Alfredo Cospito resta al 41bis. Almeno per il momento. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha respinto l’istanza di revoca del 41bis presentata il 12 gennaio dall’anarchico detenuto nel carcere di Opera, a Milano, che è in sciopero della fame da oltre 100 giorni. Per via Arenula non ci sono i presupposti per la revoca. Centrale nella decisione del ministro è stata la circostanza che tutte le autorità giudiziarie che hanno espresso il loro parere al ministro – la Procura nazionale antimafia, la Dda di Torino e la Procura generale del capoluogo piemontese – hanno giudicato “infondate” le ragioni di revoca presentate dal legale di Cospito Flavio Rossi Albertini, legate soprattutto a una sentenza della Corte d’Assise di Roma.

I motivi del rigetto – Tra i motivi del rigetto la considerazione che l’anarchico ha istigato la galassia anarchica ad azioni violente e il pericolo di comunicazioni dal carcere continua a sussistere. A pesare, anche la sussistenza della pericolosità sociale dell’anarchico, rimasta immutata e il rischio che possa comunicare con l’esterno. La decisione del ministro tiene conto anche del parere trasmesso dalla Dna a via Arenula nei giorni scorsi nella quale si afferma sostanzialmente che per “contenere l’indubbia carica di pericolosità sociale del detenuto” potrebbe essere “idoneo” anche il regime “dell’alta sicurezza” ma l’ultima risposta spetta “all’autorità politica”. Nel ricorso a Nordio, l’avvocato Flavio Rossi Albertini faceva riferimento a “fatti nuovi” non “sottoposti alla cognizione del Tribunale di Sorveglianza di Roma”.

Il difensore dell’anarchico, in particolare, faceva riferimento alle motivazioni della sentenza della Corte d’Assise di Roma con cui nel 2019 ha assolto tutti gli imputati, ritenuti legati a movimenti anarchici, dall’accusa di associazione con finalità di terrorismo disponendo condanne per altre fattispecie minori. I giudici hanno depositato le motivazioni il 13 dicembre scorso. Nel documento i magistrati capitolini “escludono l’esistenza, presso il centro sociale Bencivenga”, nella zona di via Nomentana a Roma, di una “cellula presuntivamente ritenuta affiliata alla Federazione anarchica informale (Fai)”. Il riferimento è ai “legami e ai confronti epistolari intrattenuti tra gli imputati e Cospito”. Sull’anarchico abruzzese si afferma che non “vuole manipolare la personalità di uno degli imputati e strumentalizzare il giovane anarchico facendone veicolo all’esterno della propria posizione politica”.

Annunciato il ricorso – Il guardasigilli aveva tempo fino a domenica prossima per rispondere alla domanda. Nei giorni scorsi Nordio aveva ricevuto vari pareri di tutti gli organismi interessati dal procedimento, in particolare quelli della Procura nazionale antimafia – che riteneva potesse andare in regime di alta sicurezza – e della Procura generale di Torino – per cui deve restare detenuto al 41bis. Nel capoluogo piemontese Cospito è imputato per strage. Il 41bis era stato disposto il 4 maggio dell’anno scorso dall’allora ministra Marta Cartabia per quattro anni. L’avvocato Flavio Rossi Albertini, che rappresenta Cospito, ha già annunciato ricorso. Dall’inizio dello sciopero della fame Cospito – già condannato in via definitiva per aver gambizzato un dirigente dell’Ansaldo e accusato di aver piazzato due pacchi bomba a Fossano, nel Cuneese, davanti alla Scuola allievi dei carabinieri – ha perso quasi 50 chili. Secondo il suo difensore, l’avvocato Flavio Rossi Albertini, che lo ha incontrato oggi nel carcere di Opera. “La situazione è sempre la stessa dimagrisce sempre più, ora pesa 70 kg, e non prende gli integratori”. Sabato Cospito verrà visitato dal medico nominato dal difensore.

L’iter giudiziario – Dieci anni fa l’anarchico è stato condannato a 10 anni e 8 mesi di reclusione per aver gambizzato Roberto Adinolfi, dirigente dell’Ansaldo Nucleare. Negli anni successivi è stato accusato di aver piazzato due pacchi bomba a Fossano, nel Cuneese, davanti alla Scuola allievi dei carabinieri: non ci furono né morti né feriti. Per questa vicenda Cospito è stato condannato in appello a 20 anni di carcere, mentre la compagna Anna Beniamino a 16, per strage comune. Lo scorso maggio la Corte di Cassazione, su richiesta del procuratore generale, ha chiesto però di riformulare la condanna ritenendo che il reato fosse di strage politica, applicando quindi l’articolo 285 del codice penale, che prevede l’ergastolo e rientra – a differenza della strage comune – tra i reati “ostativi”, quelli per i quali insomma il condannato non possa ottenere benefici o pene alternative. Tornati in secondo grado, l’accusa ha quindi chiesto l’ergastolo per Cospito e 27 anni e 1 mese per Beniamino. La Corte d’appello di Torino, a cui spetta riformulare la pena, a dicembre ha chiesto l’intervento della Corte costituzionale per chiarire se sia possibile applicare l’attenuante della “tenuità del fatto” per l’attentato alla Scuola allievi, come richiesto dalla difesa.

La vicenda del carcere duro Nel frattempo, lo scorso anno è stata decisa dal ministero della Giustizia l’applicazione del regime di 41-bis perché nel corso della detenzione Cospito ha inviato, come spiegato dall’allora ministra Marta Cartabia, “numerosi messaggi” ai “compagni anarchici” che sono stati “invitati esplicitamente a continuare la lotta contro il dominio, particolarmente con mezzi violenti ritenuti più efficaci”. Dal 4 maggio scorso Cospito è quindi sottoposto al 41-bis e dal 20 ottobre scorso ha iniziato uno sciopero della fame, a causa del quale fino a oggi ha perso 40 chili di peso. L’applicazione del carcere duro è stata disposta per quattro anni. Sul 41bis a Cospito si esprimerà la Cassazione, durante un’udienza che è stata fissata per il 24 febbraio (dopo averla fissata il 7 marzo), anticipandola rispetto al 20 aprile. A essere discusso è il ricorso sulla decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma che aveva respinto un reclamo contro il regime di 41-bis.

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