“Carnevale globale per Assange”: questo il filo conduttore delle centinaia di iniziative che si svolgeranno sabato 11 febbraio nel mondo, in Europa, in Italia.

Ci sarà poco da ridere, perché Assange, che sta scontando una vergognosa pena anticipata, rischia di non arrivare vivo al giorno nel quale il governo inglese dovrà decidere se estradarlo negli Stati Uniti, ove rischia una condanna a 175 anni di galera, dunque una condanna a morte “mascherata” per restare in tema.

Si chiamerà Carnevale perché centinaia di attivisti si riuniranno a Canberra, indossando la maschera di Assange, per denunciare le bugie, le omissioni, le false promesse del governo australiano; Assange è cittadino di quel paese, che, nonostante solenni impegni, non ha mai sollevato la questione al governo degli Stati Uniti, a differenza di quello che ha fatto in modo pubblico e ripetuto il presidente brasiliano Lula, per fare un solo esempio.

Sempre sabato a Roma, davanti all’ambasciata australiana, si raduneranno donne e uomini del gruppo Free Assange, vedi loro sito, per reclamare la sua immediata liberazione. Altrettanto accadrà a Napoli, a Potenza, a Padova, a Mestre, a Cagliari, a Trieste, a Reggio Emilia…

Articolo 21, come sempre, sarà dalla parte di chi reclama l’immediata liberazione di Assange, perché mentre lui è stato recluso e privato di ogni libertà, chi ha truccato i dossier per provocare guerre, torture, fame, gira per il mondo, onorato, servito e riverito e lautamente retribuito.

Senza Wikileaks non avremmo mai saputo nulla sui dossier truccati, su Guantanamo, sulle bugie di regime. Sbagliano quei giornalisti che fingono di non sapere e di non vedere, sempre preoccupati di non disturbare gli oligarchi di turno. L’estradizione e la condanna colpirebbero al cuore la libertà di informazione, anche quella di quanti non sanno cosa farsene.

Per saperne di più leggere il libro Il potere segreto di Stefania Maurizi, infaticabile testimone della vicenda umana e politica di Julian Assange e collaboratrice del Fatto Quotidiano. Sabato, se possibile, tutte e tutti al “Global carnival for Assange”.

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