Alfredo Cospito può restare al 41-bis oppure tornare al regime di alta sicurezza, seppure osservando tutte le dovute cautele. È la conclusione aperta del parere consegnato dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo (Dna) al ministro della Giustizia Carlo Nordio, che entro il 12 febbraio dovrà rispondere all’istanza di revoca del carcere duro presentata dal legale dell’anarchico in sciopero della fame, Flavio Rossi Albertini. Il documento è stato consegnato martedì 31 gennaio e consiste in una decina di fogli. A quanto si apprende, dunque, la Dna non dà al Guardasigilli un’indicazione netta sul caso. Ma ribadisce la fondatezza della decisione di applicare il 41-bis a Cospito, presa il 5 maggio 2022 dall’ex ministra Marta Cartabia.

Parere negativo alla revoca, invece, da parte della Procura generale di Torino, l’ufficio inquirente responsabile dell’esecuzione della pena, l’altra autorità giudiziaria che il ministro è obbligato a sentire prima di decidere. La relazione dei magistrati piemontesi è arrivata n via Arenula giovedì 2 febbraio ed è lunga 17 pagine. A quanto apprende l’Ansa da fonti qualificate, il documento contiene dei riferimenti alla necessità di monitorare costantemente le condizioni di salute del detenuto. Nelle stesse ore c’è stata un’evoluzione importante anche sul fronte giudiziario, la via alternativa con cui Cospito sta cercando di ottenere il risultato: la Corte di Cassazione ha ulteriormente anticipato l’udienza in cui dovrà esprimersi sul ricorso della difesa contro l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Roma che aveva confermato il 41-bis. Invece che il 7 marzo, i giudici decideranno il 24 febbraio (la prima data fissata era il 20 aprile).

A quanto riferisce Repubblica, nella relazione dell’Antiterrorismo si cita anche il documento riservato – in possesso del ministero della Giustizia – che contiene i dialoghi ascoltati in carcere tra Cospito e i detenuti mafiosi con lui al 41-bis. Un atto finito al centro di un terremoto politico dopo che il suo contenuto è stato rivelato dal sottosegretario di via Arenula, Andrea Delmastro, al suo compagno di partito Giovanni Donzelli, che a sua volta lo ha usato per accusare il Pd di complicità con la mafia. Nel loro ragionamento, i magistrati della Dna darebbero anche conto della “novità” che, secondo l’avvocato Rossi Albertini, giustifica la revisione della decisione adottata lo scorso anno: una sentenza della Corte d’Assise di Roma che ha assolto alcuni imputati anarchici, sostenendo – tra le altre cose – che “non sono obiettivamente rintracciabili direttive” fornite loro da Cospito dal carcere. Parlando del caso Cospito in conferenza stampa, Nordio aveva detto che “l’ondata di gesti vandalici” dei giorni precedenti “prova che il legame tra il detenuto e i suoi compagni rimane e tenderebbe a giustificare il mantenimento del 41-bis”.

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