Il buio invade Praga, con il suo orologio astronomico e le posizioni in cielo del sole dorato, e poi la Romania e il castello di Dracula di Bram Stoker. Dracula, il demonio su uno scaffale assieme al mostro di Frankenstein e al lupo mannaro di Parigi. Questi mostri li conosciamo, ma di questo buio mostruoso non è mai stato scritto niente prima d’ora.

L’eclisse di Laken Cottle, di Tiffany McDaniel (traduzione di Clara Nubile; Edizioni Atlantide), è un visionario e originale romanzo capace di affrontare le inquietudini contemporanee. Improvvisamente il buio totale si sviluppa dall‘Antartide in tutto il mondo. I continenti, così come gli esseri viventi che li abitano, vengono cancellati. Scompaiono nella profonda oscurità. Nel panico generale che si genera su tutta la terra, Laken Cottle, un uomo con un trascorso astrale, cerca in tutti i modi di tornare dalla sua famiglia, a New York. Il suo viaggio diviene ben presto metafora delle distorsioni della psicologia umana, esposizione dell’orrore mentale e fisico, tuffo in un passato di ombre, angoscia e gocce di felicità privata. Tiffany McDaniel riesce a scrivere una storia indimenticabile che, seppur possa essere annoverata tra le grandi opere statunitensi contemporanee, spazia nel distopico e nell’allucinatorio.

Le risa e il giubilo, il vino e le donne non erano fuori luogo, ma era piuttosto banale che Byron bevesse acqua minerale per smaltire una sbornia come io prendevo i Sali di frutta Eno. Un aristocratico, morto da più di un secolo, e un uomo per il quale provavo una cordiale antipatia come se fosse ancora vivo. Ma aveva detto tutto più di cent’anni fa.

Siamo di nuovo amici, di John O’Hara (traduzione di Vincenzo Mantovani; Racconti Edizioni), è un nuovo, straordinario e breve percorso narrativo (il testo chiude la trilogia Prediche e acqua minerale), che vede l’alter ego dello scrittore, un attempato Jim Malloy, ripercorrere il proprio passato a colpi di cinismo e velata ironia. Lo sfondo è la New York caotica e grigia della vigilia dell’intervento americano in guerra. La grande capacità di osservare e di ascoltare di O’Hara è ben evidenziata anche in Siamo di nuovo amici. I personaggi vengono messi in risalto attraverso i dialoghi, che essi siano outsider, scenografi, politici mondani o attrici gelose, trasmettendo al lettore la grande forza linguistica dell’autore americano, una forza che trasforma fotogrammi in movimento dedicati a invidie e tresche in un trattato popolare di antropologia umana.

Se in Colombia ci fosse stato il Medioevo, lì ci sarebbe stato un castello, dato che Inzà domina i versanti, le pianure e i canyon vicini. La guerra civile aveva colpito il paese, così come l’intera regione. La gente si ricorda di un’autobomba delle FARC che aveva ucciso nove persone. Soldati, poliziotti e civili. L’operazione era consistita nel lancio di cilindri pieni di munizioni ed esplosivi da un furgone che trasportava bulbi di cipolla. Avevano distrutto la stazione di polizia.

Sarà lunga la notte, di Santiago Gamboa (traduzione di Raul Schenardi; Edizioni E/O), è un romanzo pirotecnico che ruota attorno allo scottante tema della corruzione nelle chiese evangeliche in America Latina. Così come nel precedente Ritorno alla buia valle, l’autore colombiano mette in campo una schiera di personaggi magnificamente tratteggiati. Una giornalista impavida, la sua assistente (un ex guerrigliera delle FARC) e un procuratore si buttano a capo fitto sull‘indagine di uno scontro a fuoco nei pressi del villaggio di Cauca, a ridosso della Cordigliera Occidentale. Il thriller si snoda da Bogotà e Cali fino alla Guyana francese, passando per periferie senza anima e paeselli arroccati sulle montagne, e dipana un affresco di quotidiana storia contemporanea dove i problemi legati al narcotraffico, alla guerra civile e all’atavico desiderio di nuove conquiste da parte dei poteri forti, emergono in modo prepotente e intenso.

Una donna che si era dimenticata il suo dovere di essere sempre bella e in tiro, ecco cosa sembrava quella povera ammazzata: una persona stanca, che aveva bisogno di riposare.

La farfalla bianca, di Walter Mosley (traduzione di Mario Biondi; 21Lettere), è la nuova indagine che vede protagonista il leggendario detective Easy Rawlins. Siamo a Los Angeles e una spogliarellista di colore viene assassinata senza che la polizia si interessi al caso. Ma poi muore una ragazza bianca e le forze dell’ordine si rivolgono all’ormai sposato e invecchiato Easy per chiedere un aiuto. Il detective accetterà quando scoprià che, in caso di un suo rifiuto, il suo migliore amico verrà sbattuto in prigione.

Thriller metropolitano, denuncia razziale, mosaico californiano: La farfalla bianca ha tutti gli ingredienti per essere annoverato tra i migliori lavori dell’autore afroamericano.

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