brano da portare a Sanremo. ‘E annamo co’ quello!’, gli ho risposto. Era una canzone che aveva tutti gli elementi per rappresentarmi: ha un sentimento interiore, e tra l’altro è una ballad parecchio difficile.

Cosa ha rappresentato il ritorno su quel palco?
È stato importante proprio per me, intimamente, tornare su quel palco, dove sono nata. Anche se lì, qualunque cosa avessi fatto, per molti sarebbe stata inadatta probabilmente. Del resto, il pezzo ‘cucito’ per Sanremo, davvero non ce l’avevo.

Cosa ricordi delle tue esibizioni?
Sanremo è come il parto, arrivi in un modo e te ne vai in un altro. La prima serata ero emozionatissima, nella seconda esibizione ero già un’altra, poi c’è stato l’incontro magico con Elisa, l’ultima sera ho cantato per come sono, come fossi ad un concerto. Ho avuto una evoluzione interiore e rispetto al canto su quel palco. Sono e resto debitrice al Festival, con un carico enorme di riconoscenza. In un attimo quelle sere mi sono passati davanti agli occhi ‘E poi’, ‘Come saprei’, ‘Di sole e d’azzurro’, il grande Pippo Baudo e i miei primi produttori. Ho avuto una pressione addosso allucinante… Se avessi stonato, mi avrebbero ‘bruciato’ tutti. Alla fine ho portato a casa una bella leggerezza, anche rispetto alla paura di non essere all’altezza. Questo anche grazie all’affetto della gente – e del pubblico dell’Ariston – che ti fa sentire voluta bene.

A tuo figlio Samuel, già fan di Lazza, quali altri brani gli sono piaciuti?
Il mio, quello di Mr Rain e Mara Sattei.

E veniamo al tuo giudice più severo, quello che ti ha trasmesso l’amore per la musica. Papà Giulio che ti ha detto?
Non ha condiviso nulla (ride, ndr). Non era d’accordo che andassi in gara, non era d’accordo sul pezzo… Anche se mi ha detto che dopo un po’ che ha ascoltato ‘Parole dette male’, ha iniziato a capirla. Era molto entusiasta del duetto con Elisa.

E tua mamma?
Lei è più concentrata sul look. Mi ha promossa, ma non so se l’ha fatto per farmi sentire più serena eh (ride, ndr)…

Nella serata dei duetti e delle cover, tu ed Elisa eravate prime per Demoscopica e Stampa, quarte al televoto. Cos’è accaduto?
Non ne ho idea, ma siamo state meravigliose! Pensa che quando è uscita la classifica eravamo a cena a magnà felici! (ride, ndr). Ci siamo emozionate e volevamo fare bene. Abbiamo condiviso la responsabilità di cantare due brani che la gente ha amato molto. Lo so che ci siamo messe in una situazione difficile, abbiamo rischiato ma lo dovevamo al pubblico come atto di riconoscenza. Abbiamo studiato tanto, fare le stesse note nell’inciso di ‘Luce’ è stato davvero esaltante, sembravamo una cosa sola.

Cosa è arrivato alle persone del vostro incontro?
Abbiamo dato un bel messaggio per le donne, abbiamo messo in pratica una collaborazione, in assoluta complicità, unite, senza ombre di alcun tipo, solo amore per la musica e complicità. C’era la voglia di fare bene l’una per l’altra, insieme. E poi comunque ha vinto Marco (Mengoni, ndr) che ha fatto un Festival con una magia addosso speciale…

Mengoni, appena premiato, ha ricordato l’assenza di artiste nella cinquina finale…
È stato davvero un signore, forse avrei anche io detto lo stesso. Ma per fortuna ci sono cantanti e artiste come Elodie, Madame e altre che vanno comunque forti in streaming da anni.

Blanco è stato indagato dalla procura per “danneggiamento”, Fedez e Rosa Chemical per “atti osceni in luogo pubblico”. Che ne pensi?
Non amo far polemiche politiche o altro. Trovo però che siano reazioni un po ‘ esagerate. È pur sempre spettacolo e nello spettacolo accadono anche cose inconsuete. Quella di Blanco è stata una reazione istintiva di un ragazzo. Si è scusato il giorno dopo. Per il bacio tra Rosa e Fedez, c’è stata una reazione di simpatia dalla maggior parte degli italiani che hanno seguito il Festival. In questo Sanremo, c’era più leggerezza ed empatia.

Molto rumore per nulla?
Mi scandalizzerei più per una bomba, gli stupri, gli atti di violenza che vediamo tutti i giorni. Questa è la nostra realtà. Quella che vediamo nei quartieri popolari, come in quello dove vivo io, dove poi nei bar ci sono un sacco di extracomunitari perfettamente integrati con il nostro Paese. Bisogna rendere consapevole l’opinione pubblica.

A maggio partiranno i tuoi concerti, un doppio tour, prima nei teatri lirici e poi nei palasport. Come ti vedremo in teatro?
Sono gasata, non vedo l’ora di valorizzare l’atmosfera del teatro, riportando la dimensione del club, dove sono nata. La cosa bella è che ‘Blu’ ha solo nove pezzi quindi possiamo inserirli in mezzo ad altri sette-otto miei brani storici da ‘Gocce di memoria’ a ‘Di sole e d’azzurro’, passando per ‘Quando una stella muore’. Sarà un bel test.

“Blu1” avrà secondo capitolo?
Sì. Ho messo l’1 lì apposta. Questo disco avrà un compagno con altre canzoni ancora.

Giorgia a FQMagazine: “Sanremo è come un parto, arrivi in un modo e te ne vai in un altro: l’ultima sera ho cantato per come sono. Mengoni aveva una magia speciale. Il mio album Blu1? Rinascita”
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