Nessuno scontro aperto, ma toni che sembrano quasi da ticket. È stato un confronto garbato quello tra Stefano Bonaccini ed Elly Schlein negli studi di SkyTg24. Intento comune: cambiare la classe dirigente e portare ai gazebo più di un milione di persone. Ma da punti di partenza diversi. Il presidente dell’Emilia Romagna ha rivendicato le “esperienze amministrative, che gli sono servite tantissimo”. E ha garantito, in caso di vittoria, “l’unità del partito. L’obiettivo – ha detto – è riportare la sinistra al governo del Paese, ma solo perché avremo vinto le elezioni”. Schlein ha sottolineato la sua politica dal basso: “È tempo dell’umiltà e dell’ascolto. Le sfide cruciali sono la lotta alle diseguaglianze, alla precarietà, la questione climatica”. E poi un auspicio: “Spero di vincere”. Su una risposta le voci dei due sfidanti si sono quasi sovrapposte: da segretari non andrebbero in carcere a trovare l’anarchico Alfredo Cospito, anche se difendono il “diritto” e la “libertà” dei parlamentari di andare nelle carceri a constatare le condizioni di salute dei detenuti.

Lo scontro tra i sostenitori – Il faccia a faccia ha inaugurato lo sprint per le primarie di domenica 26 febbraio, con lo scontro diretto fra i due aspiranti segretari. L’avvicinarsi del giorno della verità si è trascinato dietro l’innalzamento dei toni, almeno fra i sostenitori dei due sfidanti. Il clima di fair play che ha caratterizzato la gran parte della campagna ha lasciato il posto a stoccate e accuse. Le ultime sono state sul jobs act, il veicolo usato dalle due squadre anche per rinfacciarsi le responsabilità dei rispettivi compagni di viaggio. “Il jobs act è stato un errore – ha detto il senatore Francesco Boccia – Elly era in piazza con la Cgil quando gran parte del gruppo dirigente lo votò. E oggi gran parte del gruppo dirigente è legittimamente attorno a Bonaccini”. Per il presidente dell’Emilia Romagna è intervenuta Pina Picierno, che corre in tandem con lui per la segreteria del Pd: “L’ultima sortita di Boccia è davvero maldestra: tutti sanno che da Andrea Orlando a Chiara Gribaudo fino a Chiara Braga, Roberto Morassut e al responsabile del programma della mozione Schlein, Antonio Misiani, passando per Nico Stumpo fino al segretario di Articolo Uno, Roberto Speranza, tutti, compattamente, votarono a favore del provvedimento”.

Diritti, lavoro e tasse sulle rendite: i punti di distanza – Insomma, il duello è aperto soprattutto tra i sostenitori di Bonaccini e Schlein. Diverso il clima tra i due aspiranti segretari, che d’altra parte hanno già amministrato fianco a fianco al vertice della Regione Emilia Romagna: Bonaccini da governatore, incarico che ricopre ancora oggi, e Schlein da vice presidente, prima dell’elezione alla Camera con il Pd. In ogni caso qualche tensione in tv si è registrata su Meloni. Dice Bonaccini: “Il giudizio sul governo è molto negativo, da 4. A Meloni non dico che è incapace dopo che ci ha battuto, sfiorerei il ridicolo. Meloni voglio batterla nelle urne”, ha detto Bonaccini e Schlein ribatte: “No, non sono d’accordo con Stefano su questo. Penso che bisogna essere estremamente netti su quello che sta accadendo: il governo combatte i poveri e non la povertà, abbiamo visto la brutalità con la quale hanno portato i migranti nei porti più lontani. Penso non ci sia da misurare le critiche verso un governo non è stato capace di condannare l’aggressione squadrista a Firenze”. Controreplica di Bonaccini: “Ho dato un giudizio molto negativo sul Governo, ma Meloni va sconfitta alle elezioni”. Sui diritti poi è andato in scena un botta e risposta tra i due sfidanti. “Se difendiamo i diritti dobbiamo difendere anche i diritti sociali, non solo quelli civili”, dice Bonaccini. Ma Schlein argomenta: “Diritti sociali e civili sono inscindibili: chi viene discriminato lo è sul lavoro, a scuola, nella società”. Qualche distinguo anche sulla lotta alla precarietà. Per Bonaccini: “La prima cosa da fare è rendere il lavoro precario più costoso del lavoro stabile e dall’altra parte aumentare le buste paga”. Ma per Schlein non è la ricetta giusta: “Non sono d’accordo con questa idea di far pagare meno il lavoro stabile del lavoro precario ma occorre limitare il ricorso ai contratti a termine. La gran parte dei giovani lavoratori e delle lavoratrici non arrivano a novecento euro al mese. Bisogna alzare i salari abbassando le tasse sul lavoro e alzando le tasse sulle rendite finanziarie“.

I punti di contatto – Molteplici invece i punti di accordo: lo Ius Soli, il no al presidenzialismo e l’autonomia differenziata, i migranti e la cancellazione della Bossi-Fini. Anche sui partecipanti alle primarie: tutte e due scommettono sul milione. Bonaccini ripete più volte: “Sono d’accordo con quanto detto da Elly“. Più combattiva la sfidante che deve recuperare nelle primarie lo scarto di quasi 20 punti nei congressi di circolo riservati agli iscritti. Schlein stessa al termine del confronto lo ha definito ‘british’, tanto che le viene chiesto se è immaginabile un ticket dopo le primarie di domenica. “Il ticket? Dobbiamo lavorare tutti insieme con Gianni e Paola, le forme della collaborazione successiva le valuteremo dopo, ora siamo impegnati a vincere e allargare la partecipazione. Comunque vada, domenica a vincere sarà il Pd”. E quindi chiede a Bonaccini: “Sei d’accordo su grande battaglia, da fare dal giorno dopo la fine del Congresso, sul porre un limite a i contratti a termine come in Spagna, sulla sperimentazione della riduzione di orario di lavoro a parità di salario, si potrà lavorare insieme su questi temi?”. E se Schlein incalza Bonaccini su lavoro e diritti, il presidente della regione Emilia Romagna le chiede invece conto della sua volontà unitaria, se insomma sarà al suo fianco se diventerà segretario del Pd. “Assolutamente sì, senza ombra di dubbio”, è la risposta.

“Ci attendiamo più di un milione di elettori ai gazebo” – Infine gli appelli al voto finali. Dice Bonaccini: “Veniamo da troppi anni di sconfitte a livello nazionale. Voglio un Pd che si rafforzi per vincere la prossima volta e dia soluzioni concrete ai cittadini, a partire dai giovani” e che recuperi i milioni di voti persi dai tempi di Walter Veltroni. Anche Schlein si rivolge ai delusi: “La mia storia è di chi ha tenuto un filo di connessione con chi se ne è andato, oggi dobbiamo provare a ricostruire quel filo, ridare casa chi si è sentito orfano in una sinistra nuova”. I due candidati si prestano anche a un ‘gioco’ su chi sceglierebbero come compagni di strada in un ideale camper del Pd. Schlein porterebbe “Bonaccini, Cuperlo e De Micheli” perchè “dobbiamo mettere fine ai personalismi. E porterei anche Giorgia Meloni, perchè bisogna conoscere gli avversari per batterli alle elezioni”. Invece Bonaccini, Meloni non la porterebbe: “Come Elly anche io chiamerei i tre contendenti alle primarie. Non porterei certamente Meloni perchè voglio che la battiamo la prossima volta per tornare noi centrosinistra al governo. Porterei Liliana Segre perchè in lei tutti i valori che vogliamo rappresentare e poi Walter Veltroni e i 7 milioni di voti che abbiamo perso, Walter con tutti gli elettori che abbiamo perso per strada. Tra Renzi e Calenda? Porterei Draghi”.

L’ìpotesi ribaltone – Adesso, dunque, occhi puntati sull’esito di domenica. La platea dei gazebo sarà più ampia e meno consolidata di quella dei circoli: potrà votare anche chi non ha la tessera del partito, firmando una dichiarazione di sostegno al Pd e versando un contributo di 2 euro. Bonaccini parte forte del vantaggio ottenuto fra gli iscritti al Pd, dove ha superato Schlein di circa 18 punti (52,87% contro il 34,88%, mentre Gianni Cuperlo ha preso il 7,96% e Paola De Micheli il 4,29%). I due primi classificati si sfidano ora al ballottaggio, ma ripartendo dallo zero a zero. E infatti i sostenitori di Schlein confidano nel ribaltone. Per loro, il punto di partenza sono i voti dei circoli nei centri più grandi: “Schlein – ha fatto sapere il comitato – ha vinto nelle prime tre città: Roma, Milano e Napoli. E in molte altre, da Genova a Venezia, La Spezia, Verona, Catania, Siena, Pisa. Il 26 febbraio alle primarie tutte e tutti potranno votare per un partito nuovo e far vincere Schlein”. Nei circoli si sono espressi 151.530 iscritti (nel 2019, quando vinse Nicola Zingaretti, furono 189 mila). “Un risultato straordinario di partecipazione politica, unico in Italia. Siamo orgogliosi della nostra comunità”, ha commentato il segretario, Enrico Letta. “Il nostro impegno – ha detto la presidente della Commissione per il congresso, Silvia Roggiani – ora è rivolto alle primarie del 26 febbraio e a fare in modo che in quella giornata ci sia la più alta partecipazione possibile”. Ai gazebo sia Bonaccini sia Schlein attendono più di un milione di persone: nel 2019 furono quasi 1,6 milioni.

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