Ormai da decenni si adoperano strumenti di previsioni degli impatti climatici molto dettagliati anche per gli scenari locali e regionali. Gli strumenti più avanzati attualmente disponibili adoperati dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico in seno all’Onu (IPCC) sono i modelli numerici General Circulation Models o GCMs.

Sebbene gli scienziati e ricercatori di tutto il mondo continuano ad elaborare dati e le istituzioni internazionali dell’Onu lancino perenni allarmi, molto poco sta cambiando. Sebbene sempre una più vasta comunità di persone è impegnata in attività ambientaliste ed ecologiche manca sul piano internazionale una vera agenda politica ecosocialista e l’agenda dei tg e dei giornali diventa quella di Confindustria e delle multinazionali. I numeri, le percentuali non fanno presa sul nostro cervello, non coinvolgono le nostre emozioni, non cambiano le nostre abitudini ed oggi non c’è una reazione e impegno individuale e collettivo che faccia la differenza.

Per questo, utilizzando le previsioni del sesto rapporto di valutazione dell’IPCC del 2022 per la regione del Mediterraneo, faccio un esperimento portandovi con un salto temporale nel 2100 alla fine di questo secolo. A scrivere questo resoconto non può essere che mio figlio.

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“Caro papà, avevi ragione ad essere preoccupato per la devastazione ambientale che l’essere umano stava procurando da tempo, con le sue folli abitudini e il suo sistema economico. L’aumento medio complessivo della temperatura oggi è di 3 gradi centigradi in tutto il mondo. Non siamo riusciti a contenere le emissioni di anidride carbonica, né l’utilizzo folle delle risorse, né la scomparsa della biodiversità e gli obiettivi di tenere la temperatura sotto l’1,5 gradi o i 2 gradi è fallita. Nessuna nazione ha voluto fermare la sua folle corsa produttiva e consumistica, che in realtà ha prodotto solo caos e consumato la vita dell’intero pianeta. L’egoismo, l’ignoranza e l’avidità è stata la nostra rovina, il lavoro, la voglia di arricchirsi e il consumismo la nostra trappola.

L’impatto dei cambiamenti climatici è oggi una realtà che ci consegna un mondo da post-cataclisma. Le grandi regioni produttive del nostro Paese: Veneto, Lombardia e l’Emilia Romagna sono in ginocchio. Già nel 2022 si scriveva e raccontava di come Milano era invivibile durante l’estate. Quell’estate fu la più calda e meno piovosa di sempre con cinque ondate di calore tra giugno ed agosto. Oggi a Milano ci sono picchi di 43,8 gradi e sappiamo che cosa significa questo in una città di cemento e vetro, senza nessuna brezza che possa arrivare dal mare.

Nel 2015 i numeri dei decessi per ondate di calore erano risibili, Milano contava 60 decessi estivi e Napoli 70 morti a causa del caldo eccessivo, oggi nel 2100 la situazione è esplosa. Le famiglie sono state decimate. Mio fratello e mia moglie sono morti ed ho perso mia figlia, tua nipote. Restiamo io e Luigi il più piccolo, che rappresenta la mia speranza per andare avanti.

In Sicilia e Calabria non piove più e l’Italia ha la sua prima zona desertica nella provincia di Trapani, un vero deserto che avanza ogni anno. Inaspettatamente la maggiore erosione della costa è avvenuta in Veneto che è stato letteralmente mangiata dall’acqua. Venezia non esiste più anche se ricchi turisti fanno ancora escursioni subacquee per poter vedere i resti archeologici della città.

La produzione agricola si è ridotta non solo per le alte temperature ma perché nelle zone costiere come la nostra, in provincia di Napoli (ma in Veneto è accaduto lo stesso e la situazione è molto più ampia e grave) l’intrusione dell’acqua salata ha danneggiato le terre. Pensavo che come te e nonno anche io avrei coltivato il nostro orto sotto casa per rifornirmi di frutta e ortaggi di stagione mangiati appena raccolti, come è stato per tanto tempo nella tradizione della nostra famiglia, ma anche questo è un cambiamento inesorabile da accettare. L’acqua potabile non sempre è disponibile e tutti ormai siamo forniti di autobotti per la raccolta dell’acqua piovana mentre gli incendi che hanno colpito tutti i nostri parchi in questi decenni ci consegnano dei territori abbastanza brulli e aridi.

Anche gli stock ittici sono scarsi e in Italia sono decenni che pescatori e pescherecci hanno dismesso la loro attività. Era prevedibile visto che già nel 2012 la FAO ci mostrava con i suoi freddi numeri la situazione insostenibile della pesca e del sovrasfruttamento (FAO 2020).

Ti scrivo questa lettera immaginaria non sapendo che fine farà la nostra civiltà. Scrivo a te che ormai fai parte del mio passato perché sono convinto che era durante la tua età adulta che bisognava porre rimedio. Oggi a noi tocca sopravvivere al meglio e continuo a farlo puntando sulla lungimiranza, sul senso del limite e sulla generosità che alla vostra generazione è mancata, perché noi abbiamo capito che preservare ogni forma di vita è l’unica cosa utile da fare, la cosa più importante”.

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