I “falchi” fanno di nuovo muro e l’Italia è sempre più isolata nel suo sostegno alla proposta – che la Commissione presenterà nei prossimi mesi – di un fondo sovrano europeo che consenta a tutti i Paesi di fare i necessari investimenti green in risposta al maxi piano “autarchico” da 370 miliardi di dollari di aiuti all’industria nazionale degli Usa. “A Bruxelles ci sono circoli che presentano sempre la stessa soluzione per ogni problema: creare nuove pentole di soldi europei tramite debiti comuni. Lo rifiuto”, ha attaccato Christian Lindner, ministro tedesco delle Finanze, in un’intervista con Handelsblatt, commentando il nuovo piano di sostegno Ue per le tecnologie verdi su cui i Paesi membri si sono spaccati. L’Olanda dal canto suo è contraria anche a un eccessivo allentamento delle norme sugli aiuti di Stato e ritiene che debbano bastare i fondi esistenti, come il Recovery Fund, il RePowerEu e il Fondo per l’Innovazione.

Lunedì scorso il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, e l’omologo tedesco Robert Habeck sono andati a Washington (scatenando le ire dell’Italia, esclusa anche da quel vertice) per chiedere trasparenza” all’amministrazione di Joe Biden con l’intento scongiurare una guerra commerciale transatlantica. All’Inflation Reduction Act secondo Lindner bisogna rispondere “con tranquillità e nel libero mercato” perché “le nostre tecnologie sono eccellenti” mentre una corsa alle sovvenzioni sarebbe “dannosa“. “In Europa non c’è un deficit di sussidi, ma di efficacia e qualità della spesa pubblica. Per questo motivo ritengo che sia giusto che la normativa europea sugli aiuti di Stato diventi ora più agile. Ma lavorare continuamente con protezionismo e sussidi porta solo a una perdita di prosperità su entrambe le sponde dell’Atlantico. La Cina sarebbe il terzo incomodo che ne sorride”, ha detto Lindner. Gli Stati Uniti sono partner con cui si condividono gli stessi valori e “dovremmo quindi cercare anche relazioni commerciali privilegiate. Ad esempio dovremmo essere trattati come gli altri stati che ottengono esenzioni dall’Ira”, ha continuato il ministro tedesco.

Chiusura totale anche riguardo alle attese riforme delle norme sul debito nell’Ue: Lindner ribadisce che Berlino non è pronta a concessioni “di sostanza”. Secondo il ministro tedesco delle Finanze “abbiamo bisogno di regole chiare che portino a una riduzione affidabile del debito nazionale. Finora le regole non sono state chiare e i deficit non sono stati ridotti in modo affidabile. Per noi è ipotizzabile un maggiore margine di manovra fiscale per gli investimenti se si rispetta il percorso di riduzione del debito pubblico a medio termine. Ma non si può rimandare il consolidamento dei nostri bilanci”.

Il nuovo piano industriale europeo disegnato dalla Commissione europea nei giorni scorsi prevedrebbe come pilastro una deregulation delle norme Ue sugli aiuti di Stato per i settori verdi (pannelli solari, batterie, turbine eoliche o pompe di calore), ma anche agevolazioni e aiuti diretti alle aziende ricalcati su quelli offerti dagli americani. I Paesi “deboli” temono ovviamente il rischio di frammentazione del mercato unico, cioè che gli Stati più ricchi come la Germania possano largheggiare facendo concorrenza alle imprese di chi ha vincoli di bilancio più stringenti. Nel breve termine l’Ue prevede di riorientare a favore delle industrie i fondi ancora disponibili tra Recovery Fund e RePowerEu – 250 miliardi di euro nel complesso – e 100 miliardi dalla politica di coesione, oltre alle risorse stanziate nei fondi InvestEu e per l’Innovazione. Sembra remota, vista la posizione dei frugali, la possibilità che diventi realtà il Fondo sovrano. Che dovrebbe comunque basarsi su una revisione del bilancio pluriennale comunitario 2021-2027.

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